Marrakech

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MARRAKECH

Periodo : fine marzo 2011

Durata : 4 giorni

Tipologia : fai da te

 

 

Mercoledì 30 marzo

Con un volo RYANAIR da Bologna atterriamo a MARRAKECH alle otto del mattino. C’è il sole. Con un minivan color oro ci facciamo portare nel cuore della Medina e passando lungo il lato esterno delle mura rosse della città vediamo la Koutoubia, le palme, tanta gente e tanto traffico. In Place Larousse scendiamo e scarichiamo i bagagli. Col mezzo è impossibile addentrarsi oltre. Sopraggiunge prontamente Fatima, un’avvenente giovane donna marocchina e senza velo, che parla spagnolo e ci fa strada attraverso i vicoli del Quartiere Larousse, riparati dal sole dalle tettoie di cannicciato, fino al Riad. Ndr non cito il nome perché è una casa privata dove siamo state ospitate. In casa pronta ad accoglierci c’è Nofisa, una sorridente donna dall’aspetto dolce, vestita in maniera tradizionale. Il Riad, attentamente restaurato ed arredato con eleganti tipiche suppellettili, ha un patio in fondo al quale c’è una fontana, sui lati e sotto gli archi ci sono dei sontuosi divani e con piccoli tavoli, ovunque sono sparsi petali di fiori, alzando lo sguardo si vede il piano superiore dove si trovano le camere. La luce proviene dall’alto attraverso un lucernario. Ci  viene offerto un meraviglioso tè alla menta accompagnato da fini pasticcini nei quali prevale la pasta di mandorle. Siamo estasiate. Ci vengono mostrate tutte le camere di cui abbiamo piena disponibilità, se vogliamo anche di una camera per ciascuna, ma non vogliamo approfittarcene troppo perciò scegliamo due stanze da occupare in coppia Cinzia con Cristina e Sara con me. Sono tutte confortevoli, curate nei minimi particolari e pulite. Il letto è alla francese. Salendo le scale c’è un ulteriore piano che accede al tetto dove si apre un’ampia terrazza, arredata con divani e un tavolo riparati da un gazebo, sedie a sdraio e l’Hammam. Ci sembra di essere state catapultate in un sogno e ci sentiamo delle Principesse. Anche se abbiamo dormito veramente poco la voglia di scoprire Marrakech è tanta perciò iniziamo subito l’esplorazione. Sono le 11.00.

Accompagnate da Fatima facciamo una lunga passeggiata fino a PLACE JEMAA EL-FNA, punto focale della città, cercando di memorizzare la strada ed ogni svolta. E’ facile! dice Fatima. Staremo a vedere quando dovremo tornare indietro, per arrivarci ci siamo distratte guardando ogni bottega. Un metodo formidabile è scambiare due parole con l’immancabile bottegaio che all’angolo di ogni svolta vi ha già notato e catalogato come nuovo arrivo. Anche se non comprerete niente il negoziante vi memorizzerà come potenziale acquirente e quando vi ritroverete al bivio e non ricorderete quale diramazione prendere sarà lui a riconoscervi e ad indicarvi la direzione dalla quale siete venuti. Meglio delle briciole di Pollicino! LA PLACE, come viene semplicemente chiamata PLACE JEMAA EL-FNA a Marrakech, è immensa. La mia memoria corre indietro nel tempo e risale fino al 1989, quando la vidi per la prima volta ed aveva ancora la terra battuta, tutto era polveroso e gli odori erano molto forti. Ora è pavimentata da betonelle e tutto è ordinato, anche il caos dei vari personaggi folcloristici. Lungo il perimetro della piazza ci sono negozi, locali e ristoranti con terrazze per una vista dall’alto. Intorno a mezzogiorno arrivano i banchi stracolmi di arance dei venditori di spremuta, quelli ricolmi di frutta secca, datteri, albicocche disidratate e altra frutta spettacolare. Poi inizia il montaggio delle strutture per allestire i ristoranti che lavorano a ritmo continuo dall’imbrunire fino a mezzanotte, ognuno con il proprio banco espositivo, il proprio barbecue per cucinare il cibo e le proprie tavolate che i commensali condividono. I ristoranti sono numerati e passandoci accanto ogni cameriere cerca di attirarvi nel proprio ristorante urlando il suo numero, se non per subito per dopo, più tardi? domani!

Salutiamo Fatima e da sole scendiamo verso sud lungo RUE ZITOUN EL-JEDID per andare a mangiare in PLACE DES FERBLANTIERS nell’omonimo ristorante consigliato sulle guide e dai viaggiatori sui vari siti, decantandone la freschezza delle materie prime che arrivano dal vicino mercato alimentare. Se il mercato di cui si parla è quello coperto noi non siamo riuscite a visitarlo perché il puzzo che si sente già davanti all’ingresso è rivoltante e il Restaurant de Place des Ferblantiers non è certo degno di nota, il menù è piuttosto banale e niente di trascendentale. Comunque ci sediamo ad uno dei tavolini e mangiamo delle brochettes con verdure e una zuppa di lenticchie (questa buona). Il DAR SI SAID è chiuso, apre alle tre come tutti i musei, ma per gentile concessione del guardiano, e senza nulla pretendere che il pagamento del biglietto d’ingresso, entriamo ugualmente e abbiamo così la possibilità di godercelo in santa pace. Come tutti i Palazzi di Marrakech riserva angoli di pura bellezza architettonica, ogni stanza è un gioiello, ogni particolare è arte, armonia, raffinatezza. Non si può infatti dire che ci sia un Palazzo che non valga la pena vedere o che uno sia più bello di un altro. Ognuno colpisce per qualcosa di diverso ed interessante. La MAISON TISKIWIN è un discorso a parte. Innanzitutto non è un Palazzo ma una casa-museo che è stata abitata da un viaggiatore europeo che ha esplorato l’area sahariana e sub-sahariana fino al Mali collezionando oggetti di notevole interesse antropologico. Se siete amanti di usi e costumi dei popoli non perdetevela. Alle quattro del pomeriggio siamo letteralmente bollite. Saliamo sulla terrazza di un bar che si affaccia sulle Tombe Saadite a bere un tè alla menta avvistando i mostri primi nidi di cicogne. Alle cinque andiamo all’HAMMAM LES BAINS DE L’ALHAMBRAwww.lesbainsdelalhambra.com , email contact@lesbainsdelalhambra.com – dove abbiamo prenotato un massaggio. L’ambiente è illuminato dalle fievoli luci di lampade colorate. Regna il silenzio. Veniamo condotte in un angusto spogliatoio dove ci sono dei piccoli armadietti con la chiave in cui troviamo accappatoio e ciabatte di spugna e dove lasciamo le nostre cose. Come indicatoci all’atto della prenotazione indossiamo un costume da bagno. Ci introducono nell’Hammam vero e proprio, una piccola stanza dalle pareti calde e nere dove, dopo aver tolto ciabatte e accappatoio, veniamo invitate a sederci e prese a secchiate d’acqua calda da una robusta ragazza che ci insapona col famoso sapone nero all’eucalipto, un’informe poltiglia nera scivolosa che vende ogni erborista di Marrakech. Poi ci lascia da sole a sudare, con il corpo impiastricciato da questo sapone e con una maschera sul viso di ghassoul aromatizzata alle sette piante. La ragazza rientra accompagnata da un’altra collega ed inizia la seconda fase a cui vengono sottoposte per prime Cristina e Sara. Si tratta del gommage col guanto (abbiamo notato che per ogni cliente viene usato un guanto nuovo) ma è talmente energico da rasentare la strigliatura e ad ogni lamento delle nostre amiche le ragazze ridono prendendoci in giro ed aumentando la forza con cui grattano la pelle, quasi sadicamente. Mentre Sara urla (il silenzio nell’Hammam non regna più) io e Cinzia siamo sconvolte dallo spettacolo nonché consce che tra poco toccherà a noi. Mi offro volontaria per andare sotto tortura dalla ragazza più aggressiva e mentre mi strina la pelle, che brucia come se ci passasse il fuoco, resto immobile ad occhi chiusi con un sorriso beato stampato sul viso. Al che Cristina mi chiede incredula “ Charlie, ma non senti male? ” rispondo “Certamente! Ma non gliela darò mai la soddisfazione di sentirmi lamentare” infatti dopo un po’ diminuisce la pressione. Di fatto, sentiti vari pareri post trattamento, pare che vada fatto proprio così e che quindi siano state brave! Dopo un risciacquo sommario con ulteriori secchiate d’acqua ci facciamo la doccia che è sempre lì nel mezzo della piccola stanza dell’Hammam. Usciamo con l’accappatoio addosso e veniamo condotte in una bella stanza dagli alti soffitti di legno nella quale sono allineate diverse confortevoli sdraio. Ci viene servito un tè alla menta e fatto un massaggio ai piedi. Il viso viene rilassato utilizzando un rullo freddo. Dopo un po’ di relax ci portano al piano superiore per il massaggio che dura un’ora ed è altamente professionale. Usciamo rinnovate (la pelle di sicuro!). Dirigendoci verso casa ci fermiamo alla PLACE per cenare da AICHA al Banco nr. 1 con gamberi, totani e verdure. Riconosciuta la strada per il Riad grazie al contributo mnemonico di ognuna di noi andiamo a dormire sprofondando in un sonno ristoratore.

 

Giovedì 31 marzo

Sabah Al-khìr! Buongiorno! Nofisa ha imbandito la tavola per la colazione e ha cucinato delle specie di piadine fantastiche da spalmare con burro e marmellata. Ci sono anche croissants, succo d’arancia, caffè, latte, tè. Il programma della giornata prevede l’esplorazione del quartiere dei  SOUQ. La nostra idea è partire da quello dei conciatori e poi seguire il percorso proposto dalla Guida Itinerari d’Autore della Lonely Planet in senso orario. Fatima ci accompagna fino alla Moschea Ali Ben Youssef e poi ci affida ad un ragazzo incaricato di accompagnarci giusto fino lì. Arrivate alle Concerie veniamo subito “prese in carico” da un altro ragazzo che, dopo averci fatto infilare delle foglie di menta nelle narici, ci spiega la lavorazione delle pelli dei vari animali mostrandoci i bacini pieni di cacca di piccione e altre sostanze in cui vengono immerse. Uscite dalle Concerie ci porta nel negozio di un abile commerciante che ci mostra il prodotto finito ovvero borse, puff, babbucce e vari oggetti di pelle. Mentre ci viene offerto il consueto tè ci fa vedere anche i tappeti che dice di barattare sulle montagne con le pelli. Dopo aver contrattato compriamo alcune cose, io una collana e le babbucce, Cristina uno specchio, Cinzia un puff per il suo salotto. Usciamo soddisfatte ma consapevoli di aver pagato troppo. Per questo motivo non diamo un centesimo alla “guida” della conceria, vada a chiedere la sua parte al mercante! Il ragazzo incaricato da Fatima si ripresenta appioppandosi e pretendendo un compenso. Gli diamo qualcosa solo per mandarlo via, ma non quanto vorrebbe lui. Ci rechiamo lungo la strada principale che dal nostro quartiere porta alla PLACE dove ci sono i FONDOUK, specie di caravanserraglio con un ampio cortile, in uno dei quali notiamo la grande bilancia dai piatti quadrati che utilizzavano per pesare le mercanzie, con al primo piano le camere per i mercanti delle carovane di passaggio. Ora ospitano degli artigiani. Poi troviamo le indicazioni per DAR CHERIFA, il primo caffè letterario di Marrakech, che si trova in fondo ad una serie di vicoli. Qui ci concediamo un pranzo delizioso. Il DAR CHERIFA è una vera oasi di pace e serenità, le prelibatezze culinarie fanno da complemento a ciò che ci circonda, una meraviglia da guardare e godere. Ci servono le tradizionali olive e salse che aprono il pranzo poi una omelette accompagnata da cose particolari tipo la zucca sfilacciata con miele sesamo e cannella e la melanzana arrotolata con l’interno di pasta di mandorla. Ogni boccone è un sospiro di piacere. Dopo questa piacevole e prolungata sosta riprendiamo il giro dei  SOUQ. Troviamo il SOUQ SEBBAGHINE dove ci sono i tintori e le lane appena tinte che asciugano al sole sui tetti e poi ci lasciamo trasportare da ciò che attira la nostra attenzione da un Souq all’altro in mezzo a lampade, babbucce, teiere, bicchieri, spezie, gioielli e souvenir di tutti i tipi. Facciamo qualche acquisto qua e là pensando sempre a non esagerare per via del solo bagaglio a mano sul volo di ritorno. Essendo ancora “nuove” abbiamo sempre qualcuno che ci si appiccica improvvisandosi guida. Solitamente è un bambino tra gli otto e i dieci anni o un ragazzotto sui quindici/diciassette. Mai bambine o ragazze, sempre maschi. Non dovrebbero essere a scuola? A questo giro c’è un ragazzino sui dieci anni che cerchiamo più volte di scacciare ma lui non molla la presa e con insolenza nega di capire il francese quando ribadiamo che non gli daremo “la pièce” (come viene chiamata la ricompensa richiesta) anzi urla nel suo italiano sgangherato che lo abbiamo costretto a stare con noi tutto il giorno e che per questo motivo gliela dovremo dare! Frattanto gira e rigira ci ritroviamo alla PLACE dove compriamo dei datteri da portare a casa. Anche se continuiamo ad ignorarlo, il ragazzino ci resta incollato fino a casa e non la intende di andarsene quando ci vede risolute a non dargli niente. Mossa a compassione Cinzia cerca qualcosa da regalargli e gli porge un pacchetto di chewing-gum. Il ragazzino prima svuota il pacchetto lasciando cadere per terra tutte le gomme e poi lo scaraventa in faccia a Sara. Cinzia, rimastaci male, si arrabbia col ragazzino che continua a sbraitarle contro. Io non faccio discorsi, acchiappo Nofisa che parla solo arabo ma che dai miei gesti e dalla concitazione capisce all’istante cosa sta succedendo, esce da casa, gira l’angolo e molla due sberloni al ragazzino sgridandolo e mandandolo via. Oh guarda un po’ che bella pièce ha rimediato insistendo ad importunarci! Nofisa racconta il suo intervento a Fatima che è costernata per questo comportamento purtroppo diffuso. Questa sera ceniamo in casa. La tavola apparecchiata è un incanto, dalla tovaglia alle argenterie e ai cristalli. A coronare tanto splendore Nofisa porta in tavola un fantastico cous cous di verdure e una tagine di pollo squisita. Per festeggiare la serata ci mettiamo a ballare, per la verità non avremmo mai pensato di farlo se non avesse cominciato Fatima incapace di resistere al richiamo del ritmo della musica proveniente dalla tv sintonizzata su un canale musicale. Nofisa ci fa da insegnante e noi ci impegniamo ad imitarla suscitando lo stupore delle nostre due amiche arabe. Nofisa, veramente senza fiato dal ridere, ad un certo telefona addirittura a suo marito per raccontargli cosa sta succedendo in casa! Non sembra ma la danza del ventre è tosta, dopo un po’ siamo esauste, ma ci siamo proprio divertite, soprattutto a guardare Nofisa ridere tanto.

 

Venerdì 1 aprile

Abbiamo a disposizione una meravigliosa terrazza nel Riad, perché non approfittarne? dopo colazione saliamo a prendere il sole sdraiate sui comodi lettini per un’ora e mezza circa. Di più non si può stare, fa caldo. Tra le meraviglie da visitare a Marrakech e vicina al nostro Riad c’è la MEDERSA ALI BEN YOUSSEF. Il biglietto di ingresso cumulativo consente anche la visita del MUSEE DE MARRAKECH e la KOUBBA ALMORAVIDE. La Medersa è una scuola coranica e si racconta che nel momento del suo massimo splendore nelle 130 celle, alcune addirittura soppalcate, ci fossero alloggiati ben 900 studenti con un solo bagno! Ci aggiriamo nel labirinto dei corridoi sui quali si affacciano le numerose celle. Il Museo di Marrakech è spettacolare, soprattutto il suo ampio cortile nel quale filtra una strana luce dorata. Dall’alto pende un enorme lampadario, nelle sale attigue ci sono pugnali, gioielli ed altri tesori d’epoca, le stanze dell’Hammam sono affascinanti.

La Koubba la guardiamo da fuori perché ormai siamo sature. Andiamo a curiosare nei negozi circostanti. Essendo venerdì (giorno di preghiera) c’è molta meno gente in circolazione, soprattutto gli accaniti ragazzini in cerca della pièce, abbiamo così finalmente la possibilità di goderci la città in tutta tranquillità. Un solo bimbo ci accompagna facendo finta di niente, quando ci fermiamo si ferma, quando ripartiamo riparte indicando la via. Allora in francese gli dico “guarda che se vuoi stare con noi devi darci la pièce!“ Frastornato, riflette un attimo e poi se ne va. Funziona! Non solo, di fatto cessano i fastidi. Forse sempre perché è venerdì anche i venditori sono più sereni, se entriamo mostrano le cose e contrattano, altrimenti ci lasciano guardare. Compriamo del sapone alla cannella e al rosmarino in una vicina SAVONNERIE ARTISANALE. Per pranzo abbiamo voglia di tornare al DAR CHERIFA. E chi ce lo impedisce? Oh come si sta bene in questo posto! Non arrivano neanche i rumori caotici della Medina, proprio come succede all’interno dei Chiostri delle nostre Chiese. La struttura è davvero bellissima, impreziosita dagli intarsi nel legno di cedro che riveste le alte mura. Al centro c’è un bacino d’acqua dove galleggiano dei petali di fiore (dove ieri ho infilato subito un piede perché invece di guardare dove mettevo i piedi ero a bocca aperta col naso per aria). Salendo delle scalette sul tetto c’è la caratteristica terrazza arredata con divani e tavolini per le ore meno calde. Con calma, fermandoci nei vari negozietti lungo l’ormai facile strada di ritorno, rientriamo al Riad e ci tiriamo a lucido per andare a cena fuori. Nofisa ci guarda ammirata e fiera come se fossimo figlie di cui essere orgogliosa. Per andare al Ristorante DAR ZELLIJ www.darzellij.com, vicino alla Moschea SIDI BEN SLIMANE, torniamo nella prima piazza del nostro viaggio, Place Larousse, dove incontriamo un omone alto che indossa una djellaba e un cappellino rossi che ha il compito di guidare, incolumi, i clienti al ristorante attraverso un infinito dedalo di vicoli. Vi assicuro che di sera ci si sente sicuri solo grazie alla sua esistenza. Il DAR ZELLIJ ha una struttura enorme, ricca e lussuosa. Nel suo cortile i tavoli sono posti all’ombra di alberi d’arancio, la sala grande interna ha un soffitto in legno di cedro intagliato e dipinto, di una bellezza al pari di quelli visti nei Musei. Dalla terrazza si gode un panorama mozzafiato. La cena è all’altezza dello splendore del posto. La tagine di pollo al limone è superba. Il dessert è superlativo. A fine pasto ci viene offerto un liquore dal gentile proprietario del ristorante. Torniamo al Riad scortate, fino alla porta di casa!

 

Sabato 2 aprile

Dopo colazione e la cura del sole in terrazza ci mettiamo in marcia. Vogliamo ritornare nei Souq. Ora che non abbiamo più l’incubo dei ragazzini-guida ce li possiamo godere appieno. Troviamo PLACE RAHBA KDIMA, regno dei farmacisti e dei venditori di spezie, dove si vendono anche camaleonti, tartarughe e lumache vive. Visitiamo il DAR TIM TAM e più precisamente il cortile che ospita il ristorante, la bottega del fornaio che oltre al pane mette in forno anche il pesce, la via dei MECHOUI dove ci sono i cuochi di teste di montone, il SOUQ ABLEUH regno delle olive, dei limoni in salamoia e dei mazzi di menta fresca. Dietro l’angolo cosa c’è? di nuovo lei, il fulcro della città, LA PLACE. Facciamo una sosta alla PATISSERIE DES PRINCES, famosa per i migliori “cornes de gazelle”, dolcetti alla pasta di mandorle. Osserviamo stranite le imperturbabili commesse servire i clienti nonostante le numerose api che infestano la vetrina. Il locale non è un gran che ma i dolci sono buoni. Ci manca ancora un Palazzo da visitare perciò imbocchiamo la simpatica RUE KENNARIA piena di negozi e negozianti tranquilli. Il PALAIS DE LA BAHIA si trova in fondo ad un giardino colmo di alberi di arancio. E’ bello perdercisi dentro, ammirando gli stucchi, gli intagli e le decorazioni delle porte, le piccole piastrelle (zellij) che mi ricordano l’Alhambra di Granada. Seguendo le indicazioni della guida saliamo sulla terrazza del KOSYBAR per vedere le cicogne appollaiate nei nidi sui muri del Palais de la Bahia e per un aperitivo alla moda. Anche se all’ingresso c’è una foto di Sara Jessica Parker che è stata lì come cliente a noi non ci pare tutta sta meraviglia decantata anche dai viaggiatori sui vari blog. Ci fanno anche aspettare un pezzo senza darci relazione, al punto che ce ne andiamo. Per vedere meglio le cicogne saliamo sulla terrazza del Bar del Palazzo de la Bahia, che strategicamente è più appostato, ma veramente lurido. Fatte le foto scappiamo via di corsa. Ritornando verso LA PLACE lungo Rue Kennaria, all’angolo con Douar Graoua troviamo UN DEJEUNER A’ MARRAKECH – ristorante, salon de thé, patisserie, glacier aperto tutti i giorni- un locale pulito e piacevole sia all’interno che sulla ventilata terrazza dove ci sorseggiamo una favolosa spremuta di arancia, ginger e kiwi. Nella PLACE guardo per un istante una ragazza che sta facendo un disegno con l’henné sul braccio di una donna. Di scatto la lascia perdere, mi agguanta la mano e si mette a farmi dei ghirigori sul polso. Cerco di ritrarre la mano dicendole che non mi interessa, ma non molla e riesce a disegnarmi una specie di braccialetto. Allo stesso tempo anche Sara viene agguantata da un’altra donna. Con l’henné le disegna un ricamo sul braccio e sul dorso della mano. Alla fine ovviamente chiedono i soldi. No! Rispondo. Non te li do! Non ti ho chiesto niente, anzi ti ho detto che non volevo, per me puoi anche togliermelo, anzi mi fai un favore! Arrabbiata prende un cencio lercio e mi tira via la pasta di henné lasciandomi il polso sbavato di macchie. L’altra donna spunta giusto un Euro da Sara, che adduce di non volerle dare altro, e così resta scornata pure lei. Se ci avessero lasciate guardare tranquille magari gliel’avremmo chiesto noi di farci un disegno e l’avremmo pagato! Ceniamo in piazza e rientriamo al Riad per l’ultima notte di risposo a Marrakech.

 

Domenica 3 aprile

Il nostro volo di ritorno parte presto purtroppo ma è stata una vacanza memorabile. B-SLAMA!

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