Islanda

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ISLANDA

 Periodo : agosto 2015

 Durata : 22 giorni

 Tipologia : di gruppo, con VIAGGI AVVENTURE NEL MONDO

 

ITINERARIO

KEFLAVIK – THINGVELLIR – GULFOSS – GEYSIR – LAUGARVATN –STYKKSHOLMUR– AKUREYRI – MYVATN – DETTIFOSS – EGILSSTADIR – HOFN – JOKULSARLON – SKAFTAFELL – KIRKJUBAEJARKLAUSTUR – VIK – SELJANDSFOSS – SKOGAFOSS – HVOLSVOLLUR – FLJOTSDALUR – PORSMORK – LANDMANNALAUGAR – SELFOSS – HEIMAEY (ISOLE VESTMANNAEYJAR) – REYKJAVIK.

 

Pillole pre-diario

Documento d’ingresso: basta la carta d’identità.

Le prese elettriche sono come quelle italiane (non servono adattatori).

Fuso orario: due ore indietro.

Temperatura media 4-13 gradi.

Cambio Euro-Corona islandese 1,00 €=145 ISK

Costo benzina 215,50 ISK/lt, diesel 196,20 ISK/lt.

Nelle cartine i guadi sono contrassegnati da una V.

Costo di una corsa in bus a Reykjavik 400 ISK, biglietto giornaliero 1000 ISK.

I supermercati si trovano senza problemi, la catena Bonus è la più economica.

La carta igienica è presente in tutti i bagni, sempre.

L’acqua calda dei rubinetti sa di zolfo.

Negli spogliatoi delle piscine comunali più piccole non ci sono gli armadietti e gli asciugacapelli.

Le donne islandesi indossano solo costumi interi ma potete indossare il bikini.

Le porte islandesi hanno solitamente la serratura che gira in senso contrario.

Nelle Guesthouse si entra senza scarpe.

Per vedere l’Aurora Boreale cercate di essere in Islanda nel periodo di luna nuova.

Occhio alle Sterne: se invadete il loro territorio attaccano.

Le zanzare non ci sono. I moscerini dei laghi sono innocui.

Lo SKYR (yogurt islandese) è una vera libidine!

Con bancomat e carta di credito si può pagare qualunque cosa, anche per un importo minimo.

Se fate acquisti chiedete lo scontrino Tax Free da consegnare in aeroporto per il Refund.

Utile da portare: un cuscino, non sempre fornito negli alloggi (basta quello gonfiabile).

 

DIARIO vagante, vagamente giornaliero.

Venerdì 31 luglio. La seconda tratta del volo AIR BERLIN, da Berlino a REYKJAVIK, mi sembra più “aerea” al pensiero che ci stiamo dirigendo quasi in cima al mondo. Dall’oblò osservo con Caterina i ghiacciai rischiarati dalla strana luce notturna.

All’aeroporto di KEFLAVIK non veniamo sottoposti ad alcun controllo dei documenti.

Appena si spalancano le porte dell’uscita constatiamo che il freddo è pungente, tira vento.

Montiamo sui taxi. Il FITH HOSTEL sembra un enorme container ma è pulito e funzionale.

Siamo diciotto. Ci sistemiamo in nove per camera. A notte fonda è ancora giorno.

 

Da qui in poi senza data. Mentre vengono ritirati i nostri mezzi di trasporto, tiriamo fuori tutte le vettovaglie portate dall’Italia per organizzare una cassa cucina con la sovrintendenza di Lorenzo.

Vengono raggruppate anche le tende per non doverle tirar giù con i bagagli ogni volta se non all’occorrenza. I ragazzi del gruppo sono subito operativi nello stivare zaini, borse, borsoni e trolley nei capienti bagagliai dei nostri due pulmini Toyota 4 WD da nove posti. Le targhe iniziano con le lettere MT e TS, li chiamiamo Matteo e Teresa. In Islanda bisogna disporre di mezzi adeguati alle strade, basta una pioggia intensa per rendere difficile alcuni inevitabili guadi e senza 4×4 si rischia di rimanerci dentro oltre a prendere la multa. Ci sono diverse compagnie di autobus GT che effettuano il percorso circolare dell’isola: cito SBA (Iceland on your own) che per alcune tratte abbiamo utilizzato anche noi e quelle viste in giro TREX e STERNA.

La suddivisione nei pulmini è casuale. Alla guida i due Fabrizio con Marcello e Luciano di riserva.

Il primo paesaggio islandese, con tonalità grigio-marrone-verde, ci appare piatto. Bellissimi cavalli si muovono in gruppo nei prati,  le pecore pascolano solitamente in tre. Le montagne sullo sfondo sono innevate.

 

Il CIRCOLO D’ORO

Una piccola escursione ci porta nella località dove si è insediato il primo Parlamento del mondo – fa un certo effetto pensando che è la nazione più giovane del mondo – dove ammiriamo la faglia che divide l’Europa dall’America, una spaccatura che si allarga continuamente. Proseguiamo per THINGVELLIR e per le imponenti e attraenti cascate di GULFOSS, le prime di una lunga serie. Non ho mai avuto una vera passione per le cascate ma quelle d’Islanda sono belle. GEYSIR sembra affollata. Lo è, ma ordinatamente e misuratamente. Lo spettacolo dello STROKKUR che ribolle ed esplode ogni quattro/cinque minuti è potente ed ammaliante. Starei a guardarlo per ore.

L’ostello di LAUGARVATN è ottimamente organizzato, abbiamo a disposizione ben sette camere, bagni pulitissimi e una super cucina attrezzata. Per la cena apparecchiamo un lungo tavolo. La serata si conclude con una breve riunione per organizzare gli ultimi giorni del viaggio. Le alternative sono fare un paio di trekking, uno di due giorni e l’altro di tre, con ricettività limitata / andare alle isole Vestmannaeyjar.

 

Giornata piena : cascate, passeggiata nella vallata lavica dove ci sono enormi spaccature nel terreno ricoperto di licheni, grotte percorribili coraggiosamente con una torcia (credo che la località si chiami SURTSHELLIR). Avremmo fatto volentieri un tour in una caverna di ghiaccio ma alla FLJOTSTUNGA TRAVELERS FARM (Cave Tour and accomodation www.fljotstunga.is) ci dicono che non c’è posto.

 

Altro giorno, altro giro, altre cascate. Quelle di HRAUNFOSSAR sono incastonate in uno scenario incantevole. Vediamo le nostre prime Casette di Torba, una bella spiaggia nera, due fari, passeggiamo lungo la scogliera, sulla neve e sostiamo (!!!) per una birra all’aperto in un bel bar dalla facciata rossa.

 

Sul traghetto della Ferry Baldur (www.seatours.is) che da BRJANSLAEKUR porta a STYKKSHOLMUR, nella penisola Snaefellsnes, viene appurato chi farà i trek nonostante l’incertezza del meteo e del posto nei rifugi. Appare chiaro che alcuni sono intenzionati a farli entrambi a tutti i costi mentre altri sono totalmente disinteressati. Tra gli incerti Luciano non vuole fare il trek di due giorni ma quello di tre! con la possibilità di dover pure camminare sette ore + altre sette per tornare indietro se non c’è posto nel rifugio. Che c’è di strano? Luciano sembra un Lord, è alla sua prima esperienza con Avventure e forse non si rende conto della difficoltà, ma è un temerario, anzi, se la sta cavando egregiamente.

 

Sulla penisola di BARDASTROND ci appare uno scenario diverso dai precedenti: una meravigliosa laguna delimitata da una lunghissima spiaggia in contrasto alle aspre montagne.

I campi sono coltivati, ovunque riposano balle di fieno protette dal cellophane. Le pecore punteggiano i prati mossi dal vento. Pernottiamo in una bella guesthouse dove facciamo la prima lavatrice in comune. Elisabetta ha portato il Salvabucato: geniale! me lo segno per i prossimi viaggi..

 

Dopo cena, c’è chi aggiorna del viaggio gli amici, Elena e Francesco in testa che trovano sempre il WiFi come dei rabdomanti, oppure chi si guarda le foto del giorno e chi come Luciano si mette a dare lezioni di salsa in salotto.

Come dice Samanta, Luciano è proprio un cascamorto.

Luciano: “Carlotta… amore mio…”

Carlotta: “Oh mio Dio…”

Luciano: “Se mi chiami mio Dio ogni giorno andremo d’accordo!”

Ahhhahhhahhha!

 

I PUFFIN (pulcinella di mare) sono uccelli incantevoli, pacati, colorati, con un’espressione che sembra malinconica. Se ne stanno accovacciati, spettinati dal vento, sull’orlo delle scogliere a strapiombo su un mare color peltro. Pioviggina.

Ad HOSFOS alle sette di sera c’è una nebbia che si taglia col coltello.

Cena e festeggiamento del compleanno di Lorenzo nella “casa madre” dove alloggia il grosso del gruppo. Io, Caterina, Susanna e i simpaticissimi Samanta e Marcello dormiamo in un’altra casa, molto carina.

 

Colazione a “casa nostra” e arrivo in ritardo alla “casa madre”. Gli altri saranno sicuramente già andati in piscina. Infatti sono lì. Ad Hosfos ci sono tre vasche, con differenti misure e temperature, affacciate sul mare. Prima di entrare in acqua ci si deve lavare accuratamente: nelle docce un disegno mostra precisamente i punti fondamentali.

Sulla strada per AKUREYRI ci fermiamo a SIGLUFJORDUR per visitare il MUSEO DELL’ARINGA (SILDARMINJASAFN ISLANDS www.sild.is). E’ un museo bellissimo, assolutamente da non perdere! Le numerose foto ed un filmato dell’epoca mostrano questa località al massimo del suo splendore, quando oltre 10.000 persone lavoravano nell’industria conserviera delle aringhe. Il museo si snoda in tre edifici: nel primo ci sono i barili, gli stampi per la loro marchiatura, gli attrezzi, le vasche per la pulizia del pesce, gli alloggi con le suppellettili, gli uffici. Tutto perfettamente allestito come se fosse ieri, sembra di sentire le voci, l’odore, i rumori, l’aria di spensieratezza che traspare dai volti ritratti nelle foto nonostante la durezza del lavoro. Nel secondo edificio ci sono le officine, con le sale macchine, una cosa enorme. Nel terzo padiglione c’è una nave, sulla quale è possibile salire, con le sue scialuppe, l’ambientazione riproduce il molo, i capanni degli attrezzi, le taverne. Una ricostruzione perfetta.

Ci dispiace tanto non poterci trattenere più a lungo ma dobbiamo proseguire riunendoci agli altri che sono andati a fare un’escursione a cavallo.

AKUREYRI è una cittadina animata, con locali e negozi, anche l’Ostello sembra simpatico.

Aperitivo al BLAA KANNAN CAFE’, famoso per la sua torta al cioccolato (Andrea conferma).

Ceniamo fuori questa sera: da BAUTINN, affollato e turistico, dove però assaggiamo la carne di balena. Anche se è tardi mi trattengo con Lorenza per prenotare l’ostello a Reykiavik per noi che, dalle isole Vestmannaeyjar, arriveremo un giorno prima rispetto a coloro che andranno a fare i trekking. Purtroppo non abbiamo tempo e modo di apprezzare Akureyri.

 

Partiamo per vedere due cascate sulla strada per MYVATN. I pulmini sono completamente ricoperti di fango quando raggiungiamo il lago. Ci sono tanti moscerini, come previsto.

L’area è fortemente turistica perciò è difficile trovare un tetto. I pochi alberghi con disponibilità costano 160 Euro a notte, un po’ fuori budget..

Dei tre campeggi della zona, scartato il primo per assenza di cucina, scegliamo il BJARG che ha comunque una cucina piccola e dalla pulizia raccapricciante.

Piove, non forte per fortuna, speriamo bene perché dormire in tenda sotto la pioggia non è simpatico. Luciano ha perso la sua cerata gialla. Non si capacita di come possa esser successo. C’è da dire che ogni tre per due perde qualcosa, però poi ritrova sempre tutto. Non a caso il suo mantra è “Sono fortunato!”, una bella predisposizione alla vita.

Consumiamo la cena, approntata dal bravo Lorenzo in condizioni caotiche, nella piccola tenda che ospita cucina e tavoli. Dopo cena una parte del gruppo va a scaldarsi in piscina.

Io e Susanna non ne abbiamo voglia, preferiamo fare due passi e fermarci a bere una buona birra  al GAMLI BAERINN BISTROT: è qui che abbiamo la fantastica idea di fare forca domani per crogiolarci in piscina tutto il giorno! Solo al pensiero andiamo a dormire più serene. Pazienza se salteremo l’escursione alle cascate DETTIFOSS, per l’appunto le più grandi d’Europa, e la visita di ASBYRGI.

 

Che bella giornata di totale relax! Niente levataccia, colazione al Bistrot con la torta di cioccolato e un buon cappuccino, una bella passeggiata fino alla piscina per un meraviglioso bagno baciate dal sole nei MYVATN NATURE BATHS, pranzo con insalata greca, salmone e birra, poi di nuovo in acqua, che meraviglia… Per tornare al campeggio camminiamo attraverso i neri campi di lava e giunte sulla strada accettiamo un passaggio da una simpatica coppia inglese.

Aspettiamo il gruppo per un po’. Non ricevendo risposta ai messaggi inviati ci avviamo per andare a cena al nostro Bistrot perché abbiamo fame. Lasciamo un bigliettino in tenda a Caterina.

Precisi! incrociamo il gruppo al supermercato. Caterina, Lorenza ed Andrea si uniscono a noi. E’ decisamente un posticino molto gradevole. Soprattutto la temperatura!

 

Sveglia presto, smontaggio tende, colazione e partenza. Il viaggio è lungo e la strada è intervallata da guadi che mettono alla prova i nostri prodi autisti e i pulmini. Solitamente è Teresa a affrontarli per primo, a seguire Matteo con ovazione post-guado.

Ci fermiamo per andare a vedere il bellissimo cratere dell’ASKJA dove, volendo, è possibile fare il bagno nelle sue calde acque turchesi. Ma da dove si scende?!

Fa freddo e pioviggina. Luciano ha le scarpe bagnate, è demoralizzato e vuole disdire il trek dei tre giorni per venire con noi all’isola. Secondo me fa bene, mi pareva proprio una follia senza equipaggiamento adeguato. E così il gruppo degli isolani aumenta: saremo in undici.

Le nuvole basse sembrano toccare l’orizzonte.

Il rifugio KVERKFJOLL è molto bello. Vi si arriva attraversando un paesaggio lavico affascinante. Sembra lunare, tutto nero a scalare in varie sfumature di grigio. Cinquanta? Forse.

Il rifugio è giallo. Consta di un nucleo centrale con tre capienti camerate, cucina attrezzata e grande sala da pranzo. I bagni sono esterni in un altro edificio.

Nel sottotetto, la nostra camerata conta ben 24 posti letto disposti sui due lati lunghi. Praticamente ci sono due pedane di legno con i materassi uno di fianco all’altro.

 

Credo che oggi sia lunedì. Io e Susanna ce ne restiamo a letto mentre una parte del gruppo va a fare una ramponata sul ghiacciaio e l’altra va a vedere una grotta. Io risistemo i bagagli che non capisco più cosa e dove ho le cose, poi mi metto a disegnare soddisfatta del risultato.

 

Ogni giorno i paesaggi sono sorprendentemente sempre diversi. Della giornata odierna merita una citazione lo squisito pesce al forno con patate preparato per cena da Luciano.

 

Con una nuova lunga traversata, accompagnata da diversi arcobaleni e inframmezzata dai guadi, raggiungiamo EYJOLFSSTADIR I FOSSARDAL, una bella casina dal tetto rosso in posizione isolata. C’è il sole! Festoso aperitivo in giardino con birra e popcorn fatti al microonde.

Dopo la buona cenetta approntata dal nostro Chef Lorenzo, davvero bravo a preparare per tanti, velocemente e con quel che c’è, ci rilassiamo con un gioco a carte condotto da Fabrizio. E’ una fortuna non essere andati subito a letto. Verso l’una e mezza di notte Andrea, che probabilmente è fuori a fumare, si affaccia in casa e col suo fare imperturbabile annuncia “secondo me c’è l’aurora boreale”. Per un secondo, forse due, nessuno respira in un silenzio improvvisamente irreale…

Poi il boato! Ci alziamo dalle sedie contemporaneamente come sollevati da un bottone d’espulsione e ci precipitiamo all’esterno della casa inciampando nella fila di scarpe parcheggiate nell’ingresso. Luciano si è bloccato sulla porta… Ma che fa??! Gigioneggia ripetendo “..c’è l’aurora boreale…” Lucianooooooooo!!! Esciiiiiii!!!! Con uno spintone lo butto fuori e mi unisco agli altri che sono già col naso per aria.

 

“VEDO LA LUCE!” come dice Lorenza sempre fiduciosa di vedere il sole nelle giornate nebbiose. SIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!! L’AURORA BOREALEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!

Che gioia! Che magia! Che fortuna! Fortuna che eravamo ancora svegli, fortuna che Andrea era fuori e l’ha vista, fortuna di essere in un posto sperduto senza luci proprio quando c’è la luna nuova, fortuna che per una volta tanto il cielo è terso. Come pazzi ci mettiamo ad urlare, saltare, piangere, ridere. Andrea, calmo col suo cicchino in bocca, ha già piazzato il cavalletto per fotografarla.

L’emozione ci ha fatti uscire in pigiama e ciabatte. Realizziamo che fa davvero freddo. Corriamo in casa a prendere i piumoni dei letti. Ci rinvoltiamo a coppie. Nel prato davanti a casa, così conciati sembriamo tanti ET, ma completamente fuori di testa. L’Aurora Boreale che vediamo è verde, si muove, ci rapisce. Quando il movimento della luce si esaurisce restiamo imbambolati: E’sparita. Rientriamo in casa esaltati e contagiati da una strana inquietudine, abbiamo il dubbio che possa ripetersi. Vorremmo vegliare. Potremmo fare dei turni..

L’euforia scatta nuovamente quando sempre Andrea ci informa che è tornata. Borda di nuovo fuori! L’Aurora Borealeeeeeeeeeeeeeeeee!!! Che fenomeno straordinario!

 

Sono talmente tante le cose da fare che mi è impossibile dedicare del tempo allo scrivere.

Scarpinate e cascate? Cascate e scarpinate! E soste informazioni ai Visitor Centre, un must del nostro itinerario, perché laddove ce n’è uno è nostro! Nei Visitor Centre si trovano opuscoli della regione, mappe, orari dei bus, piccoli musei e addetti alle informazioni/prenotazioni. Quello di HOFN però non risulterà efficiente, continuate a leggere e scoprirete perché.

 

Disdiciamo il giro in barca nella baia di JOKULSARLON perché piove. Dalla spiaggia ammiriamo comunque gli iceberg che, ammassati, galleggiano nella baia e le foche che vi sguazzano.

Devo dire che mi aspettavo di più da questo posto. Avevo immaginato iceberg enormi e raminghi in un’atmosfera catartica. Mi sa che dovrò andare in terra Antartica per vederli così, oppure in Groenlandia. E poi c’è tanta gente. Comunque, nonostante il brutto tempo, gli iceberg hanno dei bei colori che vanno dal bianco all’azzurro intenso con striature grigie e nere.

Battiamo in ritirata. Piove troppo.

A HOFN dormiamo in una sorta di scuola, con tante camere, una bella cucina e un grande salone per mangiare. Andrea ha trovato una docking station per il cellulare e ascoltiamo la sua selezione musicale: Beastie Boys, Beatles.. Grace Jones.. il potere evocativo della musica.. che bei ricordi…

 

Ci svegliamo con un debole sole ma sufficiente per tornare alla baia di Jokulsarlon, anzi alla spiaggia nera dove gli iceberg scendono fino al mare. Foto a randello.

Allo SKAFTAFELLSJOKULL ci sono vari sentieri. Scarpinata dei più fino alle cascate. Io vado con i compagni di merende a vedere il ghiacciaio poi ci rilassiamo al bar aspettando gli altri.

Quando tornano sta piovendo. Al Visitor Centre di Kirkju (abbrevio perché è un nome lunghissimo) ci dicono che per domani sia la strada che va ai CRATERI DEL LAKI che quella per LANDMANNALAUGAR sono impraticabili per via della pioggia.

A Kirkju è previsto di dormire due notti in campeggio. Siccome continua a piovere cerchiamo una soluzione ma al Visitor Centre ci confermano che non c’è un alloggio economico nel giro di parecchi chilometri. Il più vicino, e non è vicino, è in una catapecchia già valutata e scartata.

Ed ecco cosa è successo a Hofn. Per evitare il campeggio, al Visitor Centre di Hofn Susanna ha prenotato un albergo a Kirkju per sé, Caterina, Lorenza e me. Peccato che il ragazzo del Visitor Centre abbia fatto casino con la prenotazione. All’Hotel Laki risultava per ieri e per una sola notte, non per due notti da stasera, ed ora è tutto pieno. Secondo me hanno dato via la camera e ciao. Susanna è incavolata nera. Io solo per principio tornerei a Hofn per strangolare quel bischero ma, col senno di poi (Comunità) e anche per non condizionare il proseguo del viaggio con il resto del gruppo, sono invece proprio contenta (Susanna non volermene).

Il tempo passa, la pioggia persiste e siamo ancora al Visitor Centre a ragionare.

Non potendo andare ai crateri è inutile restare a Kirkju. Tanto vale modificare i piani e portarci avanti. Valeria, dopo una serie infinita di telefonate, trova alloggio vicino Vik in una Comunità.

Luciano recupera la sua giacca gialla al campeggio dove dovevamo dormire e dove è stata spedita dai gentili gestori dell’Ostello di Akureyri. A quanto pare, a sua insaputa, qualcuno l’aveva sbarcata dal pulmino con i bagagli ed era rimasta lì.

Siamo tutti eccitati all’idea di dormire in una Comunità. Chissà che cos’è. Sarà un centro di recupero per tossicodipendenti? Una confraternita religiosa? Una comunità Hippy? Niente di tutto ciò. Si tratta di un edificio adibito ad attività ricreative di un paesino situato fuori VIK.

C’è un enorme stanzone con un palco con tanto di sipario. Il pavimento di entrambi è di legno. Ci sono i bagni ma non le docce. Spostiamo i tavoli per allestire il dormitorio nella sala grande.

C’è l’impianto stereo! e noi abbiamo i CD. Scatta il party mentre posizioniamo per terra i materassini e i sacchi a pelo. Il cuoco e gli aiutanti sono già all’opera per il desinare, la tavolata viene approntata sul palco. Lorenzo si impossessa del microfono e annuncia di mettersi a tavola snocciolando il menù. Una partita a Scala Quaranta conclude la serata.

 

A REYNISFIARA visitiamo la spiaggia nera più bella del mondo, le sue caverne e i suoi faraglioni. L’aria è brumosa, la pioggia da fine si fa intensa, un attimo dopo torna ad esser leggera ed esce l’arcobaleno. I sassi neri della spiaggia, rilucenti e seducenti, si perdono in mare. Le onde sono impennate dal vento. Puntatina alla riserva naturale DYRHOLAEY, altre scogliere, un bel faro, altre cascate. Le cascate non mancano mai.

Pranziamo alla Comunità poi facciamo una capatina al Visitor Centre, non avessimo a perderne uno, per organizzare le giornate future dei sottogruppi. Ridefinito il tutto si va alla piscina comunale, per scaldarsi e per lavarsi nelle docce visto che alla Comunità non le abbiamo!

Il buon Pier compra una bottiglia di rum al VINBUDIN (gli alcolici si trovano solo in questi negozi). A cena lo offre al gruppo per fare dei Cuba Libre. Ma non basta per ricreare l’armonia della sera precedente. Alla vigilia della prima separazione viene fatta la spartizione della cassa cucina, dei bagagli sui pulmini e i trekkers vengono coinvolti in un ultimo briefing sull’equipaggiamento. Allora buonanotte.

 

Al mattino presto parte un primo pulmino con coloro che vogliono avere l’opportunità di vedere le isole Vestmannaeyjar prima di partire per il trek. Noi altri partiamo con calma, torniamo alla spiaggia nera per vederla senza pioggia ma a mio avviso è meno impressionante, poi andiamo a SKOGAFOSS dove ci sono delle belle cascate. Una bella camminata porta fino ad un ponte tibetano, che tibetano non è. Io non ci sono arrivata perché quando ha cominciato a piovere sono tornata indietro. Ho anche avuto fortuna incontrando Justin, un ragazzo americano dagli occhi da perdercisi dentro, con cui ho condiviso il percorso di ritorno!

A SELJANDFOSS c’è un’altra cascata famosa, quella che si può aggirare camminandole dietro. Bagnandosi completamente ovvio. Le mantelle e i pantaloni da pioggia qualcosa riparano. Ma c’è un’altra cascata anche più spettacolare a 300 mt sulla sinistra da questa. Si tratta di GLJUFRABUI, vi si accede inoltrandosi in mezzo alle pareti rocciose seguendo il fiumiciattolo. Lo spettacolo è scenografico: l’acqua della cascata cade da un’apertura circolare che sovrasta le nostre teste. Un raggio di sole accende il fogliame circostante di un verde abbagliante. Magnifica.

Intorno alle sette di sera torniamo a prendere gli isolani che sbarcano felici dal traghetto. Hanno apprezzato l’escursione e avuto un sole stupendo. Ci rimescoliamo e separiamo nuovamente. Per fortuna abbiamo uno dei quattro autisti autorizzati con noi: il mitico Luciano!

Ceniamo a HVOLLSVOLLUR all’ELDSTO’ ART CAFE’ / POTTERY / GUESTHOUSE, un “ristorantino” alla maniera di Avventure, anche un po’ di più! poi proseguiamo 8 km sulla strada 261 fino al B&B di HUSDUR, carino e confortevole dove ci fanno fare una lavatrice gratuita.

 

Colazione presso una vicina struttura dotata di cucina e partenza. Il nostro programma è soggetto alle condizioni delle strade perciò decidiamo di andare nella valle di PORSMORK con il bus 4WD della SBA che parte da SELJANDFOSS (4.000 ISK a tratta). Il bus sobbalza parecchio nel percorrere il tragitto tortuoso e ricco di guadi attraversando scenari che regalano meravigliosi panorami. Con un trek breve ma su un sentiero ripido saliamo al VALAHNUKUR, un picco panoramico che ci regala una visione a 360 gradi grandiosa. L’aria è profumata… sa di frutti di bosco… ma sono le caramelle di Daniela! Ogni tanto ne tira fuori una, ma quante ne ha portate?

Piove ma ci stiamo facendo l’abitudine.

Basar è dall’altra parte della nera immensa distesa di lava e i tempi sono stretti. Decidiamo di aspettare, mangiando un panino, che riparta il bus da HUSALADUR.

Recuperati i nostri pulmini torniamo sulla 261 e ci spingiamo fino alla casa incantata delle fiabe.

FLJOTSDALUR, affiliata alla catena Hostelling International, gode di una bella posizione circondata da un giardino meraviglioso pieno di fiori. C’è un enorme BBQ, la serra con le verdure e una Hut nel prato con la doccia che funziona portando e versando un paio di secchi d’acqua calda in una specie di imbuto. Un capolavoro di bricolage. La casa è in buona parte restaurata. Il salotto contiene centinaia di libri e riviste sulle diverse curiosità della nazione ordinatamente raccolte per argomento nei contenitori contrassegnati da una pecora.

 

Peccato dover venir via da questo posto magico ma se vogliamo vedere anche noi LANDMANNALAUGAR dobbiamo partire presto. Il bus parte da Hella alle 9.35 ma col pulmino si arriva serenamente fino al Laurabakki Hotel dove il bus passa alle 10.00.

Giungiamo a Hella presto perciò tiriamo avanti fino a LAURABAKKI. La gentile proprietaria dell’Hotel ci informa che la strada 225 non è percorribile per via dei guadi ma salendo sulla 26 e proseguendo sulla 208 non ci sono problemi, è solo più lunga. A questo punto, fatti due conti, decidiamo di andarci in pulmino.

Per arrivare a Landmannalaugar impieghiamo complessivamente tre ore incluse le soste. Rispetto alle cartine distribuite al Visitor Centre la strada è asfaltata fino a Sigolduvirkjun. Passato l’ingresso nella Riserva Naturale di FJALLABAKI c’è un bel lago dentro un cratere.

Al LANDMANNALAUGAR non ci aspettavamo di trovarci il mondo. Il parcheggio è pieno di auto, c’è una distesa di tende, una struttura con bagni e docce a pagamento, tavoli da picnic, il rifugio e soprattutto tanta gente. C’è pure lo store/bar all’interno di grossi pulmini verdi.

Gli allenati vanno a farsi una camminata per ammirare i particolari colori di queste montagne, noi inconvertibili goderecci invece ci immergiamo nel caldo fiume dalle acque geotermali. E’ un’esperienza insolita, l’acqua arriva davvero molto calda, c’è da scottarsi!

Quando arriva una comitiva di spagnoli finisce la pacchia e la cacofonia diventa insopportabile.

Per godere appieno questa meraviglia della natura sarebbe utile avere i tappi per le orecchie!

Alle quattro facciamo dietro front. All’HI Hostel di SELFOSS (www.bandb.is) ritroviamo il resto del gruppo reduce dal primo trek. Pier, Marta e Lorenza ci raccontano di essersi imbattuti in una tormenta di nebbia e neve. La vera epopea è stata quella notturna nel rifugio dove sono giunte persone spersesi per la scarsa visibilità.

 

Come programmato il gruppo si separa in tre direzioni ed ecco il nostro programma.

Da Selfoss prendiamo il bus nr 52 fino a LANDEYJAHOFN, da qui ci imbarchiamo sul traghetto della HERJOLFUR (www.herjolfur.is) attracchiamo su HEIMAEY, l’unica isola abitata delle VESTMANNAEJAR.

Lasciamo i bagagli all’HOTEL VESTMANNAEYJAR, accanto all’EINSI KALDI Restaurant.

Prima ricognizione nell’area del porto e della collina ci conduce alla bella STAVE CHURCH.

L’esterno della Chiesa è nero, bruciato dalla lava. Un corridoio separa la struttura esterna da quella interna che è stata interamente ricostruita con legno nuovo. Dal FARO ci si affaccia sulla baia. Tira un vento micidiale, così forte che non riusciamo a camminare.

Si mette a piovere perciò decidiamo di visitare il nuovissimo MUSEO ELDHEIMAR (www.eldheimar.is). Questa incredibile isola ha infatti due vulcani e nel 1973 c’è stata un’eruzione pazzesca che ha ricoperto la città di lava. Viene infatti chiamata la Pompei del Nord. Nel museo c’è una casa distrutta dalla lava oltre a numerose foto e filmati. Le immagini sono sconvolgenti e le testimonianze toccanti. L’atmosfera è resa ancora più grave dai suoni che vengono riprodotti. Le audioguide si attivano da sole nei vari punti.

E’ grazie a questo Museo che possiamo apprezzare appieno l’isola, perché reinterpretiamo ogni suo angolo immaginandolo devastato dalla lava. Frequenti sono le lapidi che segnalano che qualche metro sottostante c’è sepolta una casa. Fa veramente effetto.

Con un volo EAGLEAIR arriva Fabrizio da Reykjavik City dove ha riconsegnato uno dei due pulmini. Io e Andrea andiamo a riscontrarlo al piccolo aeroporto isolano. Ora che ci siamo tutti e undici possiamo decidere dove andare a cena. Al GOTT! Già il nome è tutto un programma perché significa GOOD. E infatti buono è! Ci deliziamo il palato con un merluzzo freschissimo, adagiato su una patata dolce che assomiglia a zucca gialla e ricoperto da un gratin di pane ed erbette. Meraviglioso connubio.

 

Secondo giorno ad Heimay. Ognuno se ne va dove gli pare in totale libertà.

Io Caterina e Susanna cerchiamo un posto carino da prenotare per cena perché desideriamo tutti festeggiare Lorenza che compie gli anni. Approfittiamo anche dei saldi per fare shopping mettendo a soqquadro un negozio dal quale usciamo proprio soddisfatte. Cosa abbiamo comprato? Dei bellissimi stivali (per soli 1000 ISK, neanche 7 euro!), dei pantaloni e delle magliette carinissime. Spesa complessiva a testa 3.500 ISK. SALDI VERI!

Poi facciamo una camminata fino alla sommità del cratere dell’ ELDFELL. E’ incredibile che dopo 40 anni il terreno sia ancora caldo! C’è chi si è portato i marshmallows e li cuoce col calore.

I colori del cratere sono intensi e variano dal rosso al nero al giallo. Raccolgo un pezzo di lava da portare a mia sorella che è nata l’anno dell’eruzione. All’orizzonte l’isola di SURTSEY e a perdita d’occhio il mare, oggi placido.

Sarebbe anche l’ora di pranzare.. sono quasi le tre! Ci gratifichiamo da FISKIBARINN il Fish&Chips dell’isola che sembra una gioielleria del pesce. Il locale è ordinato, pulito ed il pesce è spettacolare. Prendiamo cose diverse per assaggiare di più. Aringa marinata nella cipolla (talmente buona che ancora mi viene l’acquolina in bocca se ci ripenso), aringa alla cannella, pesce gatto e  trota salmonata cucinati espressi e serviti in padella con riso, verdure e patate (2.200 ISK a testa). FISKIBARINN numero uno!

A cena ci riuniamo agli altri e festeggiamo una raggiante Lorenza che non si aspettava di farlo in un ristorante così bello! Siamo sul porto allo SLIPPURINN (www.slippurinn.com). Il personale è così gentile che, a sorpresa, le offre una porzione di dolce servendoglielo con tanto di candeline!

 

Riprendiamo il traghetto e con un bus raggiungiamo REYKJAVIK per trascorrere gli ultimi tre giorni di viaggio nella capitale. Il City Hostel distante circa 3 km dal centro è un ostello funzionale, un po’ caotico nell’area bagni. Ha anche un’area campeggio.

 

Senza legami ognuno si crea il proprio programma su misura. C’è chi va a vedere le balene con un’escursione organizzata, chi va alla Laguna Blu. Io, con Andrea e Luciano, mi esploro la città.

Reykjavik è indecifrabile. Rispetto a tutto ciò che abbiamo visto è grande, con tante case, ma non casermoni, negozi di souvenir e maglioni di lana (www.handknit.is), ristoranti, locali fashion, bar dal gusto bohemien, l’affascinante zona portuale, i musei e l’HARPA, che da sola vale la sosta in questa città.

Visitiamo il MUSEO MARITTIMO e la nave guardia costiera ODINN, la slanciata Chiesa moderna HALLGRIMSKIRKJA, il Museo di Arte Moderna (bello l’interno che sembra un carcere).

L’HARPA è una costruzione, prepotente, seducente, fotograficamente interessante e divertente, di giorno nei suoi interni, di sera quando si illumina colorandosi di rosso e di verde.

I caffè di Reykjavik sono un pellegrinaggio, per trovare conforto, calore, una buona fetta di torta, un cappuccino. Dalle ampie finestre della STOFAN KAFFIHUS osserviamo il via vai gustando una buona birra EINSTOK Pale Ale. Nel colorato Cafe BABALU c’è un’ottima selezione di dolci. Da IDA ZIMSEN il caffè si beve in libreria contornati da tantissimi oggetti e giochi (in vendita).

Una leggenda che ha disatteso le mie aspettative: il SEA BARON (SAEGREIFINN) decantato dai viaggiatori nei forum e sulle guide. Il fondatore era un pescatore a cui alcuni forestieri chiesero se poteva preparar loro del pesce. Da qui l’idea di acquistare una griglia e mettere dei tavoli nel locale dove stivava le casse di pesce. E poi fu il business. Oggi il locale è gremito, gli spiedini di pesce sono sempre invitanti ma non c’è confronto con il FISKIBARINN di Heimaey.

Invece un must imperdibile è l’HAMBORGARA BULLAN.

Siamo fortunati perché è il 22 agosto, il Giorno (e la Notte) della Cultura, perciò c’è movimento e tanta gente per la strada. Oltre alla Maratona ci sono stand / esibizioni / dj set / concerti / mostre. Al ritmo di un’irresistibile musica Funky mi metto a ballare per strada. Non verrei più via. Neanche dal raduno delle moto, non solo Harley, particolarmente vivace e roboante.

Piove e ciò nonostante la città pullula dei suoi abitanti che, come se fossero sbucati fuori dalle loro tane, non si perdono questo giorno speciale. I bambini sono tantissimi, bravi, nessun pianto, nessuna bizza. Saltano nelle pozzanghere, sono fradici e si divertono. Nessuna mamma italiana avrebbe lasciato i figli bagnarsi completamente sotto la pioggia. Anche noi siamo inzuppati d’acqua ma cerchiamo di non farci caso anzi, finalmente stabiliamo un contatto con questa popolazione, comportandoci come loro. Non ci buschiamo neppure il raffreddore.

Da appassionati fotografi ad eguale, Andrea ed io regaliamo a Pier che compie gli anni una bella foto in bianco e nero di Ari Sigvaldason: in cima ad una strada in salita c’è un cartello posto esattamente al centro del bivio con una freccia e sotto all’indicazione stazionano ammassate delle pecore. Un’immagine che condensa il nostro viaggio.

 

 

Ringraziamenti speciali in ordine alfabetico:

 

ad Andrea per la foto dell’Aurora Boreale e per aver condiviso il piacere delle torte di cioccolato in una serie infinita di bar

 

a Caterina e Marta per aver viaggiato ancora una volta insieme

 

a Luciano per aver fatto la differenza in questo viaggio

 

a Pier per aver apprezzato le mie foto e i miei CD sul pulmino

 

a Susanna per avermi permesso di tirare il fiato

 

 

TAKK FIRIR

 

UNO DUE TRE QUATTRO… GIRO!

 

 

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