Indonesia

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INDONESIA * BALI – ISOLE GILI – JAVA

Periodo : agosto 2013

Durata : tre settimane

Tipologia : fai da te

 

 

ITINERARIO

JAKARTA – UBUD – TUNON – JATILUWIH – TABANAN – LAGO BRATAN – TAMPAKSIRING – AMLAPURA – LAGO BATUR – VULCANO BATUR – PURA AGUNG BESAKIH – PADANGBAI – GILI TRAWANGAN – GILI MENO – YOGYAKARTA – BOROBUDUR – KASONGAN – PUTAT – PRAMBANAN – JAKARTA

L’idea di andare in Indonesia frullava in testa alle mie amiche già da tempo ed io non me lo sono fatto dire due volte di fare gruppo ma a questo giro non ho avuto il tempo per preparare il viaggio con la mia consueta perizia, ecco perché – col senno di poivi suggerisco di farlo al contrario: prima Java, magari scendendo in treno da Jakarta a Yogyakarta, facendo una puntatina a est sul Bromo e/o a nordest sul Kawah Ijen, poi da qui via mare traghettatevi a Bali nord, visitatela scendendo e da ultimo godetevi mare e relax alle isole Gili.

I nostri pernottamenti :

AMARIS HOTEL, JAKARTA (JAWA) – zona Bandara, con navetta da/per aeroporto. Senza infamia ma soprattutto senza lode, abbastanza squallido, un po’ rumoroso, colazione deludente.

FM 7 RESORT HOTEL, JAKARTA (JAWA) – www.fm7hotel.com.

Servizio navetta da/per aeroporto, distanza quindici minuti. Tutta un’altra storia!

Albergo pulitissimo e confortevole, perfetto per riprendersi dopo un volo intercontinentale, dotato di piscina, spa, parrucchiere; l’unica pecca è il ristorante per il cibo discutibile e caro.

HOTEL SARASWATI, BOROBUDUR (JAWA) – www.saraswatiborobudur.com.

Bellissimo albergo costruito in stile coloniale, belle stanze, piscina, servizio massaggi, ottima colazione. Personale disponibile per organizzarvi la visita al Tempio distante pochi minuti a piedi.

In alternativa il MANOHARA è un buon indirizzo con il pregio di essere ubicato all’interno del perimetro del Tempio. Se vi trovate nelle pesti fermatevi di fronte al Manohara alla PAKSI COFFEE HOUSE. Maya, una ragazza gentile che parla un ottimo inglese, fornisce volentieri informazioni ed indirizzi e in più cucina benissimo.

HOTEL PYRENEES JOGJA, YOGYAKARTA (JAWA) – www.pyreneesjogja.com.

Situato all’inizio di Jl. Sosrowijayan, la prima traversa a di Jl. MALIOBORO. Moderno e funzionale, camere pulite, personale cordiale. La colazione è misera, conviene attraversare Jl. Malioboro e farla al J.CO dentro allo Shopping Mall. Nelle vicinanze: DEWI HOMESTAY, situata poco più avanti sulla destra, dal prezzo veramente interessante (175,000 Rp la doppia), piccolo giardinetto per la colazione, camere carine con bagno e doccia, il lavandino è in comune sul pianerottolo. Ho solo il telefono +6281328055580. Nella parallela Jl. Dagen ci ispirava anche l’AMEERA BOUTIQUE HOTEL www.ameera-boutiquehotel.com, ma era al completo.

MATAHARI COTTAGES, UBUD (BALI) – UBUD è piena di alberghi, cercate altrove.

Sulla 6 ediz. italiana della Lonely Planet è descritta come “deliziosa sistemazione con sei sfavillanti camere a tema”. Forse un tempo, quando è stato costruito. La “jungle Jacuzzi” era nel nostro Barong Cottage (ancora accettabile e accogliente) ma di riempirla e farci il bagno ce ne siamo guardate bene. La “prima colazione con più portate” è tristissima e le “posate d’argento” devono essere sparite dalla circolazione, così pure il “raffinato high tea”. Oltre alle sei “sfavillanti” sistemazioni ci sono altre stanze, improponibili, dei veri e propri tuguri, marci, umidi e sporchi.

LAKE VIEW HOTEL, LAGO BATUR (BALI) www.lakeviewbali.com.

Splendido hotel, in magnifica posizione sulle colline che guardano il lago, dove l’aria che si respira è fine, buona colazione, ristorante discreto. I letti sono stati i più confortevoli del viaggio.

KERTI BEACH BUNGALOWS, PADANGBAI (BALI) www.kertibeach-inn.com.

Di fronte alla spiaggia da dove partono le barche. L’uomo alla reception è scorbutico ma i cottage a forma di granaio sono bellini. Però: il bagno è al piano inferiore e se ne hai bisogno la notte è scomodo (ma questo poco male), c’è solo il lenzuolo di sotto (se chiedi il lenzuolo di sopra rispondono che li hanno terminati), gli asciugamani non si affrontano e se gli fai notare che sono neri rispondono che li lavano tutti i giorni, quindi o hai i tuoi o te li compri come abbiamo fatto noi.

Lì vicino c’è il TOPI INN – www.topiinn.com, un ostello con cinque camere oltre alla camerata. Avevo provato a contattarli ma all’indirizzo sbagliato, questo è quello giusto topiinn@hotmail.com. Ci siamo andate a cena, l’ambiente è giovane e carino, il personale affabile e disponibile.

KAYUN HOSTEL, KUTA (BALI)www.kayun-hostel.com, in Jl. Patih Jelantik. Simpatico ostello in buona posizione, personale cordiale, piscina. La struttura è moderna e l’arredamento minimalista. Unico neo è il forte odore di fogna nelle camere e l’umidità… giusto un dettaglio!

MARYGIO – GILI TRAWANGAN – www.marygioresort.com.

Vicino al mare e al centro sul lato est dell’isola in una strada tranquilla perpendicolare alla spiaggia.

Inaugurato a luglio 2013 qui ci siamo sentite a casa, non solo perché la gestione è italiana, che, credetemi, in Indonesia fa la differenza. Regnano infatti pulizia, accuratezza e sicurezza e soprattutto Alessandra sa ospitare con attenzione, disponibilità e discrezione. Se non trovate posto provate al BLU D’AMARE o al RUMAH CAHAYA.

KONTIKI COTTAGE & Restaurant, GILI MENO www.kontiki-cottage.com.

Dall’attracco delle barche in fondo a sinistra. Bel parco, ampie camere, i letti sono comodi e puliti, il bagno è essenziale, l’acqua è fredda. La parte migliore è la porta d’ingresso di legno intarsiata! La colazione è deprimente. Ci si può stare. La spiaggia è di fronte, il tratto con la sabbia più fine dell’isola. Poco prima del Kontiki c’è VILLA NAUTILUS, www.villanautilus.com, altra categoria e prezzo, ma sicuramente migliore. Vi abbiamo cenato con soddisfazione.

I migliori Ristoranti dove abbiamo mangiato:

CASA LUNA a Ubud, www.casaluna.com

IBU RAI a Ubud www.iburai.com

BEACH HOUSE a Gili Trawangan, un tonno così buono non l’ho mai mangiato!

BIBI’S CAFE’ del VILLA NAUTILUS a Gili Meno

PAKSI COFFEE HOUSE a Borobudur, dove trascorreresti intere giornate per quanto è gradevole l’ambiente e Maya cucina splendidamente solo piatti espressi

VIA VIA di Jogjakarta www.viaviajogja.com – notevole anche la sua bakery

DIARIO

ITALIA – INDONESIA (ROMA-DOHA-JAKARTA)

Lasciamo l’Italia e suoi 38 gradi per arrivare a Jakarta alle dieci di sera con un volo Qatar.

All’uscita dall’aeroporto troviamo la navetta dell’Amaris Hotel ad attenderci. L’Hotel dista un quarto d’ora di macchina dall’aeroporto. E’ un po’ sgangherato, non lindissimo ma neanche sporco. Il letto è comodo, nel bagno c’è l’acqua calda, ma il riposo non è dei migliori a causa del rumore proveniente dalla strada molto trafficata.

Da JAKARTA (JAVA) a UBUD (BALI)

La colazione dell’Hotel è deludente ed è servita dalle 3 alle 9 del mattino, non oltre purtroppo, altrimenti si potrebbe dormire di più. Torniamo all’aeroporto Soekarno Hatta con la navetta dell’Amaris per volare con Air Asia su BALI. Adesso inizia la vacanza!

Ad attenderci c’è Dewa, mandatoci dall’alloggio di UBUD dove abbiamo prenotato. Ubud dista 45 km dall’aeroporto di Dempasar, circa un’ora e mezza di strada. Nell’area di Tuban, Kuta, Legian e Sanur c’è molto traffico, ci guardiamo intorno mentre Dewa inizia a farci le domande di rito: prima volta a Bali? Quanti giorni? Dove pensate di andare? Sta già tastando il terreno per accaparrarsi il lavoro… Io sono stanchissima e crollo in un sonno profondo abbandonando la conversazione. Mi sveglio al MATAHARI COTTAGES dove veniamo calorosamente accolte dall’esuberante Cadex che ci accompagna sorridente al BARONG Cottage dove dormiremo tutte insieme: Caterina, Cinzia, Cristina ed io. Nel Cottage di legno e paglia ci sono due letti da una piazza e mezza con le zanzariere. Avendolo prenotato come quadrupla, a terra è stato appoggiato un materasso enorme, ma per noi sono sufficienti i due letti. All’interno del Cottage c’è il lavandino. Da una porta si accede sul retro dove c’è una piccola stanza col wc e, all’aperto, la doccia e la “vasca idromassaggio” interrata che è minuscola e probabilmente inutilizzata da un pezzo.

Nel complesso il Barong Cottage è ok ma leggete fino in fondo, non tutte le loro stanze sono così. Adesso la nostra priorità è andare a farci fare un massaggio. Cadex, efficientissima, ci accompagna personalmente alla SANG SPA, www.sangspa.blogspot.com, sempre nella Jembawan Street. Il posto è bello, l’accoglienza è calorosa, i trattamenti disponibili sono molti. Le mie amiche scelgono un massaggio olistico di un’ora e mezza, io mi regalo il massaggio Karma, di un’ora soltanto ma a quattro mani e per la rimanente mezz’ora mi faccio fare uno shampoo così dopo sono già a posto anche con i capelli. Le operatrici sono brave e premurose. Al termine dei trattamenti, mentre ci confrontiamo soddisfatte, ci viene offerto un tè e della frutta. Caterina esclama “Ragazze, chi è che voleva andare a scalare i vulcani?!” Ridiamo a crepapelle!

Alle nove passate la maggior parte dei ristoranti ha chiuso la cucina. Non TAMAN CURRY per fortuna, un Warung (ristorante) sulla Main Road, dove ceniamo con un saporito piatto di noodles e beviamo la nostra prima birra BINTANG. Esauste da tre giorni di viaggio ci ritiriamo per un buon riposo. Al Matahari Cottages non si sente il rumore del traffico, ma al mattino presto c’è il concerto degli animali che abitano la fitta vegetazione tutt’intorno e dei galli che si danno voce tra loro.

UBUD – CELUK – BATUBULAN – MAS – BATUAN

La colazione del Matahari Cottages non è delle più entusiasmanti: Nescafé (in un paese produttore di caffè ci pare una contraddizione), latte in polvere con qualche formica dentro al barattolo, polvere di cioccolata, tè in bustina, uova cucinate in vari modi a scelta, pancake con banana e miele oppure toast molliccio con cioccolata insapore, forse perché quasi inesistente.

Dewa, l’autista, arriva con mezz’ora di ritardo e ci informa che dovrà riportarci già alle due. Vorrà dire che ci farai uno sconto.. lui ride, ma noi no. Parla, parla, si informa su domani, cosa faremo, cosa vedremo, pianifica, ci suggerisce lo spettacolo di danze della sera.. Senti Dewa, intanto andiamo, ok? Partiamo incrociando motorini che sfrecciano in tutte le direzioni. Dewa, mentre guida, controlla spesso il cellulare, manda messaggi. Mi garba davvero poco..

A CELUK, famosa per la lavorazione artigianale dell’argento, incappiamo nella prima classica trappola per turisti: la sosta in una fabbrica di gioielli. Mi sembra di averlo già visto questo film internazionale… La spiegazione della lavorazione dell’argento dura un minuto netto d’orologio, una cosa ridicola se penso all’intero pomeriggio trascorso alla Perseo School di Firenze dove l’arte della gioielleria è insegnata con vera maestria. Subito dopo la dimostrazione veniamo introdotte in un immenso salone-reparto-vendite dove sorridenti signorine sono pronte con la calcolatrice in mano a farti lo sconto sui prezzi espressi in Dollari americani. Diamo un fugace sguardo d’insieme e facciamo dietro-front, chiedendo dov’è il bagno. Spieghiamo a Dewa che noi vogliamo vedere l’artigianato, quello vero, nei villaggi, non essere condotte in questo genere di posti. Dice di aver capito, ci porta a casa di un signore che spiega con il suo inglese indonesiano come si lavora l’argento. Almeno lui ci impiega qualche minuto in più, poi ci invita ovviamente ad entrare nel suo negozio, dove i prezzi però sono espressi in Rupie e notevolmente più bassi. Questo è l’indirizzo: GALA SILVER, Work Shop – BR. SESEK, CELUK, SINGAPADU. Meglio Dewa, ma ancora non ci siamo. Non a caso dopo di noi arrivano altri turisti. A BATUBULAN ci sono gli scalpellini che lavorano le pietre, ma di uno scalpellino non vediamo neanche l’ombra. Ci sono solo immensi negozi all’aperto con Buddha, rane, elefanti ecc di pietra – non è neanche pietra! ma sabbia mista a cemento. Tutto a disposizione dei nostri portafogli. Scendiamo per dare un’occhiata, più che altro per sgranchirci le gambe ma siamo deluse. Fino ad ora la parte che ci è piaciuta di più è quella vista fuori dal finestrino ovvero lo spettacolo della verde e rigogliosa vegetazione.

Le mie amiche chiedono di vedere la Casa Balinese citata sulla guida. Dewa si illumina e ci porta in un posto dove c’è la degustazione del caffè LUWAK, quello fatto fermentare nell’intestino di povere bestiole chiuse in gabbia. La Casa Balinese è all’interno dell’adiacente giardino dove di casette ce ne sono diverse ma non ne restiamo certo impressionate. Dewa oltretutto non sa darci alcuna spiegazione, continua solo ad indicarci la degustazione del COPI (traduco: COFFEE) che francamente fa proprio schifo. Non compriamo né caffè né altro, quindi niente lesso per il nostro autista che stralunato continua a guardare il cellulare. Proviamo a cambiare genere andando a vedere la lavorazione del legno a MAS? Benissimo, l’autista ci conduce da un intagliatore. I soliti quattro teatranti fanno finta di lavorare, uno intaglia, l’altro spennella, un terzo leviga, il quarto lucida. Facciamo finta di essere interessate per un paio di secondi poi, ringraziando, usciamo dal cortile. Dewa ci rimane di stucco: e il negozio? Non ci interessaaaaaa!!!

Andiamo a fare due passi per conto nostro mollandolo lì, e che problema c’è, tanto lo paghiamo ugualmente mentre lui può stare a baloccarsi col cellulare. Entriamo nel capannone di un vero intagliatore del legno. Le opere raffigurano elfi, gnomi, stambecchi.. Stambecchi?? Sono pezzi destinati in Canada e Regno Unito. Hai capito l’artigianato locale del mondo da dove viene! Non a caso vicino a Ubud abbiamo visto anche giraffe ed altri animali che si trovano nei mercati africani.

Tornate alla macchina Dewa ci domanda perplesso dove siamo state poi ci porta a BATUAN al tempio PURA PUSEH-PURA DASA. Prima di entrare dobbiamo indossare un sarong lasciando un’offerta da annotare su un registro. Questo tempio è ben tenuto e aggirarsi al suo interno è rilassante. Dewa ci comunica che deve rientrare ancora prima del previsto, tant’è che passa a fare una consegna (non sappiamo di cosa) vicino Ubud. Forse è per questo motivo che controllava costantemente il cellulare. Bene, ce l’abbiamo pure noi la comunicazione da fargli. Pacatamente gli spieghiamo le motivazioni della nostra insoddisfazione e gli diamo la metà di quanto pattuito. E ovviamente non è ingaggiato per domani. La cosa sconcertante è che non smettere di sorridere.

Adesso che siamo libere facciamo un salto all’Ufficio del Turismo per acquistare una mappa dettagliata della città poi visitiamo il tempio PURA TAMAN SARASWATI affacciato sul lago pieno di ninfee ed il Museo PURI LUKISAN dove sono esposti magnifici dipinti tradizionali e foto del sovrano. Il museo si dipana in vari padiglioni e nell’ultimo viene offerto da bere. Durante la nostra visita al museo scampiamo al temporale scatenatosi improvvisamente. Risaliamo Jl. Kajeng, una strada lastricata con disegni, scritte e impronte in stile Hollywoodiano. La nostra mèta è l’Ubud Sari Health Resort descritto dalla guida come salone di bellezza e centro benessere che offre trattamenti di ogni genere usando sostanze organiche e materiali naturali. E’ già tutto prenotato ma possiamo dargli un’occhiata. Meno male che non c’è posto! i suoi prezzi sono parecchio elevati. Scendiamo sulla Main Road per pranzare al RISTORANTE CASA LUNA, posto gradevolissimo e con ottime pietanze, per non parlare dei dolci! L’unica cosa che non azzecchiamo sono gli Healthy Drinks, dei frullati di verdure che ci fanno solo storcer la bocca, però che fegati puliti dopo!

E’ l’ora del massaggio. Le mie amiche oggi si fanno quello tradizionale balinese, io quello con le pietre calde, scelta spettacolare. Ceniamo al vicino BALI BUDDHA con scarso gradimento di tutte seppur descritto su Lonely Planet quale “vera istituzione di Ubud, locale vegetariano con un ricco menu di piatti salutari”. Siccome dalla strada sentiamo confusione, Cinzia chiede ad un cameriere se per caso c’è una festa. Lui risponde di sì, domani, nel suo villaggio. Intendevamo un’altra cosa ma poiché ci sta invitando ad andarvi prendiamola in considerazione! Anche perché domani è il compleanno di Cinzia, così festeggiamo! Felice per il nostro interessamento ci conferma l’invito al villaggio di TUNON dalle nove del mattino in poi. “Ammazza!” e che festa è!? “Una cremazione collettiva!” Per un compleanno sicuramente indimenticabile.

Assicuro alle mie scettiche compagne di viaggio che è un’occasione imperdibile. Dobbiamo rimandare i programmi di domani. Avremmo infatti ingaggiato un altro autista per andare a nord verso i laghi. Diamo il suo numero di cellulare al ragazzo del ristorante perché lo chiami e disdica.

Poiché non risponde gli manda un sms e noi ci sentiamo svincolate. Facciamo due passi per la città tanto caotica di giorno quanto morta (per restare in tema…) oltre le dieci di sera.

Ci fermiamo alla Gelateria GELATO SECRETS, un bel localino sulla Main Road che si riconosce dall’insegna rosa e mentre gustiamo l’ottimo gelato scopriamo che è di proprietà di due giovani coniugi toscani, Simona e Fabio, con i quali ci mettiamo a chiacchierare di varie cose e tra le tante ci danno il contatto di un amico che parla benissimo italiano e fa la guida, almeno non incappiamo in altri Dewa. A proposito dei Dewa! Realizzo solo ora di aver dimenticato il mio amatissimo pile bianco nella sua macchina! Tranquilli, fa caldo in questa stagione ma, al mattino presto, la sera e in macchina con l’aria condizionata, il pile leggero serve. Rientrate al Matahari Cottages chiedo che l’autista venga contattato per recuperarlo. In camera c’è molta umidità, le poche cose che abbiamo lavato non si sono asciugate, ricorreremo alla lavanderia.

TUNON – CREMAZIONE COLLETTIVA

Blue, il tassista casualmente ingaggiato per strada perché parlava fluentemente italiano e diceva di saper fare da guida, non è venuto ma non perché ha ricevuto il messaggio del ragazzo del ristorante. Probabilmente attira i turisti con la sua parlantina, poi ammolla il lavoro ai suoi autisti. Infatti ha inviato un ragazzo che ovviamente sa solo tre parole d’inglese. Perfetto, ci facciamo portare al villaggio di Tunon e tanti saluti: E anche questo autista non fa una piega, come se fosse logico. Comunque, per esplorare il nord chiederemo all’amico di Simona.

La cremazione è un evento pazzesco. A meno che il defunto non appartenga ad una famiglia agiata e possa quindi permettersi un funerale individuale, i deceduti vengono sotterrati e conservati fino a quando, nell’area, si celebra il funerale collettivo che cade ogni cinque anni in una data propizia. Ma che fortuna! Proprio oggi è il giorno della cremazione dopo cinque anni! L’atmosfera è sacra ma gioiosa perché finalmente tramite la cremazione le anime si elevano abbandonando il corpo e possono rinascere. In una specie di hangar, le urne sono disposte una in fila all’altra sopra a degli spalti. Contengono le ossa di 61 persone decedute nell’arco degli ultimi cinque anni. Tutta la comunità è presente, le donne vestono eleganti sarong e colorate camicie di pizzo. I familiari dei defunti stanno seduti per terra in corrispondenza della salma. Uomini con la maglietta appositamente stampata per l’evento sono addetti alla preparazione del cofanetto composto da vari oggetti utili al trapasso (elementi votivi, un vestito nuovo, l’ombrello) che verrà posto su ogni lettiga. Alle donne che accompagnano la lettiga fino al luogo della cremazione viene posto sul capo un grande cesto ricolmo di cose che non riusciamo ad identificare a parte una specie di santino ed un’intera anatra arrostita. Ci sono due uomini che alternandosi pregano al microfono. Scopriamo che il ragazzo che ci ha invitate fa parte del gruppo dei musicisti ed è fiero di aver portato delle straniere alla cerimonia. All’avvio della processione degli uomini, con maialini arrosto e altre anatre infilzati su una canna di bambù, precedono le lettighe che vengono trasportate in fila indiana sulle spalle di quattro uomini. I portantini delle lettighe ridono gioiosi mentre fanno alcuni girotondi per scacciare i demoni. Il corteo, accompagnato da suonatori di Gamelan e tamburi, procede attraverso i campi di riso, un’immagine straordinaria. Alle lettighe vengono fatti compiere altri giri intorno alle piccole pire disposte una accanto all’altra in mezzo al campo dove avviene la cremazione. Il microfono ora diffonde un’infervorata radio-cronaca di ciò che sta avvenendo. La gente si è accaparrata il posto sulle alture a bordo campo ed è attrezzata per il pic-nic. In certi momenti sembra di stare al luna park. Alle due purtroppo inizia a piovere e la fame si fa sentire, inoltre siamo lontane e senza un mezzo. Io resterei ma mi adeguo al volere del gruppo di tornare a Ubud. Chiedo ad un poliziotto se esiste un mezzo ed in pochi minuti si materializza un’auto con autista. Per pranzare torniamo al CASA LUNA. Mentre pranziamo si scatena un diluvio pazzesco che non smette più. Almeno siamo al riparo. Quando termina abbiamo poco tempo per fare un giro per negozi, ci vogliamo preparare per andare a cena all’IBU RAI dove festeggeremo il compleanno di Cinzia in maniera più tradizionale. Un scelta perfetta! Ci hanno riservato un tavolo per le nove in bella posizione. Ordiniamo un pesce alla griglia con verdure ed una bottiglia di Chardonnay australiano Jacob Creek, la morte sua! sempre per restare in tema con la giornata… Sapete che? ci torniamo anche domani?

Io e Caterina abbiamo comprato un grazioso braccialetto da regalare a Cinzia da UBUDahh www.ubudahh.com e siamo felici che non se lo aspetti e che le piaccia. Mentre siamo al ristorante ci raggiunge Kade, l’amico di Simona, che ha proprio un’agenzia, la Bali Fantastic Tour. Potete contattarlo a questo indirizzo balifantastictour@yahoo.it. Lui è personalmente già impegnato con altri clienti ma ci assicura la disponibilità di un auto con autista affiancato da guida parlante italiano per i prossimi tre giorni. Si segna l’itinerario che desideriamo fare e ci lascia alla nostra serata. Ci siamo fatte belle e siamo allegre, abbiamo trascorso una giornata incredibile e per i prossimi giorni ci siamo organizzate, perciò brindiamo a Cinzia e a tutte noi e alla vacanza: cin cin!

JATILUWIH – TABANAN – LAGO BRATAN

Dopo aver fatto colazione e aggiunto un pernottamento (anche se ci sposteranno in due doppie), consegnata una montagna di vestiti alla lavanderia e recuperato il mio pile, partiamo per il nostro giro verso Nord. La nostra guida che parla italiano si chiama BUDI’ e prontamente soddisfa tutte le nostre curiosità. Trascorrendo la giornata in macchina con un programma intenso non ho preso appunti quindi sarò sommaria. Innanzitutto, per visitare le bellezze di Bali si deve pagare, tutto ha un biglietto di ingresso, dalle risaie ai templi, il costo varia da 5 a 15,000 Rp salvo qualche eccezione più costosa. Per entrare nei siti è spesso obbligatorio indossare un sarong, se non si ha appresso un pareo viene affittato e/o fornito in cambio di un’offerta. Nelle vicinanze dei siti ci sono sempre bancarelle per i turisti, anche veri e propri mercati, contrattando accanitamente si fanno buoni acquisti. Abbiamo visitato le Cascate di TEGENUNGAN, le splendide Risaie di JATILUWIH Patrimonio dell’UNESCO, il PURA ULUN DANU BRATAN, il tempio galleggiante su due isole più fotografato di Bali.

Concludiamo con l’immancabile massaggio alla SANG SPA. Soddisfatte della giornata trascorsa, al MATAHARI COTTAGES ci attende una brutta sorpresa. Per rimanere una notte in più abbiamo dovuto lasciare il Barong Cottage e trasferirci in due camere doppie e durante la nostra assenza hanno provveduto a trasportare i nostri averi nelle nuove stanze. A Cristina e Cinzia hanno assegnato la camera denominata INDIA, piuttosto umida ma passabile per una notte. Ma a me e Caterina hanno assegnato la SUNRISE, PESSIMA, UMIDA E SUDICIA AL PUNTO CHE FA SCHIFO TOCCARNE ANCHE L’INTERRUTTORE DELLA LUCE. IL BAGNO POI E’ FATISCENTE, non riusciamo a capacitarci di come vi abbia potuto dormire qualcuno fin’ora. Protestiamo chiedendo che ci venga cambiata la stanza. Pare sia libera anche la SOUTH PACIFIC, ci invitano ad andare a cena tranquille che pensano loro al cambio. Quando rientriamo appuriamo che la camera SOUTH PACIFIC, con le sue belle pareti colorate, il suo quadretto degli anni 50 americani, è ZOZZA QUANTO L’ALTRA. Siamo stanche, sono le undici e non hanno più stanze, dove andiamo a quest’ora? Schifate e avvilite RIGIRIAMO LE LENZUOLA CHE DALLE TRACCE E’ EVIDENTE NON HANNO NEPPURE CAMBIATO e cerchiamo di prendere sonno INFASTIDITE DA PROBABILI PULCI PRESENTI NEL LETTO.

UBUD – TAMPAKSIRING – AMLAPURA – LAGO BATUR

Alla reception faccio le mie rimostranze sulla camera dichiarando che non intendo pagare il pernottamento ma, giustamente, ribattono che dovevamo reclamare subito chiamandoli per contestare l’alloggio. C’è poco da fare, hanno ragione loro. Questo è un insegnamento! Riesco giusto a strappare un misero sconto del 10%. Ciò nonostante gli assicuro che nel recensirli sarò veritiera. Addio!

Oggi abbiamo un altro autista e un’altra guida che si chiama ARTHA’. La lingua in cui è maggiormente abile è il russo ma conosce anche l’italiano. Arthà è un uomo molto sorridente e buono. A TAMPAKSIRING siamo felici di visitare con lui le sorgenti sacre di TIRTA EMPUL. I fedeli fanno le abluzioni purificandosi nelle grandi vasche, sotto i gelidi getti d’acqua fredda delle fontane. L’atmosfera è magica ed indubbiamente TIRTA EMPUL è il posto di Bali che ci è piaciuto di più. Visitiamo anche le Risaie di TEGALLALANG, ancora più verdi delle altre, le tombe dei Re di GUNUNG KAWI, luogo di meditazione tra i più antichi di Bali che si raggiungono scendendo una scalinata e il TIRTA GANGGA ad AMLAPURA, un palazzo con un tempio immerso nel verde di giardini molto curati e con diverse piscine, una di queste è balneabile. Pranziamo in un bel posto trovato per caso, praticamente immerse in un giardino, ma il cibo non è un gran che. Nel pomeriggio saliamo al villaggio di KINTAMANI, affacciato sul LAGO BATUR.

Arthà ci porta prima al LAKE VIEW HOTEL dove chiediamo se hanno posto, poi scendiamo in paese perché ci vuole far visionare un altro hotel, superlussoso con piscine termali e appartamenti con piscina privata, THE AUY KINTAMANI VILLA. Arthààà.. noi non siamo mica russe…

Tornando indietro ci fermiamo al PPPGB KINTAMANI (Perhimpunan Peramuwistata Pendakian Gunung Batur) volcanotrekk@hotmail.com segnalato da un grande cartello. E’ l’associazione delle guide per il trekking al vulcano Batur. Ci mostrano due percorsi sulla cartina, scegliamo quello più semplice con la guida ed il trasferimento andata e ritorno dall’albergo per 300,000 Rp a testa.

Al LAKEVIEW HOTEL & RESTAURANT prendiamo una camera doppia in quattro. I letti alla francese infatti ci permettono di dormire negli hotel a costi sostenibili. L’hotel si erge in una bella posizione dalla quale si ammira il lago Batur. Salutiamo Arthà calorosamente sperando che sia sempre lui a portarci in giro anche domani e andiamo a prepararci per andare a cena al Ristorante dell’Hotel. Buona la zuppa di zucca, anche il Satay di Tuna (che non è tonno). A parte il fatto che quassù oltre all’albergo non c’è niente, ci conviene andare a dormire presto, abbiamo la sveglia puntata per le 3.00. Purtroppo fino ad una cert’ora della notte si sente il rumore dei camion che dabbasso fanno il viottolo trasportando lava e sabbia ma il letto è così confortevole che sembra di stare su una nuvola, come ben detto da Cinzia. Un vero peccato poterlo sfruttare solo poche ore.

VULCANO BATUR – PURA AGUNG BESAKIH – PADANGBAI

Ci svegliamo nel cuore della notte, fuori è buio pesto. Facciamo una piccola colazione in camera sfruttando il bollitore e mangiando i biscottini che abbiamo. Alle 3.30 vengono a prenderci puntualissimi quelli del PPPGB, ci portano nel piazzale dove tantissime persone sono pronte per la scalata al VULCANO BATUR (1717 mt). Per ogni gruppo di 4 persone c’è una guida, la nostra si chiama IUMAN ed è un ragazzo giovane. Ci consegna le pile e ci avviamo. Peccato non potersi fermare per lasciarsi affascinare dal limpido cielo stellato e magari tirare il fiato, il passo è sostenuto. Inizia la salita, è buio, sul pietrisco lavico si scivola ed è tutto un tornante. Mi gira un po’ la testa, respiro affannosamente e ho il cuore a mille. Un minuto di sosta per favore? Successivamente lo chiede anche Caterina che stremata dal sudore ha un attimo di defaillance. Io prendo la guida per mano, perché mi sento più sicura per arrivare sana e salva al punto di osservazione. Quanto tempo ci abbiamo messo? Un’ora e mezza, brave! Fa un freddo becco, ci vengono date delle coperte di lana (una in due) e la colazione, consistente in uova sode e tramezzini ripieni di banana. Il sole sorge illuminando tenuemente il paesaggio sottostante. Alzando lo sguardo si distingue, benché lontano, il vulcano Rinjani (3.726 mt) su Lombok. Bello vedere l’alba da quassù, ma è l’impresa di aver conquistato la vetta che ci rende raggianti. La caldera del vulcano in alcuni punti è ancora fumante ed è divertente fare le fumenta accostando il viso alle rocce. “Si potrebbe fare la pulizia del viso!” spara Caterina, ahhahahha!

La discesa non è da meno della salita ed io sto sempre aggrappata alla guida. Gli do una meritatissima mancia per avergli quasi provocato una cancrena alla mano da quanto gliel’ho tenuta stretta! La macchina del PPPGB ci riaccompagna all’Hotel dove ci precipitiamo a fare una vera colazione. Alle 10.30 arriva la nostra auto nel parcheggio e come guida ritroviamo Budì.

La prima sosta sarà al Tempio PURA BESAKIH che si trova lungo il tragitto per PADANGBAI. Bali ha proprio una vegetazione lussureggiante, è un piacere attraversarla. Il PURABESAKIH, detto anche Tempio Madre, si appoggia ad una collina sulle pendici del Vulcano Agung e si trova a circa 1000 mt di altezza. E’ il principale tempio di Bali ed è composto da numerosi templi di diverse fogge ed altezze. Se entrate dalla scale sulla sinistra eviterete le guide obbligatorie che in realtà non lo sono affatto. Il Tempio Madre va visto, ma le Tirta Empul ci hanno emozionato di più. L’autista che abbiamo oggi è un po’ rimbambito, sbaglia spesso strada e così l’allunga di parecchio. Non sappiamo dove pensava di portarci a pranzo Budì, forse a Candidasa, ma sono quasi le quattro e abbiamo fame! Li facciamo fermare lungo la strada per un pranzo veloce in un ristorantino trascurabile per esser relazionato. Il servizio resoci oggi dalla Bali Fantastic Tour non è dello stesso livello dei due giorni precedenti. Inoltre Budì chiacchiera in balinese da ore solo con l’autista. Chiediamo di tirare diritto fino a Padangbai perché di vedere Candidasa non ci importa nulla. Non dimentichiamoci che abbiamo dormito poco e scalato un vulcano, quindi siamo giustificatamente stanche. A Padangbai ci salutiamo.

PADANGBAI è uno dei porti da dove partono i traghetti per le Isole Gili e l’isola di Lombok. C’è poco e niente, gli alloggi, qualche locale, pochi negozi e gli uffici delle compagnie di navigazione. Abbiamo prenotato il traghetto via Internet per GILI TRAWANAGAN con GILICAT con partenza alle ore 14.00. Ci fermiamo presso i loro uffici alla Made Homestay in Jl Silayukti per verificare la prenotazione. Ci viene comunicato che la partenza è anticipata alle 9.00 per motivi di mare mosso. Meglio, si arriva prima! Non avendo controllato la posta elettronica meno male siamo passate a controllare. Bene, allora ci vediamo domani mattina alle 8.30.

Il nostro alloggio è proprio qui vicino. Per essere vicine al molo d’imbarco, in prima battuta abbiamo tentato di prenotare il TOPI INN ma senza successo, sicché la seconda scelta è caduta sul KERTI BEACH INN nelle Bamboo House. Gli accessori del KERTI lasciano molto a desiderare: asciugamano poco pulito, zanzariera tranciata, il bagno è al piano di sotto, certamente non l’ideale per chi durante la notte si alza nel sonno, ma nel complesso il bungalow è carino. Ciò che davvero indispone è la scortesia dell’uomo che sta alla reception, arrogante e irritante. Quando chiediamo informazioni sul Ristorante ci risponde in maniera così antipatica che decidiamo subito di andare da un’altra parte. Al TOPI INN magari, così lo vediamo, oltretutto è vicinissimo. Il TOPI INN è un posticino incantevole, pieno di gente, l’atmosfera è giovane, il cibo è delizioso. Peccato davvero non essere riuscite a prenotare qui. Cerchiamo un Money Changer o un ATM perché sulla guida è segnalata la presenza di un unico Bancomat su Gili Trawangan e in un racconto di viaggio abbiamo letto che spesso non funziona. E’ proprio per questo motivo infatti che abbiamo saldato in anticipo l’intero soggiorno al MARYGIO, ma dovremo pur mangiare! Ci compriamo degli asciugamani perché quelli in dotazione al KERTI fanno proprio schifo. Meno male che ho portato il fornellino per le zanzare perché la zanzariera montata sul letto ha una voragine, è come non averla. Da un locale proviene della musica ma non è troppo forte… zzz.. neanche la preghiera della moschea … zzzz… forse siamo davvero molto stanche…zzz…

GILI TRAWANGAN

Al KERTI la colazione viene servita negli alloggi, una cosa modesta ma almeno il tè è col ginger, il che aiuta dovendo prendere la barca. Gli addetti della GILICAT www.gilicat.com etichettano i nostri bagagli e puntualissimi ci imbarcano alle nove. La barca è strapiena, ci toccano i posti davanti dove si sente di più il mare. Dopo circa un’ora e mezza raggiungiamo GILI TRAWANGAN. La prima cosa che notiamo è una lunga serie di Bancomat, ce ne sono almeno quindici! più i Money Changer. Inoltre sull’isola si trova tutto: creme solari, doposole, repellenti, saponi, shampoo e bagnoschiuma, non ha senso portarseli da casa!

Prendiamo un CIDOMO, un simpatico carretto-taxi trainato da un cavallo. Il MARYGIO RESORT ha aperto a metà luglio, l’autista del Cidomo non lo conosce ancora. Come riferimento gli diamo il nome del BLU D’AMARE che è vicino e grazie al quale siamo venute a conoscenza del MARYGIO. Veniamo accolte con simpatia e cordialità da Alessandra e sua figlia Giorgia che, dopo brevi formalità, ci accompagnano nei nostri confortevoli alloggi. Ci sembra quasi di sognare da tanto è bello questo posto! Affacciandoci dal balcone della camera si gode della vista dell’invitante piscina. Oltre che curato in ogni aspetto il MARYGIO è pulitissimo e sicuro (c’è la sorveglianza giorno e notte). Inoltre ogni sera le stanze vengono trattate per essere a prova d’insetto.

Alessandra ci offre un vero caffè, fatto con la moka, e noi non ce lo facciamo dire due volte. Ci sentiamo già coccolate. Ci intratteniamo piacevolmente a chiacchierare acquisendo informazioni sull’isola tra cui quella di una signora che fa dei massaggi fantastici e viene a farli in camera. La prenotiamo subito per stasera se è libera! Parlando scopriamo che a Lombok Alessandra ha comprato per sé i glass noodles, quelli trasparenti che fin’ora non abbiamo mai trovato. Lei è così gentile che ci li fa preparare.

Alle Gili il mare si ritira verso le due lasciando emergere lunghi metri di basse rocce. Per fare il bagno conviene dunque scendere in spiaggia presto la mattina e sono indispensabili le scarpette da scoglio. Sull’isola ci sono molti Diving per cui se non le avete le trovate. Nel pomeriggio, mentre Cristina e Cinzia si godono il primo giorno in spiaggia, esploro l’isola con Caterina percorrendone l’intero perimetro, ci vuole poco più di un’ora facendo delle soste. Ci sono diversi turisti che girano in bicicletta, ma sono molti i tratti sabbiosi che li costringono a scendere per spingere le bici. Il sole tramonta alle sei sul lato occidentale dell’isola. Magari una sera veniamo per un aperitivo. Oggi non possiamo trattenerci, ci aspetta il massaggio. E che massaggio! L’amica di Alessandra ha davvero le mani d’oro. E poi è dolcissima, ci fa sentire trattate con la tenerezza di una mamma.

Su suggerimento di Alessandra andiamo a cena al vicino DANIMA Resort, dove Pacrazio propone un pescione per ciascuna, è una specialità locale che mantiene vivo nelle vasche, non si può certo dire che non sia fresco… Per i nostri gusti il pescione non è come ce l’ha decantato, anche se comunque buono. Piuttosto è abbastanza caro. In compenso Pancrazio è gentile e ci riserva molte attenzioni. Nel tavolo accanto ci sono i proprietari del Blu d’Amare, perché è lunedì, il loro giorno di chiusura. Li salutiamo e ringraziamo per averci indicato il MARYGIO.

Facciamo due passi verso il “centro” dove ci sono tanti negozi carini ed un paio di posti dove suonano musica dal vivo. Al SAMA SAMA sono parecchio bravi, infatti è strapieno. Facciamo due salti anche noi poi torniamo indietro e andiamo a dormire.

GILI TRAWANGAN

La colazione del MARYGIO è molto buona e abbondante: caffè di Lombok, latte, tè, miele, frullato espresso di frutta fresca, pancake con banana e/o ananas o in alternativa uova strapazzate o omelette, pane fresco tostato con burro e marmellata, dolce del giorno, croissant e insalata di frutta. La migliore colazione della vacanza.

Ci dirigiamo sul lato nord dell’isola, quello più tranquillo e secondo noi con la spiaggia e il mare migliori. Alle dieci il sole brucia già, bisogna stare al riparo. Ci sono dei gazebo di bambù dove ci si può piazzare gratuitamente, magari nei bar vicini apprezzano se si consuma qualcosa. Nonostante il mare sia mosso l’acqua è molto bella, basta allontanarsi di un paio di metri ed è limpidissima. Trascorriamo una giornata davvero rilassante che concludiamo cenando al Café Gili Trawangan dove, un bel pezzo dopo aver ordinato lo snapper, ci viene comunicato che è finito. Se ne sono accorti solo ora? Qui gatta ci cova.. “Nessun problema, paghiamo l’acqua e andiamo da un’altra parte”. Chissà come mai miracolosamente dal frigo saltan fuori precisamente quattro tranci di snapper! Non li avevano visti… Con i consueti lenti tempi indonesiani lo snapper ci viene infine servito ed è proprio buono. Facciamo infine una bella passeggiata verso sud fino al resort Villa Ombak che splende di mille luci. Torniamo al MARYGIO sballonzolando su un Cidomo.

GILI TRAWANGAN

Oggi approfittiamo della cortesia di Pancrazio per goderci un’altra giornata di mare stese sui confortevoli lettini del DANIMA (sarebbero riservati agli ospiti del suo Resort). Ad una cert’ora Cinzia e Cristina tornano al MARYGIO’ per il massaggio con l’amica di Alessandra. Io e Caterina andiamo a fare un giro nella zona sud-ovest dell’isola. Al THE EXILE Bar & Bungalows, lo riconoscete da una bicicletta appesa tra due tronchi d’albero, ci sono dei divani sulla spiaggia per apprezzare il tramonto sorseggiando un cocktail.

Sull’isola i nostri orari non collimano con quelli consueti per cenare, bisognerebbe essere ai blocchi di partenza già alle sette! Ripieghiamo sulla pizzeria che c’è dopo Scallywags, non male la pizza ma i tempi del servizio sono eterni, inoltre tira un vento bestiale.

GILI TRAWANGAN

Stanotte abbiamo sopportato con rassegnazione l’esaltazione canora della notte clou di preghiera per l’avvicinarsi del termine del Ramadan, per l’appunto il vento deve aver tirato dalla nostra parte, e alla rapsodia si sono aggiunti tutti i galli dell’isola. Cinzia e Cristina hanno fatto la levataccia e alle sette sono andate a fare il bagno per vedere le tartarughe che solitamente nelle prime ore del mattino sono proprio nel tratto di mare in corrispondenza del viottolo dove c’è il MARYGIO, davanti a Blu d’Amare per intendersi. Quando ci ritroviamo per la colazione ci raccontano entusiaste di averle viste. Ci spartiamo il Dragon Fruit dalla polpa fucsia che io e Caterina abbiamo comprato ieri al baracchino di frutta e frullati vicino all’Ufficio per il trasporto con le barche pubbliche e che Alessandra ci ha gentilmente conservato in frigo e fatto preparare. Questa varietà non l’avevo mai trovata e assaggiata, è più buona e dolce dell’altra dalla polpa bianca.

Altra splendida giornata di mare e sole ed altro benessere grazie alle meravigliose mani della massaggiatrice di Alessandra. Stasera sull’isola è praticamente tutto chiuso per la fine del Ramadan, inclusi diversi ristoranti. Torniamo al Café Gili Trawangan che è tra quelli aperti.

GILI TRAWANGAN

Ci alziamo tutte presto per andare a vedere le tartarughe, io però barcollo dal sonno, ma dove vado?

Torno indietro e chiedo ad Alessandra un caffè con la moka… altrimenti non mi sveglio… Parlare con Alessandra è un vero piacere, potrei farlo per ore, ha viaggiato tantissimo, ci scambiamo titoli di libri. Il tempo vola e me ne accorgo solo quando ritornano le ragazze per fare colazione tutte assieme. Le tartarughe oggi non le hanno viste. Mi sento meno in colpa!

Torniamo ai gazebo sul lato nord dove il mare è più calmo. Restiamo rapite dalla bellezza della laguna turchese, l’acqua è di una trasparenza rara. Il frullato di frutta bevuto spaparanzate nell’acqua è un momento impareggiabile. Poiché per il massaggio al MARYGIO è il turno di Cinzia e Cristina, io e Caterina ci siamo prenotate un massaggio ayurvedico con olio caldo alla Spa di Villa Ombak. L’ambiente è lussuoso e il massaggio viene fatto bene anche se con olio caldo si intende l’utilizzo di olio appena scaldato anziché a temperatura normale. Io che immaginavo un lento e continuo flusso di olio sulla fronte e sui capelli, come quello che si vede nelle foto pubblicitarie! Comunque il massaggio non ha niente a che vedere con quello che ci siamo fatte nei giorni scorsi al MARYGIO. Oltretutto quando arriviamo a pagare sulla ricevuta ci aggiungono le tasse. “Eh no!” dico io “Questo è il prezzo che ci avete detto” (oltretutto neanche poco). La ragazza ci spiega sorridente che ci vanno aggiunte le tasse. Fermamente rispondo che ce lo dovevano dire prima e che le tasse non le paghiamo. “Ok, non importa”. Non importa??! Ma allora ci stava provando? Come mai abbiamo spesso la sensazione di essere soggette a tentativi di raggiri? Vedi lo snapper misteriosamente scomparso e poi riapparso e altri episodi, certo non gravi, ma tuttavia fastidiosi.

Cinzia è già appostata al tavolo 19 della BEACH HOUSE dove ci siamo date appuntamento per cena. Come mai è sola? Cristina ha la febbre. Per fortuna alloggiamo da Alessandra, le preparava una minestrina leggera col parmigiano! Un vero peccato che la nostra amica si sia sentita poco bene proprio questa sera, la cena alla BEACH HOUSE è la migliore. Il sistema funziona così: prendi il tavolo, fai la coda riempiendoti il piatto di contorni a volontà, poi ti scegli il pesce, gli dai il numero del tavolo e quando è pronto te lo portano. Ci siamo prese un filetto di tonno e dei gamberoni, serviti con una salsa ghiotta, già aperti in modo che tu non debba tribolare per tirarne fuori tutta la polpa. Il tonno che ho mangiato alla BEACH HOUSE è il più buono che abbia mai assaggiato per consistenza, tenerezza e sapore. Ndr : ho scelto la cottura rare (al sangue).

GILI MENO

Rispetto ai piani iniziali decidiamo di restare al MARYGIO un giorno più e di non andare a Lombok, che sarebbe una toccata e fuga, per farci invece due giorni a GILI MENO (con grandi aspettative). Pacrazio e sua moglie Daniela ci hanno gentilmente prenotato l’alloggio al KONTIKI che ben conoscono. Col Cidomo andiamo al Public Boat Ticket Office dove compriamo il biglietto (la barca pubblica costa meno). La barca parte alle 9.30 (se uno volesse andare e tornare in giornata riparte da Gili Meno alle 15.30) e per raggiungere l’isola impiega 15 minuti. Rispetto al punto di attracco il KONTIKI si trova in fondo a sinistra. I due giovani ragazzi alla reception cascan dal pero, sembran non capire cosa stiamo affermando. Spunta una signora anziana più sveglia che ricorda la prenotazione fatta per noi. Sono le dieci (ora del check-out) perciò le camere saranno pronte a mezzogiorno. Ci tratteniamo con i bagagli nella loggia ristorante per rigenerarci con un frullato di frutta, poi le amiche vanno a fare un giretto esplorativo. Io resto volentieri a guardia dei bagagli, ne approfitto per aggiornare il diario.

Le camere ci vengono consegnate alle 14.30. Sono discrete, con un grande letto a baldacchino dotato di zanzariera. Non c’è cassetta di sicurezza. Il bagno è basic, non c’è acqua calda, c’è l’asciugamano ma nessun sapone. Ok, adesso mare!

La spiaggia davanti al Kontiki è attrezzata con sdraio ed ha la sabbia più fine di tutta l’isola. Il mare purtroppo è mosso anche qui. Pare che il vento tiri insolitamente da due mesi! Sulla guida le spiagge di Gili Meno vengono descritte come le più incantevoli dell’arcipelago. Mah.. è vero che è un’isola alla Robinson Crusoe perché non c’è niente, però tutta sta differenza… Qui di diverso c’è un via vai continuo di venditori di orecchini e collanine, donne che propongono massaggi, donne che vendono frutta, donne che fanno manicure e pedicure in spiaggia. La spiaggia sul lato nord però è tranquilla. Comunque Gili Trawangan ci piace di più!

Per cenare scegliamo il RUST Restaurant del RUST MIMPI MANIS Bungalows and Restaurant. Una pessima scelta. Forse abbiamo sbagliato piatto, è raccomandato per il pesce grigliato, ma ci tirava poco l’occhio. Il servizio è inesistente. I noodles, arrivano dopo un’eternità e perché gliel’abbiamo ricordato: Sembrano precotti e riscaldati male, infatti sono freddi. La mia zuppa di zucca invece si difende ma il giudizio complessivo è: bocciato! Per riconoscerlo ed evitarlo: è quello davanti al “supermercato”.

GILI MENO

Risveglio storto, è sparito il mio pareo dallo stendino! Ma proprio oggi che ancora mi serviva! Mi dirigo contrariata verso la reception e mentre sto per aprire bocca vengo intercettata da Cristina che ridendo grida “Charlieeee! l’ho preso io per occupare il posto sulla sdraio!” Voleva mettermi un biglietto per avvertirmi ma non ha fatto in tempo.

La colazione al Kontiki viene ordinata con un pratico sistema di compilazione di un bigliettino dove si segna il numero della camera, il numero del tavolo, la scelta. Nel menù non compare la fruit salad ma è inclusa, quindi aggiungetela a mano. Peccato che il servizio sia poi esasperante e che il rincoglionito che serve ai tavoli faccia confusione portando metà delle nostre ordinazioni ad un altro tavolo, ma che si scrive a fare il numero del tavolo sul bigliettino?!

Trascorriamo la mattinata in spiaggia sui lettini e ci facciamo anche mettere lo smalto alle unghie dei piedi. Diamo un’occhiata al vicino mercatino di un vecchio signore sdentato ma sorridente che vende conchiglie, oggetti di legno e corno di vacca. Verso le tre ci trasferiamo sulla spiaggia nord dove c’è ancora il sole. Consueto frullato di frutta, solita ora di attesa per averlo, snorkel nella baia. Ci sono dei ricci enormi, neri e tigrati, significa che l’acqua è pulita, ma se non stai attento non ti salvi neanche con le scarpette, hanno certi aculei!

Questa sera ceniamo al BIBI’S CAFE’, il Ristorante del VILLA NAUTILUS. Alle 19.30 i posti sotto la veranda sono già tutto occupati. Agli indonesiani non interessa se occupi il tavolo un’intera serata bevendo solo una birra, qui non esiste il doppio turno ai tavoli, di conseguenza neanche il servizio celere ai tavoli. Ci sono ancora due tavoli liberi sotto agli alberi che costeggiano la spiaggia. Vi tira parecchio vento ma non abbiamo alternative, il Rust ci ha sdegnato e il Kontiki non ci ispira. Ci sediamo e ordiniamo Nasi Goreng, satay di pollo e due belle insalatone da dividere.

Mentre siamo lì esposte al vento che aspettiamo, noto due persone che… “Da dove escono questi due? non è che per caso si è liberato un tavolo al riparo?” Cinzia balza in piedi contemporaneamente ad una ragazza del tavolo accanto. Avanzano entrambe un paio di metri ad andatura moderata fintamente disinvolta, poi avvistato il tavolo libero scattano fulminee accelerando, con uno sprint finale come se fossero ai Giochi Senza Frontiere! Cinzia conquista il tavolo e alzando le braccia urla vittoriosa “Prima! Prima! Italia batte Spagna!!” Leviamo grida di giubilo anche noi mentre le due concorrenti si stringono la mano sportivamente. Gli altri clienti sono allibiti da tanto slancio ed entusiasmo. Il nostro nuovo tavolo è in confortevole posizione vicino al forno per le pizze che ci riscalda. Il cibo arriva subito ed è ottimo, tra i migliori della vacanza.

Da GILI MENO a BALI via GILI TRAWANGAN e TELUK KODE a LOMBOK

Colazione più misera del solito e con la solita confusione nel servizio.

Siccome da Gili Meno non c’è una barca che va direttamente a Bali dobbiamo fare un giro assurdo: da Meno a Trawangan, da Trawangan a Lombok, da Lombok a Bali.

Alle 8.30 saliamo sulla barca pubblica che arriva a Gili Trawangan alle 9.15. Facciamo check-in presso gli uffici della BLUE WATER EXPRESS (prenotata via internet). Gli uffici sono subito a destra appena scesi dalla barca pubblica. Dovendo aspettare le 11.00 Cristina e Cinzia si fiondano da OCEAN, un negozio che nei giorni scorsi è sempre rimasto chiuso per il Ramadan, dove la designer canadese Joanna Witt vende le proprie creazioni di gioielleria dal marchio Yinwww.yinjewelryforthesoul.com. Caterina invece mi propone di andare a fare un salutino ad Alessandra al MARYGIO. È un’idea fantastica! Giorgia, carinissima, va a preparare il caffè con la moka e ci offre torta e brioches. Pochi minuti dopo arriva anche Alessandra che ci ha scorte al porto mentre rincorreva due clienti che si erano portati via la chiave della camera. Chiacchieriamo un pò, raccontiamo loro di Gili Meno e poi ci salutiamo con affetto.

La barca della BLUE WATER EXPRESS fa scendere i passeggeri in maniera rocambolesca, la gente si lancia come pirati all’arrembaggio. Il mare è mosso, d’accordo, ma non ce l’hanno un’ancora? Dopo aver scaricato i bagagli dei neo-arrivati caricano i nostri, poi la barca si allontana. Come mai? C’è un problema ad un motore. Resta al largo per un po’ poi finalmente si riavvicina e ci imbarchiamo. Sulla barca, oltre alla bottiglietta d’acqua, vengono distribuite pastiglie contro il mar di mare a chi ne ha bisogno. La cabina non è sovraffollata come quella della GILI CAT, si sta comodi e non fa freddo. Però questa storia dei motori è antipatica, soprattutto quando – dopo lo scalo a Teluk Kode su Lombok – la barca si ferma in mezzo al mare. Al porto di SERANGAN veniamo indirizzate presso gli uffici della BLUE WATER EXPRESS dove vengono serviti tè e caffè e dove i passeggeri vengono smistati sui pulmini diretti nelle varie località. Questo è un buon servizio. Saliamo con altri ragazzi sul minibus per Kuta e in circa mezz’ora giungiamo a destinazione. Il KAYUN HOSTEL si trova vicino alla strada parallela al lungomare. L’ostello è carino, ha due aree relax, una con piscina. Le camere sono essenziali ma funzionali, l’arredamento è minimalista, il bagno è in camera. Se pensate di andarci è meglio prendere la camera double anziché la twin perché i letti sono strani: uno è più in alto dentro una specie di cassettone, l’altro più in basso ha il materasso mal appoggiato su un telaio, se ti giri di scatto rischi di ribaltarti per terra. Anche qui c’è solo il lenzuolo di sotto e una coperta di lana. L’ambiente è pulito, anche le lenzuola, però c’è un odore di fogna molto forte e l’umidità è micidiale, impregna tutto e durante la notte si insinua nelle ossa. Per una notte al costo di 13 euro a testa va bene, però il puzzo è davvero fastidioso. Gliel’ho evidenziato.

Percorriamo Jalan Legian verso nord fermandoci negli uffici dell’Air Asia per fare check-in online dai loro computer. Svoltando nella Double Six e poi su Jalan Arjuna, ovvero sul lungomare tutto illuminato, arriviamo al DEJAVU Kitchen www.dejavukitchen.com per cenare, un locale molto trendy dove si mangia bene.

Da BALI a JAVA – YOGYAKARTA – BOROBUDUR

Con un taxi che va alla velocità della luce siamo all’aeroporto di Dempasar in appena un quarto d’ora. Normalmente, col traffico, ci vuole una mezz’ora.Negli aeroporti indonesiani c’è un forno che si chiama ROTI-O. Vende un dolcetto preparato e sfornato a ciclo continuo, da non perdere! Alle quattro del mattino però è tutto chiuso e l’aeroporto di Dempasar non brilla certo per confort e diversivi in attesa del volo. Segnalo però che c’è un negozietto che vende le saponette neBali Soap. I saponi sono stupendi, contengono granuli che fanno lo scrub e ci sono molte fragranze: Cinnamon (la mia preferita), Sandalwood, Mango, Frangipani, Ylang Ylang, Coconut, Vanilla ed altre ancora. Ne faccio incetta ed è per le saponette che ora il mio zaino pesa come un macigno. Le avevo trovate anche a Gili Trawangan da Ecco Boutique Cafe (quella che vende le Havaianas) ma ad un prezzo molto più alto. Il volo AirAsia parte alle 05.55 e con il fuso orario atterriamo a YOGYAKARTA alla stessa ora. Ma si scrive YOGYAKARTA o JOGJAKARTA? Usano entrambe le diciture.

Già che siamo all’aeroporto cerchiamo gli uffici Air Asia per comprare un volo per tornare a Jakarta. Spendiamo 60,00 euro. Io avevo ipotizzato di prendere il treno TAKSAKA che parte dalla stazione di Yogya Tufu alle 10.00 e arriva a quella di Jakarta Gambir alle 17.31. Solitamente mi piace viaggiare con questo mezzo, ti permette di vedere il paesaggio mentre stai comodo. Avremmo speso la metà ma il viaggio sarebbe stato lungo perciò ok per il volo.

Prendiamo il bus pubblico TRANS JOGIA, linea A3 + A2 fino alla JOMBOR STATION e qui montiamo al volo su un minibus molto in partenza per BOROBUDUR. Il minibus va come un razzo, alle fermate si arresta e riparte alla medesima velocità, sembra di stare sull’otto volante.

In un’ora e mezza siamo a Borobudur, dove non abbiamo prenotato alcunché perciò ci dirigiamo verso il primo albergo che ci viene in mente esclusi quelli più battuti (Lotus GH, Pondok Tinggal, Homestay Rajasa). Abbiamo capito che in Indonesia bisogna andare in strutture nuove o gestite da occidentali che sanno mantenerle. Oppure bisogna salire di livello. L’HOTEL SARASWATI è un albergo bellissimo, l’imponente hall ci fa sentire delle principesse. Costruito in stile coloniale, è dotato di piscina e servizio massaggi. Le camere sono pulitissime e molto accoglienti. Per risparmiare prendiamo una doppia standard in quattro, tanto i letti sono alla francese. E’ evidente che per il receptionist è una richiesta inconsueta ma ce l’accorda e senza sovrapprezzo. Se lo desideriamo l’albergo può provvedere a prenderci i biglietti per visitare il Tempio di BOROBUDUR e accompagnarci in macchina all’ingresso. Il primo ingresso “Borobudur Sunrise” è alle 4.30 e costa 380,000 Rp, dalle 6.00 in poi invece costa la metà, 190,000 Rp. La differenza entrando all’alba sta nella possibilità di visitare il sito senza ressa ma soprattutto con una magia che svanisce ad ogni ora che passa. Non c’è dubbio sulla nostra scelta, confermiamo anche la richiesta dell’auto e dei biglietti per il Tempio, se magari ci trovassero anche una guida che parla italiano sarebbe il massimo. Poiché partiremo alle 4.00 e non faremo colazione in albergo chiediamo di fare ora quella che faremmo domani. Stiamo riempiendo di richieste il povero receptionist, sembra stordito. Ci pensa un po’ su titubante poi cede raccomandandoci però di non pretenderla domani al rientro dal Tempio! Ma figuriamoci! Via di corsa a tavola, che in questo pregevole salone e con un buffet ancora sostanzioso ci rimette al mondo.

Per strada, dopo che Cristina ha contrattato il prezzo a gesti mostrando le banconote, prendiamo un calesse trainato da un cavallo per andare al CANDI MENDUT, un tempio distante pochi km situato nei pressi di un monastero buddista. Vale la pena visitarlo perché all’interno rivela una struttura completamente diversa da quella che ci si potrebbe immaginare da fuori ed oltre ad avere un interno affascinante ospita l’unico Buddha seduto in posizione occidentale con entrambi i piedi appoggiati a terra. Suggerisco di vedere questo Tempio prima dell’immenso Tempio di Borobudur, altrimenti in confronto scompare. Tornate al SARASWATI ci rilassiamo un’oretta in piscina. Io e Caterina ci facciamo un massaggio javanese nel padiglione che vi si affaccia al riparo di grandi tende arancione svolazzanti.

A Borobudur non c’è un granché e le indicazioni per cenare contenute sulla guida non sono entusiasmanti. Scegliamo il Ristorante dell’Hotel Manohara, quello all’interno del perimetro del Tempio, così magari riusciamo a sbirciarlo illuminato. Già che ci siamo chiediamo di vedere una camera per fare un paragone con la nostra. Le stanze sono belle, lo stile è tipo bungalow e le doppie costano qualcosa meno della nostra, però in quattro non si potrebbe dormire perché i letti della twin sono davvero singoli, quindi abbiamo scelto bene. Devo dire che mi aspettavo di più dal menù del Manohara e benché buono il cibo non è eccezionale. Lungo la strada vediamo un’insolita giostra per bambini, luci e musica vengono alimentate pedalando su una bicicletta. Dovendo alzarci presto ci ritiriamo nella nostra splendida camera di buon’ora.

BOROBUDUR, LA MONTAGNA COSMICA

La macchina ci aspetta puntuale davanti all’ingresso del SARASWATI alle 4.00. Il tragitto è brevissimo ma essendo buio fitto siamo compiaciute dell’opzione auto. Se non avete fatto come noi, il biglietto di ingresso si acquista c/o l’Hotel Manohara. La guida si paga a parte ed è meglio chiederla in anticipo, altrimenti non c’è. La nostra richiesta non risulta proprio, quindi non ce n’è nessuna disponibile, figuriamoci una che parli italiano! Forse abbiamo tempestato il receptionist con troppe richieste tutte insieme… Per fortuna ci siamo portate la Lonely Planet e le info stampate da Wikitravel, che a conti fatti, risultano sufficienti.

All’ingresso viene fornita una pila ed un sarong di colore giallo ocra che devono poi essere restituiti. Due ore dopo, vedendo arrivare la massa col sarong di colore blu, capiremo che il colore del sarong serve a distinguere chi è entrato all’alba dagli altri visitatori. Ci incamminiamo verso l’ingresso del Tempio, assolutamente invisibile avvolto nel buio.

Il Tempio di BOROBUDUR è uno dei templi buddisti più grandi del mondo e fa parte del Patrimonio dell’UNESCO. Costruito con migliaia di pietre ha una base di sei terrazze quadrate con bassorilievi su entrambi i lati del percorso da perlustrare camminando in senso orario. Per capirne il significato effettivamente ci vorrebbe la guida. Le ultime tre terrazze sono circolari e ospitano 72 stupa. BOROBUDUR ha davvero qualcosa di speciale, non a caso viene chiamato LA MONTAGNA COSMICA. Vi consiglio caldamente di entrare al mattino presto perché esercita un fascino magnetico sul visitatore che lo vede gradualmente apparire via via che il sole lo illumina. Un’esperienza imperdibile. Nel museo che raccoglie le foto del Tempio, all’epoca in cui è stato ritrovato e dopo l’eruzione nel 2010 del vulcano Merapi, ci si può rendere conto dell’imponente lavoro di restauro che è stato effettuato.

Con la luce ci possiamo dedicare a fare qualche foto, va colto l’attimo perché poi arriva l’orda di gente urlante che si distribuisce ovunque facendo diventare i terrazzamenti dei gironi danteschi. Da fotografe diventiamo presto fotografate. I turisti locali impazziscono per gli stranieri e dopo aver timidamente rubato di nascosto la nostra immagine si lanciano in raffiche di scatti non appena capiscono che non siamo contrariate. Ci mettiamo persino in posa con loro! Nel prezzo dell’ingresso “Borobudur Sunrise” è inclusa la colazione al Manohara, nessuno ce l’aveva detto però! lo scopriamo casualmente entrando al Ristorante con ancora indosso il sarong giallo… che come detto serve a distinguere la prenotazione, anche per la colazione. Ci viene servito un ottimo tè al gelsomino, un pezzetto di torta ed una banana fritta nella pastella con sopra del formaggio.

Noleggiamo un altro carro col cavallo per andare a fare un giro fino ad Amanjiwo, credendo che sia un villaggio e di recarci in alto abbastanza per vedere il Tempio di Borobudur da una posizione panoramica. Niente di tutto ciò. Tanto per cominciare Amanjiwo è il nome dell’albergo più lussuoso della zona, ci ha alloggiato anche Beckham, ed è blindatissimo. Per vedere il Tempio forse bisognerebbe salire sul vulcano Merapi! Il cavallo oltretutto arranca e scivola spaventosamente con gli zoccoli, tant’è che Cristina, Cinzia e Caterina scendono impietosite. Comunque ci facciamo un bel giro. Scendiamo davanti alla PAKSI COFFEE HOUSE che ho adocchiato già ieri e della cui esistenza ho letto su Wikitravel. Un’ottima scelta! Ah, se solo l’avessimo scoperta ieri! Innanzitutto l’ambiente è molto accogliente e la proprietaria lo è ancora di più. Maya è una bellissima donna, elegante e comunicativa, parla bene inglese e dispensa informazioni preziose ma soprattutto è una cuoca con la C maiuscola, i suoi piatti sono favolosi, preparati espressi con ingredienti freschi.

Cristina e Cinzia rientrano in albergo perché hanno fissato di farsi il massaggio. Seguendo le indicazioni di Maya io e Caterina facciamo un giro nella bella campagna passeggiando in mezzo alle risaie. Ci addentriamo anche in una serie di cortili alla ricerca di Lucy Batik, una produttrice locale che però è assente (è andata a Yogya). Riusciamo addirittura a fare shopping in un negozietto che vende oggetti di artigianato. Per la cena torniamo alla PAKSI COFFE HOUSE e nell’attesa del cibo giochiamo a carte divertendoci. Finito di mangiare restiamo a chiacchiera con la simpatica Maya che per l’occasione ha pure fatto un dolce che ci offre come extra bonus.

Da BOROBUDUR a YOGYAKARTA

Potremmo tornare a Yogya con gli stessi mezzi con cui siamo venute ma possiamo permetterci anche un taxi! Al SARASWATI basta chiedere! Super colazione e partenza. La macchina è confortevole e nuova, l’autista è concentratissimo e ci chiede ripetutamente la destinazione: “MALIOBORO?” “Sì grazie, Malioboro”. A YOGYAKARTA sono due le zone più frequentate e ricche di servizi: SOSROWIJAYAN a destra di MALIOBORO e PRAWIROTAMAN.

L’autista è prudente o rintontito? Non si sa, fatto sta che va come una lumaca e non capiamo perché ogni tanto si giri verso di noi tornando a chiedere conferma della destinazione. “MALIOBORO?” “Malioboro”. Arrivate ai margini della periferia di Yogya e dopo che l’autista si è nuovamente accertato che si voglia andare a “MALIOBORO”, pensando che forse è meglio cominciare da uno dei papabili alberghi che abbiamo selezionato su internet, chiediamo di portarci alla Duta Garden Hotel in Prawirotaman St. La nuova destinazione disorienta l’autista. “NO MALIOBORO?” “No Malioboro. Prawirotaman, thank you”. “NO MALIOBORO??” chiede nuovamente “No Malioboro! PRAWIROTAMAN! Grazie!” Ma ci fa o ci è? Qual è il problema? Ci sembra di vedergli il cervello in ebollizione, uno strano magma che non sa in che direzione andare.. alla fine attacca col nuovo disco: “PRAWIROTAMAN?” “Prawirotaman…” Abbiamo serie difficoltà a mantenerci serie, nonostante la lessatura per essere in macchina ormai da un secolo ci sta prendendo il ridere. Ora l’austista sta telefonando a qualcuno. Possibile che non conosca le strade?

Finalmente arriviamo in Prawirotaman St davanti al DUTA GARDEN HOTEL e lui è già pronto a scaricare i bagagli. Calmo amico.. prima dobbiamo vedere com’è! Non è un granché. Rapido summit sul da farsi tenendo soprattutto conto della disinvoltura dell’autista… Ok, facciamoci lasciare a Malioboro e poi ci si arrangia. Rimontate in macchina gli comunichiamo che vogliamo andare sulla Malioboro St. “MALIOBORO?” …. potrei mettermi a urlare! “Sì! Maliobooooooro!”

Reale panico dell’autista, adesso nel suo cervello c’è il vuoto totale, lo vediamo distintamente. Cos’è che lo turba? Comunque parte. “MALIOBORO?” ma è un tormentone??

Ragazze io non ce la faccio più, comincio a ridere e tutte ancora oggi ridiamo ripensandoci! Siccome Malioboro St. è parecchio lunga ed è pure a senso unico prendiamo svelte la cartina e gli diciamo di lasciarci all’IBIS, che è proprio all’inizio, almeno ha un riferimento preciso. Ma come mai ci si mette tanto? Dalla cartina si evince che basta prendere la parallela in direzione nord e scendere sulla Malioboro che va in direzione sud. Non riusciamo a orientarci. Poi ci sorge un tragicomico sospetto che ben presto diventa certezza. Questa volpe di autista è uscito dalla città e sta percorrendo tutta la circonvallazione per rientrare da nord. Siamo stanche e avvilite, con il minibus a quest’ora eravamo arrivate da una vita. Non ci resta che ridere per non piangere.

Ad intermittenza la volpe inserisce il solito disco Lato A: “MALIOBORO?” ora però risuona anche il Lato B: “IBIS?” Ci appaiono Malioboro St. e l’Ibis che è subito sulla sinistra. Neanche avessimo il bottone d’espulsione balziamo fuori dalla macchina ponendo fine a questo viaggio delirante.

All’IBIS hanno solo una camera nell’area fumatori ed è pure cara. Bene, cerchiamo altrove. Caterina si offre di restare nella hall con i bagagli, Cristina Cinzia ed io andiamo in missione speciale. Dopo aver scandagliato un paio di strade e visionato gli alberghi scegliamo l’HOTEL PYRENEES JOGJA, in Jl. Sosrowijayan al nr 1. Siamo prossimi alla Festa dell’Indipendenza (17 agosto) pertanto gli alberghi sono tutti pieni. Il Pyrenees ha ancora solo le Junior Suites ma vanno benissimo. L’hotel è molto moderno, pulito e funzionale, la colazione però è tra le più misere riscontrate nel viaggio. Anche se è compresa nel prezzo conviene andare a farla da J.CO dentro la Shopping Mall accanto a Mc Donalds sul lato opposto della strada. J.CO ha un’ottima caffetteria e pasticceria. Con l’acquisto di caffè e cappuccino è inclusa una deliziosa ciambellina. Un caffè costa 15,000 Rp, il cappuccino 21,000 Rp e sono veramente buoni. Lungo Malioboro St. c’è l’apoteosi dello shopping. Batik, artigianato, ciabatte, c’è di tutto, sia nei negozi che sulle bancarelle sotto ai portici. Dalla calca che c’è è quasi impossibile camminare. A lato dei portici stazionano e transitano carri trainati dai cavalli e i Becak (si pronuncia beciàk) ovvero dei risciò a pedali. Provenendo dalle campagne di Borobudur siamo frastornate dalla confusione di Yogya.

Tra i negozi presenti su Malioboro St. vi segnalo sicuramente lo SHOPPING MALL dove trovate di tutto, anche marche occidentali e australiane a prezzi interessanti, e MIROTA BATIK quasi in fondo a Malioboro, sul lato destro, che oltre ai batik ha una marea di souvenir a prezzi fissi in Rupie. Questi souvenir sono i prodotti d’artigianato locale che abbiamo visto fare nelle campagne. Nella Gang 1 (piccola traversa di Jl. Sosrowijayan) ci sono alcuni bookshop, tra questi THE LUCKY BOOMERANG BOOKSHOP oltre ai libri, che compra scambia e vende, offre oggetti d’artigianato molto carini.

Mangiare a Yoja: il decantatissimo ristorante Legian, che vedete affacciato su Malioboro al secondo piano di un edificio, da lontano sembra bellissimo, con luci soffuse e il giardino pensile, ma a noi è parso parecchio sudicio, tant’è che non ci siamo fermate. Nella Gang 2 di Jl. Sosrowijayan ci è piaciuto il BEDHOT RESTO www.bedhots.com. In Jalan Prawirotaman confermiamo la bontà del cibo al VIA VIA Travelers Café-Restaurant e della sua Bakery. Vicino al Palazzo del Sultano al WATER CASTLE CAFE’ si mangia bene e ci si rilassa. Proprio di fronte al Pyrenees invece c’è l’OXENFREE, locale di tendenza dove si mangia e si beve accompagnati dalla musica del dj, ma non ci siamo state.

KASONGAN – PUTAT

Come con le sorprese contenute nelle patatine ritentiamo sperando di essere più fortunate chiedendo all’albergo una macchina con autista a nostra disposizione per tutto il giorno per fare un giro fuori Yogyakarta. E questa volta siamo fortunate davvero! TANI è simpatico e vispo, capisce immediatamente le nostre esigenze regalandoci (si fa per dire dato che lo paghiamo) una magnifica giornata! Questo è il suo telefono 081-252144285. A KASONGAN scopriamo gli showroom di tutto quello che da noi viene venduto a prezzi esorbitanti: arredamenti in rattan (ad esempio www.rattanitta.com), mobili e complementi d’arredamento (ad es www.cozdeliving.blogspot.com), arredo bagni ecc. Se dovete arredare casa venite qui!! Ci sono gli spedizionieri specializzati per farvi arrivare tutto direttamente a casa.

A PUTAT invece ci sono gli intagliatori di legno, tutta un’altra storia rispetto a quella di facciata vista a Bali. Qui l’intrepido Tani, dopo aver chiesto a destra e a manca, inerpicandosi sulle montagne e facendoci attraversare paesaggi mozzafiato, riesce a scovare i veri produttori di quei souvenir che vengono venduti a Yogya. Sono intere famiglie che con il metodo della catena di montaggio, prendono il legno, lo tagliano in pezzi, lo intagliano, lo levigano, lo decorano, lo lucidano. Ci fermiamo presso una famiglia che fa le maschere e presso un’altra che produce specchi incastonati in un porta specchio di legno col manico a forma di tartaruga. In particolare a questa famiglia è stato commissionato questo articolo da una coppia di sposi che lo darà ai propri invitati quale bomboniera. Per la lavorazione dei Batik bisognerebbe spingerci fino a WUKIRSARI ma essendo tardi rinunciamo facendoci portare in Tirtodipuran St, vicino Prawirotaman. E’ interessante vedere come vengono creati, c’è chi disegna la stoffa e chi la colora con uno speciale utensile che, se hai la mano ferma, fa colare con estrema precisione cera e colore sul tessuto.

Confermiamo due ulteriori notti al Pyrenees cambiando tipologia di stanza, dalle Junior Suites ci trasferiamo nelle Superior che costano meno e sono altrettanto comode, solo meno spaziose.

PRAMBANAN

Con la Festa dell’Indipendenza ci aspettavamo che i negozi fossero chiusi e ci fosse qualche cosa di particolare in città, invece tranne i musei è tutto aperto e c’è solo una parata militare nel cortile di un Palazzo. Allora si va a PRAMBANAM! Da Yogyakarta il sito archeologico dista solo 17 km e si raggiunge comodamente in autobus spendendo un sciocchezza: prendete l’autobus A1 (quello che va all’aeroporto e che prosegue fino a Prambanam). Dal capolinea all’ingresso dei templi c’è circa un km di strada. La linea degli autobus di Yogyakarta è molto efficiente ed il pratico sistema escogitato assicura che tutti i passeggeri paghino il biglietto. Alla fermata c’è un baracchino, si entra solo da un lato pagando il biglietto, si accede al bus attraverso le porte scorrevoli che corrispondono perfettamente alla porta del bus e più di un tot di persone non sale, così il bus non viene sovraffollato. Inoltre vengono contati i passeggeri che salgono e scendono ed il numero viene annotato su un registro.

PRAMBANAM è il più grande complesso di Templi induisti di Java, composto da tre templi più grandi e altri più piccoli. All’interno di ogni tempio c’è una statua diversa, Ganesha, Vishnu, Brama, Durga. L’ingresso al Tempio principale include un caffè o un tè. La guida è a parte e parla solo inglese. Visitiamo anche questo sito con le nostre fotocopie della guida. All’interno del complesso di Prambanam c’è un ristorante, lo cito giusto per info di servizio.

Molto più affascinante è il CANDI SEWU (si pronuncia (Ciandi Seuou), distante un paio di km a piedi (volendo c’è anche un trenino che fa la spola), perché rende veramente l’idea di come sia difficile ricostruire un elemento complesso dopo la distruzione. Il tempio centrale restaurato è circondato dalle fondamenta di un migliaio di templi minori e migliaia di pietre accatastate ordinatamente dove risorgeranno. Al tramonto le pietre del Candi Sewu si tingono di rosa rendendolo estremamente suggestivo.

Ceniamo al BEDHOT RESTO sperimentando un tipico piatto javanese, l’Oseng Oseng, con tofu e pezzi di soya fritti, fagiolini e un brodino molto gustoso da mescolare al riso bianco. Buonissimo.

YOGYAKARTA

Oggi abbiamo in programma di visitare il KRATON ovvero il Palazzo del Sultano e il Palazzo sull’Acqua. Prendiamo due Becak spuntando il prezzo di 15,000 Rp per ciascuno. Sicuramente comunque più alto di quanto pagherebbe un indigeno. Il Becak è un mezzo di trasporto molto piacevole, a parte quando ti trovi esattamente nel bel mezzo di un crocevia con macchine e motorini che sfrecciano da tutte le parti. Ti senti esposto perché la bicicletta del conducente è posta dietro al sedile biposto dove stanno seduti i passeggeri.

Il KRATON è situato dentro la Cittadella e si compone di molti edifici, alcuni tutt’ora abitati dal Sultano. Nei vari edifici si ammirano foto della famiglia reale, gli alberi genealogici, le stoviglie, i sarong indossati e documentati fotograficamente nelle relative occasioni. In un enorme padiglione alle 11.00 si può assistere alle tipiche danze in costume. Ci rilassiamo al Water Castle Café, intimo e artistico, dove pranziamo con un interessante Nasi Campur (si pronuncia ciampur) ovvero riso con pollo allo zenzero, verdura, ananas. Il TAMAN SARI, Palazzo sull’Acqua, è molto deludente, ci sono le piscine in cui si sollazzava il Sultano. Non ci impressiona neanche la mitica Moschea sotterranea (Masjid Bawah Tunah). Sembra un parco giochi.

Col senno di poi avremmo fatto a meno dei Palazzi del Sultano di Yogya che francamente son da vedere solo se non si sa come ammazzare il tempo e saremmo volentieri tornate a Prambanam per vedere anche gli altri siti satellite e magari assistere ad un ulteriore tramonto sul Candi Sewu.

Tornate al Pyrenees prenotiamo due Becak per stasera accordandoci per 60,000 Rp a trabiccolo, andata e ritorno fino al Ristorante Via Via. I due Becak ci sono, come da accordi. Il nostro ciclista è un gran chiacchierone, ci sottopone ad un interrogatorio serrato difficile da eludere. Vorrebbe portarci in un negozio di Batik aperto 24 ore su 24 e rivederci anche l’anno prossimo, come no!

Al VIA VIA si mangia davvero bene, optiamo per il pollo e una ricca insalatona con note tropicali.

Da YOGYAKARTA a JAKARTA

Ultime ore a Yogya da sfruttare per lo shopping. Per essere agili ci separiamo. Prima di tutto io e Caterina facciamo colazione da J.CO perché non ne possiamo proprio più di quella misera del Pyrenees, poi ci dirigiamo subito al Mirota Batik dove c’è già un’esagerazione di gente che aspetta che apra, ma che ci sono i saldi? Dopo passiamo in rassegna tutte le bancarelle. I venditori non sanno quello che hanno, ciò che hanno non ha un ordine e non comprendono perché vogliamo due maglie uguali. Continuano a tirare fuori a caso maglie su maglie guardandoci come aliene ad ogni diniego che facciamo con la testa. Giusto un colpo di fortuna ce le fa trovare dopo avere scaravoltato tutti i banchini di Malioboro. Per ultima ci siamo lasciate la Shopping Mall dove troviamo quello che cercavamo per le nostre sorelle e il nipotame.

Di nuovo tutte insieme pranziamo, facciamo check-out e prendiamo il bus A1 per l’aeroporto (calcolate 45 minuti). Il volo Air Asia delle 16.05 spacca il secondo e alle 17.05 siamo a JAKARTA. Per andare dal Terminal 3 dei voli domestici al T2 dei voli internazionali si prende la navetta gialla. All’interno dell’aeroporto internazionale c’è il Jakarta Airport Hotel che però è al completo, meno male! costa ben 150 Usd. Cercando un banco informazioni ci imbattiamo nel prototipo di una stanza d’albergo dalle pareti di vetro, una trovata pubblicitaria per promuovere l’hotel. Chiediamo informazioni su dove si trova l’albergo e quanto costa ma la ragazza non parla inglese e desolata non sa come fare. Poi le viene un lampo di genio e mi chiede “parli bahasa?” Ahhahha! Ma certo, è la mia seconda lingua!

Scendiamo al piano inferiore dove, nella sezione F2, troviamo due stand che prenotano alberghi. Noi scegliamo l’agenzia FORTUNA dove o si paga in contanti (che non abbiamo) o con carta di credito con una commissione del 3%. Gli alberghi più economici vicini all’aeroporto sono tutti pieni, anche il desolato Amaris, ma troviamo due twin all’FM7 RESORT HOTEL, una scelta eccellente. Nel giro di pochi minuti vengono a prenderci ed in 15 minuti raggiungiamo l’albergo. L’FM7 è un Hotel immenso e pulitissimo, le stanze sono piazze d’armi, il bagno è spazioso e funzionale, tutto è davvero confortevole. All’interno dell’albergo ci sono due grandi piscine, la sauna, la Spa per i massaggi, la parrucchiera ed il Ristorante. Ecco, il Ristorante è l’unica cosa che non c’è piaciuta, oltre ad essere caro ammazzato secondo noi non si mangia bene. Non essendoci alternative suggerisco di prendere il più banale dei piatti di riso per non rischiare e avere sorprese.

INDONESIA – ITALIA

Ottima dormita all’FM7, colazione discreta, per passare la mattinata ci facciamo tutte un massaggio alla Spa. Con lo shuttle dell’albergo torniamo al Terminal 2 e in attesa del volo ci guardiamo i negozi in cui c’è di tutto, anche gli oggetti prodotti a Bali, ma a prezzi triplicati.

Che dire di questa destinazione: su Bali avevo aspettative maggiori per come me l’avevano descritta. Gili Trawangan – soprattutto se riuscite ad andarci nella stagione perfetta (settembre-novembre) è molto piacevole. Java vale il viaggio anche solo per vedere Borobudur, inoltre più che a Bali, nelle sue campagne abbiamo trovato quella genuinità che cercavamo.

Dell’Indonesia, terra dalla natura prorompente e ricchissima di tradizioni, noi abbiamo visto le destinazioni più comuni. Sicuramente spingendosi più in là c’è ancora modo di sorprendersi.

Concludo con alcune Info Utili e schematiche (i prezzi indicati sono del 2013)

Passaporto : valido almeno sei mesi.

Visto: si fa all’arrivo e costa 25,00 usd (memo: all’epoca di questo viaggio).

Tassa d’imbarco: si paga!

Per i voli nazionali mediamente 40,000 IDR (35,000 IDR partendo da Bali – 40,000 IDR da Java).

Per i voli internazionali 150,000 IDR (sempre all’epoca del viaggio).

Fuso orario: ad agosto + 6 ore rispetto all’Italia.

Clima ad agosto: 20-30 gradi, stagione secca, qualche raro acquazzone.

Ci sono le zanzare ma ovunque si trova il fantastico repellente SOFFEL, buono ed efficace.

Il miglior periodo per andare alle Isole Gili è da settembre a novembre.

Alle Isole Gili alle due del pomeriggio inizia la bassa marea.

Elettricità: 220 V, principalmente ci sono le stesse prese italiane.

Non occorre portare l’adattatore.

Valuta: rupie indonesiane (IDR o Rp)

Gli Euro si cambiano facilmente nei Money Changer.

Ci sono molti ATM per prelevare, anche a Gili Trawangan!

Se avete dei Dollari USA portateli, possono far comodo.

Il tasso di cambio è variabile (ad agosto 2013 ha oscillato da 12800 a 13600 IDR per 1€)

Pagando con la carta di credito a volte c’è una commissione, il cambio però è migliore.

Costo della benzina ad agosto 2013: 6,500 Rp/litro.

Dove dormire e dove mangiare: vedi info dettagliate all’inizio e nel racconto.

A tavola

Il tempo medio di permanenza a tavola è di due ore, soprattutto di sera bisogna avere pazienza.

Il costo medio di una portata è di 40.000 Rp e al conto vanno aggiunte le tasse (dal 10 al 21%).

Specificare sempre il numero dei bicchieri, per noi è ovvio che per quattro persone ci vogliono quattro bicchieri, per loro no.

La birra BINTANG è buona e leggera.

I piatti principali sono:

NASI GORENG, riso con verdure, carne di pollo o vitello/pesce, uova

MIE GORENG, noodles con verdure

GADO GADO, verdure bollite servite con una salsa di noccioline

SATAY (si pronuncia SATE’), spiedini di carne serviti con una salsa agrodolce, molto buoni

AYAM, pollo

Alle Isole Gili fanno ovunque i frullati di frutta espressi.

Frutta: Papaya, Ananas, Dragon Fruit (c’è anche quello rosso!), Mango, Melone, Cocomero.

Per chiedere il conto si dice NOTA’.

Tre parole che imparerete subito:

TERIMA KASIH grazie

SAMA SAMA prego

SAMPAI DIUM PAA arrivederci

BALI

Alcune visite effettuate (prezzi ad agosto 2013):

Risaie di JATILUWIH, TABANAN 15,000 Rp patrimonio UNESCO, paesaggio splendido

Risaie di TEGALLALANG 5,000 Rp ancora più verdi delle altre

PURA ULUN DANU BRATAN, ingresso 30,000 Rp, galleggiante su due isole è il tempio più fotografato di Bali, è raffigurato anche sul retro della banconota blu da 50.000 Rupie

TIRTA EMPUL, TAMPAKSIRING 15,000 Rp, il nostro preferito, sorgenti sacre con le fonti per la purificazione, nelle grandi vasche i fedeli fanno le abluzioni, atmosfera magica

Si indossa una cintura che indica l’appartenenza ad una religione differente

GUNUNG KAWI, TAMPAKSIRING, 15,000 Rp le tombe dei Re e luogo di meditazione, tra i più antichi monumenti rupestri di Bali, si raggiunge il sito scendendo una scalinata

TIRTA GANGGA, AMLAPURA, 10.000 Rp, palazzo con un tempio immersi nel verde di giardini molto curati e con diverse piscine, una di queste è balneabile

PURA BESAKIH, TEMPIO MADRE, 15.000 Rp, il più grande complesso di templi, passare dalle scalinate laterali per evitare le “guide obbligatorie”

ISOLE GILI

A Gili Trawangan (GT) gli ATM per prelevare ci sono! e parecchi!

Ci sono anche i Money Changer.

Quando il traghetto attracca su GT si prende il CIDOMO, carretto col cavallo (50.000 Rp).

A GT si trova tutto, solari, doposole, shampoo, balsamo, bagnoschiuma, il fantastico repellente SOFFEL, lo suggerisco all’aroma KULIT JERUK, quello arancione.

Le lavanderie sono funzionali, costano una sciocchezza (spesso il prezzo è espresso al chilo).

Lungo le spiagge a nord ci sono dei gazebo con piattaforme di legno, sono gratuiti.

Per le escursioni alle altre isole andare e tornare con il traghetto pubblico. Il biglietto si prende al Public Boat Ticket Office il giorno stesso, verificare gli orari un giorno prima.

Andare a cena presto (dalle sette alle nove), alle undici c’è il deserto dei tartari.

Miglior ristorante di GT: BEACH HOUSE (tonno, gamberoni, snapper ecc verdure a volontà).

Accanto c’è SCALLYWAGS, similare ma non l’abbiamo testato.

Sull’altro lato di GT svoltando oltre Villa Ombak c’è THE EXILE (bar e alloggi) -si riconosce da una bicicletta sospesa su un albero- questo è il posto perfetto per vedere il tramonto dalle cinque alle sei bevendo un cocktail.

YOGYAKARTA

Ingresso al KRATON (palazzo del sultano) 12,500 Rp.

Ingresso al TAMANSARI (palazzo sull’acqua del sultano) 10.000 Rp.

TEMPIO DI BOROBUDUR

Il biglietto di ingresso si acquista c/o l’Hotel Manohara: 190.000 Rp per l’ingresso alle ore 6.00 oppure 380,000 Rp per il BOROBUDUR SUNRISE entrando alle 4,30 prima che arrivi la ressa (ve lo consiglio). Viene fornita la pila ed il sarong che serve per distinguersi dalla massa del turno successivo. Il Borobudur Sunrise da diritto alla colazione. La guida si paga a parte ed è meglio chiederla in anticipo, altrimenti non c’è. La guida locale è utile se si vuole conoscere la storia ed il significato di ogni bassorilievo, altrimenti basta portare una guida (ad ottobre 2013 è uscita la 7° edizione di Lonely Planet) e/o le info stampate da Wikitravel.

PRAMBANAN

Per raggiungere PRAMBANAM prendete l’autobus A1 (quello che va all’aeroporto), con soli 6,000 Rp (3,000 a corsa) andate e tornate, è comodissimo.

TEMPIO INDUISTA DI PRAMBANAM, ingresso 171.000 Rp, include un caffè o tè all’entrata.

La guida è a parte 75,000 Rp fino a 5 persone – 100.000 Rp oltre.

Se non vi siete portati il pranzo al sacco all’interno del complesso di Prambanam c’è un ristorante

CANDI SEWU (si pronuncia (Ciandi Seuou) è un bellissimo tempio buddista che dista un paio di km a piedi da Prambanam, molto suggestivo al tramonto. Imperdibile.

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