Canada

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CANADA

Periodo : agosto 2009

Durata : un mese

Tipologia : viaggio fai date

 

ITINERARIO

VANCOUVER – VANCOUVER ISLAND: COURTENAY, PORT MCNEILL, TELEGRAPH COVE, PORT HARDY – PRINCE RUPERT – PRINCE GEORGE – JASPER: PYRAMID LAKE, FIVE LAKES, WABASSO LAKE, MOOSE LAKE, MALIGNE CANYON, ATHABASCA GLACIER, MOSQUITO CREEK, PEYTO LAKE, LAKE LOUISE, MIRROR LAKE, LAKE AGNES, LAKE MORAINE, SENTINEL PASS – BANFF: GRIZZLY LAKE, WEST LAKE LOUISE – YOHO NATIONAL PARK, TAKAKKAW FALLS, ICELINE TRAIL, EMERALD LAKE – REVELSTOKE – GOLD BRIDGE – WHISTLER – VANCOUVER

Sabato 1 agosto ROMA > VANCOUVER

Arrivo a Fiumicino intorno alle nove. Poco dopo arriva Ugo, un ragazzo piemontese che ho conosciuto nel viaggio in Thailandia alle isole Similan e che ha deciso di partire con me per il CANADA! Il volo Transat è low cost, quindi si guarda quel che passa il convento su uno schermo centrale. Dopo un breve scalo a Barcellona arriviamo a VANCOUVER con un’ora di anticipo. L’aeroporto è bellissimo, pulito, ordinato e arredato con cascate d’acqua, tappeti dei nativi indiani alle pareti, totem. Alla dogana ci vengono requisiti i viveri (una mela e i due panini che ci hanno dato sull’aereo benché confezionati) e sudiamo al pensiero che ci trattengano il coltello che Ugo ha diligentemente dichiarato. Dopo varie manovre per verificare se può accidentalmente aprirsi non lo giudicano pericoloso. Preleviamo 300$ al bancomat, ne mettiamo 200 in cassa e ne teniamo 100 ciascuno per le spese personali. I $ dei prezzi indicati nel diario sono Canadian Dollars, al cambio $/€ di 1.50.

Prendiamo un taxi e scendiamo downtown all’HI HOSTEL in 1114 Burrard St. Gli ultimi 100 metri ce li dobbiamo fare a piedi perché l’autista del taxi per aver preso una scorciatoia viene fermato senza tanti complimenti da una vigilessa che lo deve multare. L’ostello è grande ed organizzato ma lascia parecchio a desiderare. Dormiamo in separate four-bed dorms e per due notti spendiamo 48$ a testa. Io sono capitata con tre ragazze molto gentili, Ugo invece dorme con un tipo rozzissimo sempre ubriaco. Siamo stanchi ma per via del fuso sono solo le otto. Scendiamo alla spiaggia a vedere i fuochi d’artificio e ceniamo con un cono gelato.

Domenica 2 agosto VANCOUVER

Colazione in ostello, inclusa nel prezzo e buona. Oggi c’è un bel sole e fa caldo. In vista dei prossimi giochi olimpici invernali Vancouver è tutta un cantiere. Per prima cosa andiamo alla stazione degli autobus per prenotare il trasferimento di domani per Victoria e il pick up vicino all’ostello. Già che ci siamo facciamo anche i biglietti del treno e dell’autobus Greyhound per le tratte Courtenay-Port McNeill e Port McNeill-Port Hardy.

Con lo Skytrain (2,50$) scendiamo a Granville St e grazie alle premurose indicazioni di due ragazzi prendiamo l’autobus (linea 4, N17, B-Line) per l’UBC (Polo Universitario) dove ci attende il Museo di Antropologia (ingresso 11$ + 1 “cervo” alias una moneta da 25 cents a perdere per l’armadietto). Partiamo con un tour guidato attraverso una mostra di ceramiche raccolte da un collezionista europeo per approdare alla bella sezione del carving nel legno con i totem, le canoe, cassepanche e tanto altro. Stufi di non capire la guida che parla con i denti serrati ci dileguiamo per dedicarci ad un’attività ludica. Vicino alla sala dove c’è una mostra fotografica sui Samoan Tattoos troviamo un tampone inchiostrato sopra ad un banco e, legati con una corda, dei timbri con disegni geometrici. Invece che sulla carta ci timbriamo un braccio ciascuno tatuandoci divertendoci come bambini. Fuori del museo sono montate un paio di case tipiche dei nativi e vari totem. A quanto pare il Museo è una location molto in voga per le foto degli sposi. Visto che per gioco siamo in viaggio di nozze anche noi ci facciamo un autoscatto con una limousine sullo sfondo. Torniamo in città con l’autobus e scendiamo al Canada Place sul Waterfront per le foto di rito. Siamo un po’ stanchi: e se ci riposassimo 40 minuti al cinema IMAX? Che idea fantastica. Con un bel sacchettone di pop corn ci vediamo un film tridimensionale ambientato in Alaska davvero impressionante. Spendiamo 12$ a testa. Ripresici un po’ andiamo a vedere la star della città: lo Steam Clock! Ci perdiamo un po’ per negozi incuriositi dalle varie mercanzie. Praticamente distrutti ci incamminiamo verso l’ostello. Sul molo c’è un concerto e gente che balla, peccato non si possa bere una birra, alle 21.45 hanno già serrato tutto! Non abbiamo fame, da Starbucks prendiamo uno yogurt con i cereali. Per strada c’è molta gente che beve e balla in aree dedicate, in questi giorni a Vancouver c’è il Gay Pride. Passiamo davanti al punto dove domani l’autobus ci preleverà e rientriamo in ostello.

Lunedì 3 agosto VANCOUVER ISLAND, VICTORIA

Colazione da Starbucks e via. L’appuntamento è alle 7.30 al nr 1160 di Daves St. davanti al Sandeman Suites. L’autobus della PACIFIC COACH LINES arriva con mezz’ora di ritardo e va al deposito dal quale parte per Victoria alle 8.45. Il viaggio è piacevole. L’autista è un asiatico e noi non capiamo proprio cosa dice al microfono. A TSAWWASSEN ci imbarchiamo su un traghetto nuovo, pulito e attrezzato. La costa di Vancouver Island ci scorre davanti in tutta la sua bellezza. Rimontiamo sul bus ed arriviamo a VICTORIA alle 12.45. La stanza prenotata all’OCEAN ISLAND BACKPACKERS sarà disponibile alle 15.00 perciò molliamo i bagagli e andiamo a pranzo da JOHN’S PLACE, un locale stile “Happy Days”, con tanta gente in coda davanti all’ingresso. Scegliamo due piatti tipici ricchi di calorie: bagel, salsicce, patate e cremine, tutto buonissimo, anche la birra. Oggi siamo un po’ cotti dalla stracanata di ieri perciò ce la prendiamo comoda. Museo? No museo no, girovaghiamo in esplorazione!

Victoria è molto gradevole come città, gli edifici sono in stile anglosassone, i negozi sono interessanti e curati. Il MOUNTAIN EQUIPMENT CO-OP in Broad Street angolo Pandora St è un immenso negozio di sport supertecnico. Per acquistare bisogna essere soci ma la tessera costa solo cinque dollari! Siamo troppo stanchi, forse è il caso di tornare in ostello, riposare un’oretta e poi uscire di nuovo. Per strada ci sono molti barboni. All’ostello recuperiamo gli zaini nel deposito e saliamo al terzo piano a prendere possesso della nostra stanza: una minisingle con letti a castello.… ORRORE!! Ma cos’è? La cella di un carcerato?? No no no, io mi rifiuto. Piuttosto faccio un mutuo e dormo all’Empress Hotel. Ugo mi osserva imperturbabile, quasi divertito. Lo lascio lì con i bagagli, davanti a quel claustrofobico sgabuzzino senza finestre e scendo giù a sentire se c’è una stanza decente. Il tipo della reception, ben cosciente dell’improponibilità della camera che sul sito sembrava tutt’altro, mi da le chiavi di una stanza di livello superiore che a questo punto intendo prima visionare. Differenza di prezzo? Nessuna dice, quasi scusandosi. La stanza si trova al secondo piano ma è un altro bugigattolo dove oltre al letto double non c’è posto neanche per i bagagli. Torno giù. Una migliore? Altra chiave, altra rampa di scale, altra stanza dalle dimensioni minime e letto double. Salgo da Ugo e gli chiedo di scendere a vederla. Secondo me potremmo prendercene una un po’ meglio. Scende e torna su da me dicendo che per lui va già bene ma se ne preferisco una migliore non ci sono problemi. Torno giù alla reception e ne chiedo una superior. Mi danno la chiave della 25B. Vado a vederla: ok, finalmente si ragiona, questa sì che va bene. Costa 21,25$ in più, da dividere in due. La stanza è sufficientemente spaziosa, luminosa, ha un letto a castello col letto di sotto a una piazza e mezzo. Il bagno è fuori nel corridoio, in comune. Ci rinfranchiamo con una doccia e un riposino. Nel tardo pomeriggio usciamo a fare due passi lungo la baia. Belli l’EMPRESS HOTEL e il PARLAMENTO. Ci sono dei simpatici battelli ovali che fanno il giro della baia. Il sole sta tramontando e l’atmosfera è perfetta per un giretto in barca, per soli 4$ a testa vale la pena. Per fortuna i battelli sono chiusi con pareti di vetro e legno perché per essere bischeri siamo in maglietta e fa quasi freddo. Indossiamo le magliette che ho fatto fare a Firenze. Sul davanti, lato cuore, c’è scritto CANADA 2009 e sul retro rispettivamente CHARLIE 1 e UGO 9. La mia è rosa con scritte viola, la sua viola con scritte bianche. La corsa termina lungo il pontile dove si affacciano delle case galleggianti e BARB’S, un Fish & Chips. Anche se non abbiamo fame la tentazione ha la meglio su di noi. Ordiniamo ostriche grigliate con salsa garlic (all’aglio) e fish & chips. Poiché fa proprio freddo da bere ordiniamo un paio di tisane calde. Le ostriche sono mondiali, enormi e succulente. Quando terminiamo di cenare realizziamo che i battellini hanno cessato il servizio (alle nove) e siamo dall’altra parte della baia. No problem, chiediamo un passaggio e torniamo downtown. Il palazzo del Parlamento adesso è tutto illuminato. Torniamo lesti (perché fa un freddo cane) all’ostello percorrendo Government Street che è veramente magica di sera.

Martedi 4 agosto VANCOUVER ISLAND: da VICTORIA a COURTENAY in treno

Check-out e colazione da JOHN’S PLACE che apre alle 7.00. Il cappuccino è terribile ma la torta di raspberry è discreta. Oggi ci aspetta l’emozione del MAHALAT, il treno di due vagoni che attraverso i boschi costeggia il lato destro dell’isola. Con la testa tra le nuvole o forse perché sazi non ci portiamo alcuna provvista. Per fortuna sul treno c’è almeno un distributore di acqua potabile con curiosi bicchieri di carta a forma conica. Il treno va piuttosto piano e la dolce andatura contribuisce a rendere il viaggio estremamente rilassante. Gli alberi maestosi sfilano attraverso il finestrino con varie tonalità di verde e nella nostra fantasia i boschi nascondono chissà quali animali. Il treno è abbastanza vuoto. Tra Ladysmith e Nanaimo il treno passa sopra ad una gola profonda che squarcia la foresta. Vicino a Parksville scorre un fiume sovrastato da un arco rosso dal quale è possibile fare bungy jumping. In prossimità di una piccola stazione il treno si ferma. Passa il controllore a dirci che… e chi lo capisce?!! Ma che fra un paio di minuti ripartiremo. Nessuno si scompone, sono tutti tranquilli e sereni al proprio posto. Il couple of minutes diventa ben presto un’ora a causa di un guasto ma prontamente arriva un’auto della VIA RAIL con il pezzo di ricambio. Ad intrattenerci nell’attesa di ripartire c’è un DEER! Ugo ha una vista formidabile, come abbia fatto a vedere il cervo nell’intrico del bosco proprio non lo so, fatto sta che siamo tutti rapiti dalla visione del bellissimo animale che immobile scruta in ascolto. Quando ripartiamo manca ancora un’ora per arrivare a Courtenay e la fame inizia a farsi sentire.

Dalla stazione ferroviaria di COURTENAY al SHANTZ HAUS HOSTEL c’è almeno un km. Il cartello posto sulla porta avvisa che il check-in è effettuabile dopo le 16.30 quindi ce ne andiamo a pranzo nel poco distante ristorante THE GRILL, al 477 della 5th, un locale dallo stile molto americano. Il cibo è delizioso. Terminiamo di mangiare alle tre, lasciamo gli zaini presso il ristorante e scendiamo downtown a dare un’occhiata alla cittadina graziosa e piena di negozi di sport. Qui la roba tecnica non manca. Verso le cinque recuperiamo gli zaini e andiamo all’ostello che in realtà è un B&B (55$ 1 nt/room). La signora deve scappare perché ha fissato un giro in kayak, ci lascia le chiavi della nostra stanza e di casa e ciao! Courtenay è una località absolutely relaxed e perfetta per chi vuole praticare sport. C’è gente che fa il bagno nel fiume, un enorme prato con campi da tennis e baseball, piscine. Decidiamo di goderci l’atmosfera e il sole splendente distesi sul prato. Poiché The Grill stasera è chiuso ceniamo in un pub. Il padrone di casa aveva consigliato ATLAS ma non l’abbiamo trovato. La giornata si conclude con una magnifica dormita.

Mercoledì 5 agosto VANCOUVER ISLAND: da PORT MCNEILL a TELEGRAPH COVE in bus

Prima di lasciare Courtenay facciamo colazione da ZENZERO, 407B 5th Street, un posto splendido dove tutto è naturale con cheese cake con base di noci, succo di frutta spremuta e verdura centrifugata sul momento. Ci facciamo fare anche un paio di gustosi sandwich per il viaggio. Alle 9.15 prendiamo il City Shuttle che ci porta alla Stazione GREYHOUND che è un bel pezzo in là. Partiamo alle 10.45 con destinazione PORT MCNEILL.

Il bus fa una sosta di quasi un’ora a CAMPBELL RIVER dove visitiamo un interessante negozio di reperti navali e poi scendiamo al wharf dove c’è l’immancabile Fish & Chips. Peccato non potersi trattenere per pranzare sul pontile galleggiante, dobbiamo accontentarci del take-away. Quando ritorniamo al bus l’autista ci requisisce il pranzo ancora caldo e lo stiva assieme ai bagagli! Fortunatamente abbiamo i nostri sandwich. Andiamo a sederci in fondo all’autobus per non farci scoprire. L’autobus arriva a PORT MCNEILL alle 14.50 puntualissimo. Proprio svoltato l’angolo c’è un ufficio che funge da stazione del bus e dei taxi. La signora intercetta per noi un taxi diretto a TELEGRAPH COVE sul quale ci sono già due clienti, Silvio e Luca (padre e figlio) appassionati di orche. Ogni anno si recano qui e in Norvegia per osservarle. Ci dicono che abbiamo fatto bene a non fare il whale watching tour a Victoria perché là si vede poco e niente e ci si ritrova nel punto di osservazione in quaranta barche oltre ai velivoli dall’alto. Uno stress vero e proprio soprattutto per i cetacei che vivono di suoni. Poiché il nostro alloggio è “di strada” facciamo una deviazione. Una strada sterrata conduce all’HIDDEN COVE LODGE (191$ a notte x una stanza), un posto incantevole affacciato sul mare. Benché il taxista e gli altri due passeggeri ci dicano di fare con tutta calma, ci sbrighiamo nel registrarci, posare i bagagli in camera e cambiarci i vestiti mettendoci qualcosa di più caldo per ripartire. Il salone della casa ci lascia a bocca aperta, stasera ci godremo questo bellissimo lodge! Durante il tragitto Silvio e Luca ci spiegano alcune cose sulle orche. A Telegraph Cove vivono quelle stanziali, ma le specie sono tre. Hanno tutte un nome e si distinguono dalla pinna e dal disegno bianco che hanno sul dorso. TELEGRAPH COVE è sostanzialmente una manciata di edifici colorati di legno su palafitte. Conta un paio di bar, un pub, un ristorante, dei cottage, TIDE RIP TOURS e STUBBS-ISLAND. Il bar Seahorse pare che faccia degli ottimi panini al salmone purtroppo terminati. Andiamo da Tide Rip per saldare il GRIZZLY TOUR prenotato via internet e fissare per farci venire a prendere con la barca direttamente al lodge. Poi andiamo da Stubbs-Island per il nostro SUNSET CRUISE WHALE WATCHING delle 17.30, anch’esso prenotato dall’Italia. Saliamo con molte altre persone su una barca. C’è ancora il sole quindi si sta bene. Nella baia si sono avvicinate due orche: questo significa che ne vedremo di sicuro. La barca si muove discreta poi prende il largo. Luca è il primo ad avvistare le orche: “orche a ore undici!” e ancora “a ore due!” “a ore nove!”. Siamo circondati! Le orche sono davvero tante ma non vengono fuori moltissimo. Tutto l’insieme è un incanto: la baia, le montagne alberate, questi animali pazzeschi nel loro habitat, noi muti osservatori che ascoltiamo il loro conversare che riecheggia grazie a un sonar. Luca conosce anche i nomi delle orche e le riconosce, dice che sono a caccia. Vediamo anche due balene. Via via che cala il sole si abbassa la temperatura ed inizia a fare freddo. Just in case sulla barca ci sono dei giubbotti e bevande calde (cioccolata e tisane). Al rientro dal tour ritroviamo ad attenderci Clay, il taxista, per tornare a Telegraph Cove. Siamo talmente stanchi che neanche ceniamo e nella nostra stanza fa molto freddo. Domani mattina ci aspetta una levataccia.

Giovedì 6 agosto VANCOUVER ISLAND: GRIZZLY TOUR

Colazione e partenza via mare dal pontile del lodge alle 7.00. Linzy, un ragazzo giovane e carino di Comox, sarà la nostra guida e benché abbia la lisca riusciamo a capirlo abbastanza bene. Sulla barca oltre a noi ci sono tre olandesi, due spagnoli, un francese, due texani e due californiane. Il tempo è nebbioso, proprio da orsi. Navighiamo a velocità moderata per un bel tratto finché raggiungiamo una baia dove per diverse ore abbiamo modo di godere della vista di tre grizzly, due adulti e un cucciolo che ignorandoci totalmente sono impegnati a mangiare sollevando ogni sasso con le possenti zampe alla ricerca di granchi e molluschi, poi strappano l’erba a morsi. Dobbiamo stare in assoluto silenzio e niente che sia odoroso, cibo soprattutto, deve essere esposto. Il manto dei grizzly è marrone chiaro quasi biondo e si confonde con l’erba. Dopo un paio d’ore pranziamo su un pontile con panini, affettati e verdure, poi riprendiamo il tour. Oltre ai grizzly, che ora apprezziamo maggiormente grazie al sole, ci sono molte aquile. Al ritorno Linzy spara la barca a tutta velocità che contro le onde si alza e abbassa tonfando. A Telegraph Cove Linzy distribuisce ad ogni coppia una mappa preparata dalla Tide Rip Tours col percorso fatto segnando il punto preciso dove abbiamo visto i grizzly.

Siamo di ritorno a Hidden Cove intorno alle quattro del pomeriggio. Ci rilassiamo sulle sdraio in giardino prendendo un po’ di sole e ci facciamo preparare un aperitivo (tapas calde col formaggio fuso, salsa guacamole, salsa rossa e due birre). Ceniamo al lodge con un superbo filetto di salmone, insalata mista con arance e noci pecan ed un bicchiere di Chardonnay.

Venerdì 7 agosto VANCOUVER ISLAND: in bus a PORT HARDY

Giornata di relax totale. Check-out (385$ per due pernottamenti, una cena, due colazioni, un aperitivo), aggiornamento del diario, conti per la cassa comune, visione delle foto scattate. Intorno a casa ci sono dei procioni. Alle due meno un quarto arriva Clay col taxi. Lasciamo Hidden Cove a malincuore, per noi resterà per sempre un posto speciale. Clay ci lascia alla fermata della Greyhound dove il bus arriva preciso alle 14.50. L’autista è il solito dell’altro giorno e ci riconosce. Il percorso fino a PORT HARDY è breve, solo 45 minuti, ma ci attraversano la strada due orsi bruni! Da Port Hardy partono le navi per il nord quindi sosteremo una sola notte. Dalla fermata della Greyhound al C&N BACKPACKERS c’è veramente una manciata di metri. L’ostello è grande e si presenta abbastanza bene. A riceverci c’è Candy che sorridente si prodiga prontamente in pratici consigli:

1. prenotare la navetta (ci pensa lei) per andare al porto perché è lontano

2. fare la spesa al Grocery perché mangiare sulla nave costa tanto

3. dove andare a cena stasera

Prendiamo possesso della camera nr 12, basic e piena di cacche di topo. Per 25 euro a testa di cosa le vogliamo le cacche, d’orso?! I bagni invece sono discreti e in quello delle donne noto alcune attenzioni che non ho mai riscontrato altrove. Su una mensola, oltre alla propria foto sorridente di quando era più giovane, Candy ha posto due phon ed un cestino con un paio di assorbenti, i cotton-fioc e il filo interdentale. Il MUSEO DI PORT HARDY è piccolo ma interessante. E’ dedicato ad una delle principali attività della zona, il mestiere dei taglialegna, documentata da numerose foto d’epoca e recenti. Facciamo la spesa al supermercato poi passeggiamo per il paese dove c’è qualche negozio con souvenir orribili. Andiamo a cena da SPORTY, il pub nella strada accanto, dove il cibo è eccellente: cozze con pane agliato da “pocciare” nel sugo, prawns in salsa speziata, tacos con gamberi, pesce e verdure, tonno crudo che si scioglie in bocca con salsa wasabi, tutto una vera squisitezza. Anche la birra è molto buona.

Sabato 8 agosto da PORT HARDY a PRINCE RUPERT con la nave attraverso l’INSIDE PASSAGE

Alle cinque meno un quarto siamo già pronti per salire sullo shuttle che deve fare il giro di tutte le accomodations. La nave della BC FERRIES è molto bella. Ha sei o sette piani ma solo 4 o 5 sono per i passeggeri. Ci sono delle lounge rooms con poltrone di pelle disposte in tralice di fronte ad enormi vetrate che consentono di ammirare il panorama. Molte poltrone sono occupate: zaini e giacche marcano il territorio ma dei loro proprietari non se ne vede neanche l’ombra durante tutta la giornata… complimenti per il comportamento. Troviamo posto nella play room dove ci sono dei giochi e la tv per i bambini. Dopo un po’ però la situazione è insostenibile, loro giustamente giocano ma noi con la confusione che fanno non possiamo rilassarci. Non ci resta che trasferirci nella poco distante Aurora Lounge in terza fila. Il Capitano ogni tanto avvisa i passeggeri al microfono della presenza di balene (Humpback Whales) perciò ogni volta anche noi ci precipitiamo fuori sul ponte per vederle. C’è stato un punto dove erano tante ma lontane ed un altro dove sono venute veramente vicine alla nave facendo dei salti su se stesse per ricadere di schiena tonfando nell’acqua. L’INSIDE PASSAGE è bello ma monotono e l’assenza di sole forse non contribuisce a dare riscontro alle nostre aspettative. La giornata trascorre tra paesaggi selvaggi ma dopo poco non più insoliti, qualche spuntino, un salto al negozio che vende abbigliamento, creme e souvenir. Info: lungo il tragitto non c’è segnale per i cellulari; per le donne: in caso di necessità nei bagni della nave c’è il distributore di assorbenti interni.

A PRINCE RUPERT pioviggina. Il pulmino del PIONEER HOSTEL ci attende nel parcheggio. Siamo in diversi a salirci sopra. L’ostello è veramente molto grazioso, il migliore di tutti fino ad ora. Peccato non potersi trattenere qui un giorno in più, pare che a Prince Rupert ci sia un Museo interessante, ma il treno per Jasper parte solo domani perciò dobbiamo prendere la coincidenza.

Domenica 9 agosto da PRINCE RUPERT a PRINCE GEORGE in treno

Ci ritroviamo all’ingresso pronti a partire alle 7.00 con una coppia di francesi con i quali abbiamo convenuto ieri sera di dividere il taxi per la stazione, c’è anche una signora. Alle 7.15 Ugo chiama la compagnia dei taxi per verificare come mai il taxi non è ancora arrivato. Rispondono che sono molto occupati, arriverà. Eh sì ciao, noi rischiamo di perdere il treno! Anche la coppia francese è inquieta. La signora (canadese?) invece è serafica, sembra quasi rintontita. Ugo esce fuori e appena avvista un taxi, che sia il nostro oppure no, lo ferma e ci montiamo sopra. La signora viene collocata davanti, in mezzo al ragazzo francese a cui butta il braccio destro intorno al collo e al taxista alla sua sinistra che circuisce diventando improvvisamente vispa. Il taxista è un gran chiacchierone e ci offre del salmone affumicato secco che per colazione è proprio un bijoux. A parte gli scherzi è buono davvero. Quando arriviamo alla stazione la signora fa la finta tonta per non pagare!

Il treno SKEENA ha quattro carrozze contando la locomotiva. Tra i sedili c’è ampio spazio per le gambe e sono reclinabili. L’hostess è un tipo curioso. Parla continuamente e pur essendo un po’ attempata va su e giù per il vagone sculettando senza perdere d’occhio nessuno. Sul treno c’è un servizio bar ed ogni tanto l’hostess passa a chiedere se vogliamo qualcosa. I bagni sono funzionali, addirittura con le salviettine umidificate. La prima classe (quella dove c’è il tetto trasparente per vedere le montagne) è inaccessibile. Secondo noi non vale la pena spendere un botto di soldi per il viaggio in prima classe perché c’è ben poco da vedere. Il paesaggio è estremamente monotono. Alberi, alberi, alberi, un fiume, alberi, quattro case messe in croce descritte come agglomerato urbano e tanti alberi ancora. Sinceramente ci aspettavamo di più anche da questa tratta del viaggio. La nota positiva del giorno è rappresentata dalla sosta notturna a PRINCE GEORGE dove i gentilissimi Cathy e Bob ci accolgono e stra-coccolano nel loro FOX HOLLOW B&B. La casa dista 20 minuti dalla stazione dove troviamo Cathy ad aspettarci con la macchina. Lungo la strada sostiamo in un caffè per prendere una zuppa ed un sandwich per cenare. Il B&B è situato in una zona collinare che d’inverno con la neve dev’essere da urlo. La casa è un gioiellino, perfetta, curata e pulitissima. La moquette della camera è soffice e alta. Durante la cena Bob ci fa vedere un video che mostra gli ospiti occasionali del giardino di casa: una mamma orsa con due cuccioli, un alce e due volpi. Come sarebbe bello svegliarci domani con gli orsi in giardino!

Lunedì 10 agosto da PRINCE GEORGE a JASPER in treno

Gli orsi non ci sono ma la colazione preparata da Cathy è superlativa. Bob ci riaccompagna alla stazione previo un salto al supermercato per l’acquisto di qualche genere di conforto per il viaggio. Per il pranzo di oggi ci siamo comprati della frutta perché ne sentiamo il bisogno. Il treno parte alle 10.30 e arriva a JASPER intorno alle cinque del pomeriggio. Finalmente siamo sulle ROCKY MOUNTAINS!

Alla stazione di JASPER avvistiamo un cartello della Hertz perciò andiamo a chiedere informazioni in merito al ritiro dell’auto prenotata dall’Italia per il 13 agosto: basta venire qua, non importa andare fino all’aeroporto. Per andare all’ostello che dista 7 km dalla città prendiamo un taxi perché l’ultima navetta che costerebbe 5$ a testa è partita alle 16.45 dal parcheggio della Greyhound. La corsa in taxi costa più o meno tra i 15 e i 18$.

L’ostello HI è bello. All’ingresso c’è un grande scaffale dove bisogna lasciare le scarpe. Facciamo check-in presentando la HI Member Card. L’enorme stanza da letto è divisa in tre sezioni, noi abbiamo i letti 49 e 50. I bagni delle donne sono assurdamente più distanti rispetto a quelli degli uomini. C’è la lavanderia e una bella cucina con annessa la stanza per mangiare e ritrovarsi. Fuori c’è il BBQ. Mentre ceniamo facciamo la conoscenza di Marc e Cassy, una coppia inglese che chiede di unirsi a noi per il trek al Pyramid Lake che abbiamo in programma domani. Welcome!

Martedì 11 agosto JASPER: PYRAMID LAKE

Con un taxi casualmente arrivato all’HI Hostel scendiamo a valle con i due inglesi e Rob, un ragazzo australiano delle Whitsundays che si è aggiunto al gruppo. Jasper è una località di villeggiatura carina. Io ed Ugo andiamo a fare una sostanziosa colazione da THE OTHER PAW BAKERY CAFE con cheese cake, yogurt e cereali e compriamo anche un paio di Veggie Sunrise Sandwiches per il pranzo. Ci ritroviamo con gli altri e partiamo. All’inizio faccio un po’ fatica, devo farmi il fiato. Il sentiero è costellato di piante di rosa canina, ginepro, lampone e di strani fiori rossi. Gli alberi sono abeti di varie specie. Salendo, il sottobosco diventa un soffice materasso di muschio a perdita d’occhio dal colore che cangia dal verde al rosso. Di animali neanche l’ombra. Marc non sta zitto un attimo benché gli abbia detto che non riusciamo a capire tutto perché parla veloce, forse dovevamo dirgli meno della metà. Cassy tace sovrastata da Marc, l’australiano è assolutamente incomprensibile. Al PYRAMID LAKE pioviggina. Pranziamo con i nostri ottimi panini in riva al bel lago poi ci separiamo perché noi vogliamo fare un anello più lungo e soprattutto in santa pace, abbiamo proprio bisogno di far riposare le orecchie! Piove veramente forte ma arriviamo in fondo al percorso, stanchi e bagnati ma soddisfatti. Avendo fatto tardi per prendere la navetta ce ne andiamo al ristorante del MOOSE LAKE LODGE dove ci gratifichiamo con 10 once di bistecca accompagnata da patate al blue cheese e un bicchiere di Cabernet Sauvignon niente male. Rientriamo in ostello oltre le 22.00 con il solito taxi.

Mercoledì 12 agosto JASPER: FIVE LAKES

Iniziamo la giornata con un’altra mitica colazione alla Bakery e poi, da soli, partiamo per il trek che porta ai cinque laghi. Mi correggo: vorremmo partire, in realtà siamo bloccati davanti al passaggio a livello perché sta transitando un treno merci interminabile. Contiamo la bellezza di 98 container doppi (uno sopra l’altro) quindi 196! Perché siamo ancora bloccati qui? Perché ne sta arrivando un altro che trasporta un’enorme quantità di automobili. Dopo almeno un quarto d’ora finalmente si riaprono le sbarre. Sbagliando finiamo sul SENTIERO NUMERO 1 e siamo fortunati perché è bellissimo! Qui vediamo alberi incantevoli, funghi enormi e scoiattoli, sembra di stare in una fiaba. Riagganciamo il sentiero numero 9 e ce lo facciamo tutto fino ai cinque laghi che si rivelano uno più bello dell’altro e tutti diversi. Peccato che piova e che i colori azzurro e verde smeraldo dei laghi siano smorzati dalla mancanza di luce. In fondo al sentiero c’è un parcheggio dove troviamo due simpatici americani di Chicago che ci danno uno strappo fino a Jasper. Andiamo da ROBSON, il supermercato, dove compriamo pasta, aglio, peperoni, broccoli, sale, olio, parmesan cheese e un paio di birre. Come al solito torniamo all’ostello in taxi. Ugo in cucina è tutto nel suo centro. La qualità della pasta lascia molto perplessi ma il condimento è perfetto.

Giovedì 13 agosto JASPER: WABASSO LAKE

Colazione alla Bakery e ritiro della nostra Hundai blu nell’ufficio HERTZ dentro la stazione ferroviaria. Costo del noleggio 1.900,00$ per 14 giorni di cui 429,00$ di assicurazione contro tutto. Guida Ugo. Il cambio automatico è un mistero ma almeno le posizioni base si capiscono. Andiamo subito dritti al parcheggio dei FIVE LAKES che vogliamo rivedere col sole. Il fascino esercitato dai laghi ieri pomeriggio non è lo stesso, manca l’effetto sorpresa. Al WABASSO LAKE facciamo un’altra bella camminata. Il lago in sé non è strepitoso, ci rilassiamo al sole stesi sul prato. Avendo la macchina siamo dei signori perciò prima rientriamo in ostello per farci una doccia e cambiarci poi torniamo a Jasper per andare a cena da EARL’S dove mangiamo 9 once di tenerissima ciccia, cottura rare. Il costo medio delle cene nei ristoranti è di circa 90$ in due.

Venerdì 14 agosto JASPER: MALIGNE LAKE – MOOSE LAKE – MALIGNE CANYON

Il tempo è incerto ma con la speranza che migliori decidiamo di scendere giù fino al MALIGNE LAKE dove ci facciamo un piccolo anello fino al MOOSE LAKE. Mistica l’esperienza del bosco popolato da Gray Jay, uccelli grigi con la testa nera molto grande e il becco fine e lungo. E che dire dell’immensa fungaia? I funghi, bellissimi ed enormi, sembrano dei boleti ma qui la natura è protetta e non si può raccogliere niente. Il MALIGNE CANYON, tanto decantato da tutti, per noi non è così spettacolare. Sì è bello però per noi non è abbastanza selvaggio perché essendoci un percorso turistico è strapieno di gente. Troviamo una nota positiva nel sentiero alternativo che facciamo per tornare indietro che dopo una bella “pettata” torna velocemente al parcheggio evitando il percorso obbligatorio in stile luna park.

Per concludere la giornata abbiamo pensato di andare al Rodeo, una cosa che entrambi non abbiamo mai visto. L’arena dove si tiene il Rodeo è al coperto ed è gremita. Sono rimasti solo posti in piedi. Ceniamo all’interno della struttura con un pessimo hamburger e patatine inqualificabili e ci piazziamo in una posizione con un po’ di visibilità. Per alcuni minuti ragazze a cavallo gareggiamo in una specie di gincana poi lo speaker annuncia una commemorazione. Nell’arena entra una vecchietta che si regge a malapena in piedi. Deve essere la moglie di un eroe. Le viene consegnato un orrendo pezzo di legno sul quale sono scolpiti in fila degli orsi. Poi si leva di mezzo ed entrano a cavallo una ventina di pompieri in alta uniforme e si esibiscono in una pallosissima parata che non finisce più. Quando la cerimonia termina inizia lo spettacolo del Rodeo. Cowboys in groppa a cavalli assai irrequieti a turno cercano di restare in sella più a lungo possibile, altri devono braccare un vitellino. Stiamo un po’ a guardare poi delusi ce ne andiamo a bere una birra al LEGIONARY PUB dove c’è un improbabile gruppo che suona tant’è che al tipo che passa a riscuotere l’obolo diamo solo 1.20 cents e ci sembra anche troppo. Insoddisfatti anche da questa performance facciamo ritorno all’ostello. Questa giornata ci ha comunque regalato l’avvistamento di un coyote e di una Hoary Marmot. Prima di andare a dormire per avvantaggiarci prepariamo i bagagli e li riponiamo nel bagagliaio della macchina.

Sabato 15 agosto JASPER: ATHABASCA GLACIER e MOSQUITO CREEK

Immancabile colazione alla Paw Bakery con mokaccino ed Apple Square, piccola spesa al supermercato, benzina. La pompa del distributore è un rebus, come le rubinetterie che abbiamo trovato nei vari bagni, perché ci vuole una scienza per capire come funziona. La benzina costa veramente una sciocchezza, riempiamo almeno mezzo serbatoio con soli 18$. Uscendo dalla città vediamo due cervi proprio sotto al pannello con le indicazioni stradali. Perché aguzzare la vista nei boschi… è in città che si vedono gli animali! La prima tappa di oggi è alle ATHABASCA FALLS, turistiche ma belle. La seconda alle SUNWAPTA FALLS, più sceniche delle precedenti, dove facciamo anche il trail. Pranziamo nel ristorantino delle Sunwapta Falls con un Elk burger (hamburger di alce) molto buono ma che si ripropone pesantemente per tutta la giornata. Giornata intensa coronata dalla terza tappa sull’ATHABASCA GLACIER al COLUMBIA ICEFIELD, l’enorme ghiacciaio sul quale è possibile salire grazie a speciali automezzi che fanno la spola partendo dal campo base. Sul ghiacciaio ci viene concessa mezz’ora a piedi in un’area delimitata per stare in sicurezza. In alcuni punti scorre l’acqua e si intravede il colore blu del ghiaccio sottostante. La strada che conduce all’ostello MOSQUITO CREEK dove pernotteremo è costellata da alte montagne ed immensi ghiacciai. Sono incantata. L’HI del Mosquito Creek è molto basic e ci piace moltissimo. La reception è un tavolaccio all’aperto accanto al fuoco. L’ostello ha un nucleo con due ambienti: la cucina con dei tavoli e un salotto circolare a vetri molto bello con una stufa centrale; poi ci sono varie baracche: il dormitorio con 12 posti letto a castello, la sauna, la baracca con i gabinetti ecologici senza acqua corrente quindi senza lavandino e doccia. L’illuminazione è a gas. L’unica alternativa alla doccia è farsi una bella sauna e poi gettarsi nel fiume ghiacciato. Un’esperienza corroborante! Nei paraggi dell’ostello non c’è assolutamente niente perciò chiediamo a Marc, il simpatico gestore, se ha qualcosa da venderci per cenare. Ci regala un pacco di pasta italiana di ottima qualità, le linguine RISCOSSA di Corato (BA). Cucinate con cacio e pepe sono eccezionali.

Domenica 16 agosto MOSQUITO CREEK – LAKE LOUISE

Il bagno ecologico proprio non si affronta perciò risvegliamo l’organismo nel bosco e poi ci laviamo nel fiume. Con la macchina torniamo un po’ indietro fino al PEYTO LAKE che merita una foto col sole e poi troviamo le indicazioni di un percorso per l’HERBERT LAKE che dall’alto sembra molto promettente. Peccato che dopo aver scarpinato per un bel pezzo, a tratti anche in mezzo alla mota, si giunge ad un fiume invalicabile perché veramente “marmato”, così dobbiamo fare dietro-front. LAKE LOUISE è una piacevole località di montagna. Il famoso lago, incastonato tra le montagne ed il ghiacciaio, è assolutamente turchese e magnifico. Alle sue spalle c’è un hotel di lusso, il Fairmont. E’ già pomeriggio: per fare una camminata guardiamo se c’è un percorso corto sui cartelli (le distanze sono espresse solo in km, senza il tempo stimato). Yes! Possiamo andare al MIRROR LAKE, 2.6 km. Il sentiero sale bene ma il Mirror Lake è poco più che uno specchio d’acqua. Proseguendo lungo un tratto un po’ più faticoso si raggiunge il LAKE AGNES, distanza dal Lake Louise 3.6 km. In cima, oltre al lago e alle cascate, c’è una Tea House che però troviamo chiusa perché è tardi. Torniamo giù e andiamo all’ostello HI di Lake Louise che è veramente bello.

Dormiamo in quadrupla con bagno senza doccia dividendo la stanza con due simpatici neo-zelandesi. Loro non hanno particolari programmi per la serata, giusto una birra da qualche parte mentre noi vogliamo andare al LAKE LOUISE STATION RESTAURANT, una scelta decisamente azzeccata. Il ristorante, elegante ed accogliente, è una vecchia stazione ferroviaria ristrutturata. Ottime le cozze e il filetto di salmone al pepe rosa annaffiati da Riesling dell’Ontario. Un arcobaleno gigantesco colora la nostra serata.

Lunedì 17 agosto : LAKE LOUISE, LAKE MORAINE – SENTINEL PASS

Colazione in paese presso la Bakery dove ci facciamo preparare due wraps, un rotolo di pasta farcita, buonissimo quello greco con pollo. Le mete oggi sono il MORAINE LAKE e il SENTINEL PASS che sul crinale arriva a 2611 mt. All’imbocco del sentiero troviamo una Ranger che ci chiede se ci sta bene condividere il trek con una coppia perché per legge bisogna essere almeno in quattro. Tante precauzioni per fantomatici orsi che vediamo solo in cartolina! La coppia, bloccata da chissà quanto, è interessata a fare il nostro stesso giro così partiamo col benestare della Ranger. Antje e André sono tedeschi, di Stoccarda. Lei ha una vera e propria passione per le montagne italiane soprattutto dell’Alto Adige, lui invece è appassionato di birra. Sono molto gentili e lasciano sempre a noi la precedenza per fissare l’andatura. Al MORAINE LAKE sostiamo per pranzare poi lentamente ci incamminiamo sul SENTINEL PASS che tira ed in certi punti è scosceso. L’arrivo in cima è un traguardo di cui siamo tutti fieri. Il panorama è suggestivo soprattutto sull’altro versante con un’immensa vallata disseminata di pinnacoli. Siamo fortemente tentati di scendere dal lato opposto e attraversare la Paradise Valley, i tedeschi invece preferiscono tornare sui propri passi. Ci separiamo da Antje e André, che gentilissimi ci lasciano il numero di cellulare in caso di bisogno o per essere recuperati al parcheggio a fine percorso, dandoci appuntamento per cenare assieme al ristorante della vecchia stazione.

Di fronte a noi la vallata ci attende immensa e solitaria. Su un pinnacolo altissimo vediamo arrampicarsi alcuni free climbers in un’impresa da paura. La pietraia che contraddistingue la parete del primo lungo tratto è in forte pendenza e durissima da affrontare. Ugo è veramente bravo a rassicurarmi ed ogni passo è per me una conquista. Quando arriviamo in fondo alla pietraia inizia il secondo pezzo, sempre in discesa, che è una sassaia. Poi si entra nel bosco che si alterna ad ampi prati dove gli scoiattoli Campground Squirrels fanno capolino curiosi. Attraversiamo la meravigliosa PARADISE VALLEY. Nonostante i km da percorrere siamo rapiti dalla bellezza dei boschi e dalla quantità esagerata di funghi. In tutto percorriamo almeno 18 km.

Al parcheggio non c’è nessuna macchina per chiedere un passaggio ma facendo l’autostop veniamo caricati da una coppia giapponese. Mandiamo un sms ai nostri amici tedeschi per informarli che siamo scesi sani e salvi confermando l’appuntamento per la cena. All’ostello ci facciamo una doccia, carichiamo una lavatrice e poi via al ristorante dove Antje ed André sono già arrivati e seduti al tavolo. Raccontiamo l’epopea del ritorno e in loro compagnia trascorriamo una serata piacevolissima. André va dal ristoratore a chiedere il conto separato ma si accolla il costo del Merlot, un bel gesto. Dopo esserci scambiati gli indirizzi ci salutiamo calorosamente.

Martedì 18 agosto da LAKE LOUISE a BANFF

Con grandi aspettative lasciamo Lake Louise alla volta di BANFF, un’altra graziosa città di montagna con belle case in stile chalet, dove ci concediamo una giornata di riposo alle UPPER HOT SPRINGS dove è possibile rilassarsi immersi nelle acque termali a 39° della piscina all’aperto. Il BANFF ALPINE CENTRE HOSTEL che si trova appena fuori città sulla Tunnel Mountain Road dentro è veramente bruttino anche peggio di quello di Vancouver. Abbiamo prenotato per telefono una camera privata che è piccola e abbastanza lurida. Per fortuna c’è stata un’incomprensione così ci dovremo dormirci due notti anziché tre e per la terza notte andremo da un’altra parte. Dopo un giro di ricognizione per negozi ceniamo in un ristorante giapponese.

Mercoledì 19 agosto BANFF: GRIZZLY LAKE

Colazione da EVELYN, un salto al Visitor Centre per prendere le cartine del tour dei giardini botanici, una lunga passeggiata tra prati fioriti costellati da vari laghetti. Il punto di partenza è dal SUNSHINE VILLAGE che si raggiunge con un minibus giallo dal parcheggio dove c’è la funivia. Costo del trasferimento: one way 30$, round trip 50$. L’autista è un tipo strano, parla bisbigliando e muove le labbra pendule torcendo la bocca come se fosse un alce intenta a ruminare, però è molto gentile. La strada è in salita e lunga 7-8 km. Il giro dei laghi, tra i quali il GRIZZLY LAKE, è tutto sommato noioso. A rallegrarlo ci sono gli onnipresenti scoiattoli Columbia Ground Squirrels. Ci piacerebbe rientrare percorrendo un trail più difficile però oltre ad essere lungo pare ci sia una forte presenza di orsi Grizzly pertanto è sconsigliato, soprattutto se non si è muniti dell’apposito spray anti-orso. Passiamo il CONTINENTAL DIVIDE, il punto dove c’è il confine tra lo stato dell’Alberta e quello del British Columbia. Un pannello esplicativo posto sulla linea di demarcazione illustra fotograficamente come cambia il paesaggio secondo la stagione. In pratica da ottobre fino a giugno c’è la neve. Scendiamo fatalisti senza accelerare il passo, se ce la facciamo rientriamo col minibus altrimenti ce la faremo tutta a piedi. Quando arriviamo in prossimità del piazzale e comprendiamo che l’autista del pulmino sta aspettando noi suonando il clacson facciamo gli ultimi 200 metri di corsa. Montiamo sul bus trafelati e sorridenti ringraziando “Mr. Moose” col disappunto degli altri passeggeri che hanno dovuto attendere un minuto di troppo. Oh che sciagura… ma rilassatevi! Ceniamo nuovamente giapponese ma cambiando ristorante. Quello di ieri era buono ma non c’è paragone con SUKIYAKI, giustamente reputato il migliore di Banff nel suo genere.

Giovedì 20 agosto BANFF: WEST LAKE LOUISE

Mattinata trascorsa spensieratamente in giro per Banff alla ricerca di souvenir. Troviamo diverse cose carine come le posate di legno per condire l’insalata che ricordano la zampa dell’orso. Nel fare acquisti realizziamo quanto può essere complicato pagare con le carte di credito a causa delle linee telefoniche. Per non trovarsi nei pasticci può essere utile avere più di una carta perché in un negozio funzionano e pochi metri più in là non funzionano più. Fra l’altro stranamente non riusciamo neppure a prelevare col bancomat perciò, non tanto per lo shopping quanto per proseguire il viaggio, ci sentiamo un attimo nelle sabbie mobili. Approfitto del segnale telefonico che è una rarità per mandare un sms a mia sorella chiedendole di farmi accreditare 500,00 Euro sulla carta ricaricabile. Chiara provvede prontamente e confortati dalla consapevolezza della copertura finanziaria partiamo in direzione YOHO NP. Quando arriviamo al bivio per il LAKE O’HARA proviamo a telefonare per sondare la disponibilità di due posti per domani. Nessuna. Hanno già venduto anche i sei posti non prenotabili che dovrebbero essere conservati per chi si presenta all’ultimo minuto. Poco corretti… Non ci resta che sperare che la visita al Lake O’Hara sia una cosa estremamente turistica come non piace a noi!

Ci fermiamo al LAKE LOUISE LODGE che si trova sulla strada di fronte ad un grande lago poco dopo il BOW PASS. E’ una specie di Motel con annesso ristorante. La camera costa 70,80$ tasse incluse e non è niente male! Per mantenerci allenati facciamo il trail alle spalle del Lodge. Arrivati al SHERBROOKE LAKE cerchiamo un angolino per rilassarci. L’acqua è freddissima ma il sole è caldo. Ugo si mette a cavalcioni di un grosso tronco caduto a riva e armato del suo coltello si mette ad intagliarlo. Se andrete laggiù e il tronco c’è ancora potreste scoprire il messaggio 😉

Venerdì 21 agosto da YOHO NATIONAL PARK a TAKAKKAW FALLS

Fatta colazione, prima torniamo indietro fino al vicino PEYTO LAKE che abbiamo visto troppo di sfuggita per apprezzarlo, poi andiamo a FIELD, un grazioso paesino nel cuore del Yoho NP dove ci gustiamo un Pecan Pie spettacolare da CHERCHEZ LA VACHE. Esplorando il paese rileviamo che c’è il rinomato TRUFFLE PIGS BISTRO, il Lodge, l’ostello, un ceramista molto bravo, un negozio di souvenir, il Visitor Centre, la Vache qui cherche che oltre ad essere un bar ha all’interno un piccolo store. Ne approfittiamo per fare la spesa perché alloggeremo tre notti alle TAKAKKAW FALLS presso il WHISKEY JACK HOSTEL nel completo isolamento. Compriamo la pasta, un barattolone di sugo, del formaggio grattugiabile, 12 uova, aglio e cipolla, succo d’arancia, birre, mele e banane, tacos e salsa, pan carré, burro. Abbiamo ancora un po’ di olio d’oliva.

La strada che porta su alle TAKAKKAW FALLS è panoramica e piena di tornanti. Sul lato destro dapprima costeggiamo il fiume poi un canyon. L’ostello sembra bello da fuori ma è chiuso fino alle cinque (dalle 5.00 pm alle 10.00 am). Approfittiamo dell’attesa per rilassarci in giardino studiando i sentieri sulle cartine. Verso le quattro e mezza arriva Jack, il ragazzo che si occupa dell’ostello. L’ostello è composto dalla stanza del manager, da tre camerate con letti a castello a tre piani per un totale di nove posti letto per stanza, ognuna con bagno e doccia annessi, dalla cucina-sala da pranzo dove ci sono degli armadietti per stivare le provviste. La gente che popola l’ostello è prevalentemente di nazionalità canadese e tedesca sulla sessantina andante. Sembrano tutte persone fiere di dimostrare quanto sono ancora in gamba, di quelle che al mattino fanno a gara a chi parte prima e vanno a letto presto per un sano riposo. A Banff Ugo ha comprato due mazzi di carte da gioco Bycicle, perfette per le serate isolate in questo posto. Mentre gli altri sgomitano per accaparrarsi le pentole e si avventano sui fornelli noi ci diamo battaglia a scala quaranta gustandoci la birra e i tacos con la salsa come aperitivo. Veniamo guardati con curiosità per questo nostro strano comportamento privo di ansia e competizione per agguantare le pentole ma anche per l’accanimento nel giocare. Quando Ugo si mette ai fornelli e cucina gli spaghetti ha tutti gli occhi puntati addosso. Ciò che interessa è capire la procedura per non farli diventare una colla. Poi io preparo la frittata con le cipolle per i panini di domani. Riprendiamo a giocare a carte con inconfutabile vittoria della sottoscritta. Quando intorno alle undici e per ultimi andiamo a dormire scopriamo che la nostra stanza ha sia la porta che la finestra vicino al nostro letto spalancata. Chiudiamo la porta e quando ci accingiamo ad abbassare il vetro della finestra sentiamo una voce grave simile a quella dell’esorcista che pronuncia le seguenti parole: don’t close the window, don’t wanna die suffocated! Sconcertati, ma senza fare opposizione, andiamo a letto ma con un freddo da prendersi una polmonite. C’è uno che russa tanto per cambiare, un vero carro armato e non avendo i tappi a portata di mano non riesco a dormire, in più a causa del freddo comincio a tossire.

Sabato 22 agosto TAKAKKAW FALLS – ICELINE TRAIL

Vengo svegliata da Ugo che, oltre ad aver già apparecchiato per la colazione, ha fermamente cazziato la pazza che intabarrata nel sacco a pelo e lontano dalla finestra ci ha fatto dormire al freddo, invitandola senza tanti complimenti a dormire in t-shirt se ha tanto caldo!

Oggi affronteremo l’ICELINE TRAIL. La prima tratta è monotona e con una buona pendenza. Dapprima attraversa il bosco, successivamente sale lungo la sassaia e poi svoltando ci si trova davanti il ghiacciaio più o meno a quota 2200 mt e da qui ti godi lo spettacolo a 180° della vallata e delle cascate.

Per arrivare fino al ghiacciaio impieghiamo circa due ore. Guardiamo le cartine e decidiamo di fare una variazione: anziché andare alle TWIN FALLS allungando il trail di parecchio, preferiamo gustarci per intero l’Iceline in quota sotto ai ghiacciai e rientrare passando dallo Stanley Mitchell Hut, un rifugio alpino che abbiamo anche tentato di prenotare ma senza successo perché già occupato. La scelta si rivela azzeccata per gli scenari offerti dall’Iceline e possiamo goderci la passeggiata fra i boschi senza dover correre o arrancare per essere di ritorno prima del buio. Mentre ci gustiamo i panini con la frittata di cipolle pensiamo a come abbiamo intenzione di concludere in bellezza la nostra escursione: questa sera ce ne andremo a cena da Truffle Pigs in barba agli ospiti dell’ostello e alle loro gare per conquistare pentole fornelli e posto a tavola. Arrivati allo STANLEY MITCHELL HUT bussiamo alla porta e chiediamo di poterlo vedere dentro: è veramente rustico, proprio stile baita di montagna e anche parecchio disordinato. Nel pezzo finale del circuito ci sono le LAUGHING FALLS ed un paio di campeggi affacciati sul fiume dove torreggiano alti pali anti-orso per elevare gli zaini ed infine giunti alle Takakkaw Falls c’è l’arcobaleno. Quando rientriamo all’ostello sono tutti indaffarati in cucina. Perfetto! Così abbiamo il bagno libero per farci la doccia e scendere a Field da TRUFFLE PIGS. Occupiamo uno degli ultimi tavoli rimasti liberi dell’affollato bistro. Prendiamo una bottiglia di Merlot prodotto nella Niagara Region, come antipasto un tagliere di salumi e formaggi appetitosi e il piatto del giorno: un pezzo di maialino con verdure squisitamente presentato e sapientemente cucinato. E ci dispiace per gli altri! Concludiamo con un dolce particolare: una meringa dal cuore morbido di limone. Truffle Pigs merita, assolutamente. Rientrando all’ostello troviamo la porta della camera chiusa e la finestra aperta di soli pochi cm, la partaccia mattutina di Ugo è stata efficace.

Domenica 23 agosto TAKAKKAW FALLS – EMERALD LAKE

Giornata di relax. Anche oggi mi sono svegliata tardi come una Principessa. Dopo aver fatto colazione con tutta calma andiamo in macchina all’EMERALD LAKE. Purtroppo il cielo è velato da qualche nuvola perciò il lago non può brillare in tutto il suo color smeraldo ma è molto bello lo stesso. Il negozio di souvenir propone tra le varie cineserie alcuni articoli originali interessanti: vecchie ciaspole, pattini da ghiaccio e slittini di legno, una bella insegna della Coca Cola. Facciamo una passeggiata dapprima esplorando la struttura vacanziera, una specie di villaggio costituito da belle casette di legno ed un ristorante, poi intorno al lago su quello che non possiamo neanche catalogare come sentiero essendo attrezzato con aree pic-nic e comode panchine. Pranziamo all’aperto sul lago. Trascorriamo la serata in ostello dove prima di cena è ormai nostra consuetudine farci un aperitivo e giocare a carte. Nonostante le proteste di Ugo che ha fame non intendo mollare la partita a metà. Dopo averlo sconfitto appronto una cena super veloce: uova col pomodoro e pane tostato. Anche questo banale piatto desta la curiosità delle signore presenti, in particolare di un’americana che vuole riproporla nel suo ristorante. Cose da pazzi!

Lunedì 24 agosto da TAKAKKAW FALLS a REVELSTOKE

Nonostante la storia della finestra aperta ed il russatore imperterrito, un po’ ci dispiace lasciare questo posto. Ugo, che si sveglia sempre prima di me, ha già caricato le vettovaglie rimaste in macchina e le poche cose sparpagliate in camera. Oramai negli alloggi non portiamo più gli zaini. Il baule della macchina è diventato un caotico armadio ambulante, perciò per dormire è sufficiente portare in stanza pigiama, beauty e asciugamano. Ieri sera all’ostello è arrivata una coppia proveniente dall’Alaska. Parlando è emerso che a causa dei troppi turisti sono ormai pochi i posti dove si vedono animali in abbondanza. Ci indicano un paio di parchi dove dovremmo poter avvistare qualcosa. Prendiamo nota dei due parchi e valutate distanza e tempo di percorrenza rispetto al percorso pianificato decidiamo di stravolgere il nostro itinerario per vederne almeno uno dei due: quello vicino Gold Bridge. Per quanto riguarda il chilometraggio limitato a 2100 km dovremmo farcela, per rientrare nelle tempistiche invece dovremo rinunciare a dormire al SUN PEAKS sopra KAMLOOPS, per l’appunto l’unico alloggio già pagato non rimborsabile (per fortuna solo 21 euro a testa). Bisogna però pensare a dove dormire in alternativa e prenotare. Ci fermiamo a Field a fare una bella colazione alla Vache e poi andiamo al Visitor Centre dove compriamo una scheda telefonica dal meccanismo alquanto complicato. Al numero del Lodge risponde un altro utente. Chiediamo aiuto all’addetta del Visitor Centre che controlla il numero su internet appurando che è corretto. Prova a chiamare anche lei ma risponde nuovamente l’altro utente. Allora tira fuori un catalogo di tutte le località del British Columbia per vedere se esiste un’alternativa. Di ogni alloggio c’è una breve descrizione e il range di prezzo. A Gold Bridge ci sono pochi Lodge e sono tutti costosissimi ma c’è un Hotel che costa sui 70 $ che ha disponibilità per la notte: il Gold Bridge Hotel. La signora ci raccomanda più volte e perentoria di arrivare entro le sette di sera.

I km da percorrere oggi sono circa 200 km. Destinazione Revelstoke. Sostiamo al ROGER PASS CENTRE, un grande edificio di legno al cui interno è allestito un museo che non visitiamo e pranziamo nello squallido self-service di fronte con una tristissima zuppa di zucca ed un panino, il pranzo peggiore di tutta la vacanza. Arriviamo a REVELSTOKE intorno alle quattro del pomeriggio. Alloggiamo al SAMESUN BACKPACKERS sulla Second Street, numero civico 400. Gli ostelli della catena SameSun sembrano più sgangherati rispetto a quelli della HI, forse perché sono più piccoli, in realtà le camere sono pulite, colorate ed accoglienti. I bagni in comune sono molto ampi e ben tenuti. Avviamo una lavatrice ed usciamo a fare una giratina per Revelstoke. A causa del misero pranzo abbiamo talmente fame che non riusciamo a ragionare. Meglio mettere un “fermino” al PUB THE LAST DROP, con mohito e garlic prawns da urlo, adagiati sui comodi divani all’aperto e baciati dal sole. Rientriamo in ostello per trasferire il bucato nell’asciugatrice poi usciamo per andare a cena da BAD PAUL GRILL, sulla vicina via principale, un ristorante senza infamia e senza lode.

Martedì 25 agosto da REVELSTOKE a GOLD BRIDGE

In considerazione dei 300 km da percorrere ci alziamo presto. Da noi 300 km sembrano una sciocchezza ma in Canada il limite di velocità li allunga di molto. Facciamo colazione in un posto dove fanno succhi naturali e i dolci sono buoni (scusate! non mi sono segnata il nome, quando è mattina presto non connetto!) Uscendo in auto da Revelstoke passiamo davanti al ristorante segnalato dalla Lonely Planet che per pura fatica non abbiamo avuto voglia di cercare. Grave errore, almeno voi non fatelo, è il WOOLSEY CREEK, al 604 2nd Street West. La guida dice che è il migliore nel raggio di km, i piatti sono il risultato dell’arte di due donne e della loro passione per la cucina creativa. Solo a vederlo da fuori ci siamo pentiti amaramente: sembra la casa delle bambole, con ogni dettaglio della casa e del giardino perfettamente curato. Se lo è anche la cucina di Silvie e Sophie cosa ci siamo persi! La mèta di oggi dunque è Gold Bridge. Lungo la strada vediamo le indicazioni di diversi negozi di Antiquities. Essendone un’amante costringo Ugo a continue deviazioni ma sono tutti chiusi, tranne uno, quello di un signore che affitta una trentina di box a coloro che necessitano di uno spazio deposito. Se qualcuno muore e non lascia eredi, i beni depositati rimangono a questo signore che così accumula un sacco di cose. Nel suo negozio oltre a pezzi davvero insoliti, come una specie di casco per i capelli con delle corde da cui penzolano delle mollette-bigodino per arricciare i capelli, si possono trovare teste di alce, giochi d’epoca, suppellettili varie. Compriamo una targa automobilistica del British Columbia. Il proprietario è un gran chiacchierone, Ugo se lo sorbisce per lasciarmi rovistare con calma tra le cose. Però non smette proprio di parlare! A fatica riusciamo a ripartire.

E’ giunta l’ora di impegnarci per raggiungere GOLD BRIDGE in orario. La strada alterna tratti asfaltati a lunghi pezzi sterrati con pericolo di slavine e non transita un’anima. Ugo è stanco di guidare, subentro come pilota. Ho il sole contro e il vetro è molto sudicio. Ugo scende per pulirlo e proprio in questo preciso frangente arriva una vettura con sopra due donne che allarmate vedendoci fermi chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. I canadesi sono proprio premurosi. Ad un certo punto costeggiamo una diga enorme. Manca solo un’ora alle sette, devo pestare. Nonostante la scarsa visibilità e la strada su cui ci vorrebbe proprio una 4×4 porto a termine la missione frenando in derapata davanti all’hotel che mancano tre minuti alle sette e Ugo si lancia dentro correndo come se stessimo giocando a bomba libera tutti. La burbera signora del GOLD BRIDGE HOTEL ci guarda come se si stesse domandando cosa caspita ci siamo venuti a fare in un posto così, poi chiede:

– Volete mangiare?

– Sì, certo.

– Bene, mettevi a sedere alla svelta!

Accidenti che despota, agli ordini… ma dove siamo capitati? Ci porta il menù ma non si sa per fare cosa visto che non possiamo scegliere: la cucina chiude alle sette. Ci possono portare solo il piatto del giorno ovvero qualcosa di incomprensibile a parte la parola patate. Ok, tanto non abbiamo alternative. Dopo cinque minuti arriva una zuppa di patate passate. Inspiegabilmente cominciamo a ridere, con le lacrime agli occhi e piegati in due dal mal di pancia, tentando di non farci vedere, quasi soffocando. Poi Ugo si da un contegno e prova a chiedere un hamburger. La signora lo guarda pesantemente e ripete:

– La cucina è chiusa!

– Ma sono solo le sette e dieci! replica Ugo.

Lei neanche si impensierisce per l’insistenza, lo ignora proprio andandosene. Quando Ugo prova a chiedere una birra, ed io prontamente gli faccio notare che nel locale c’è scritto che non si possono bere alcolici!, la signora sogghigna sardonica.

Cambiamo discorso chiedendo alla signora se ci sono orsi nella zona. Ora ci guarda come se fossimo ebeti e risponde:

– Certo che ci sono gli orsi!

Ormai c’è preso il ridere. Più cerchiamo di trattenerci, per timore che l’energumena si spazientisca e ci cacci, maggiormente non riusciamo a smettere, strozzandoci e contagiando i vicini di tavolo che ridono per riflesso senza sapere perché. Se non altro dopo qualche minuto scopriamo che lo special del giorno non consiste unicamente nella zuppa: arriva un piatto con un pezzo di maiale guarnito da patate fritte ed insalata mista. Terminata la cena e saldato anche il conto dell’Hotel prendiamo possesso della nostra camera. La sveglia è puntata per le sei.

Mercoledì 26 agosto da GOLBRIDGE a WHISTLER

Al mattino presto in giro per Gold Bridge non c’è nessuno, solo un cane che rovista nel bidone della spazzatura. Montiamo in macchina e fatti trecento metri, poco prima del ponte e di uscire dal paese, vedo una cosa nera nel prato. Presto! facciamo marcia indietro… è un orso! Siamo soli, in un paese sperduto e semifantasma e la natura ci regala questa visione emozionante e fiabesca. L’orso, di tipo bruno americano, sta praticamente facendo colazione intento a mangiarsi le mele cadute da un albero nel giardino di una casa. Pazzesco! Qui uno al mattino si alza e si ritrova un orso in giardino. Ecco perché per la signora dell’albergo la presenza di orsi sembrava la cosa più ovvia del mondo. L’orso ci guarda con lieve sospetto. Chi siamo? Cosa vogliamo? Le mele forse? Vorremmo scendere dalla macchina per andargli più vicino ma non vogliamo correre rischi disturbandolo. Felici per come è cominciata la giornata proseguiamo. Poco dopo il ponte in un altro giardino avvistiamo un cucciolo di orso. Sembra un peluche! Anche lui sta facendo colazione con la frutta e ci guarda incuriosito e allo stesso tempo allertato. Gold Bridge è un luogo veramente strano ma si fanno incontri fantastici.

La strada che porta al GUN LAKE diviene sterrata dopo poco e in certi punti è proprio impraticabile col rischio di insabbiare la macchina. Sulle sponde del lago ci sono numerose abitazioni. Sembra un posto per il ritiro dei pensionati. Torniamo indietro, qui non c’è niente di speciale. A Gold Bridge gli orsi sono spariti e gli abitanti o dormono ancora tutti o sono nascosti in casa. Consultiamo la cartina per valutare il percorso per raggiungere WHISTLER. Sembrerebbe esserci una strada che taglia notevolmente passando per BRALORNE. Io sono un po’ in ansia per la benzina, preferirei averne di più nel serbatoio. Bralorne dista solo 10 km da Gold Bridge. Come paese è un po’ più grande nel senso che ci sono più case, sull’ordine di una ventina contro cinque, e ci sono anche un paio di alberghi, chiusi. Anche qui non c’è anima viva in giro e si ha la sensazione inquietante di stare sul set cinematografico di “Psyco”. Ugo scende dalla macchina con l’intento di andare a chiedere informazioni bussando alla porta di qualcuno, poi ci ripensa a causa della strana atmosfera. Arriva un pickup con a bordo una signora. La fermiamo. Ascoltate le nostre intenzioni ci sconsiglia risolutamente di proseguire perché solo con un 4×4 la strada è praticabile. Lei l’ha percorsa la scorsa settimana col fuoristrada ma dichiara di non volerla fare mai più, per noi è meglio tornare indietro e passare per PEMBERTON. Ci fa segno di seguirla. Indecisi se crederle o farle la tara la seguiamo fino a Gold Bridge. Sembra di stare in un incubo, ogni volta che ci allontaniamo veniamo magneticamente riportati qui. La strada via Pemberton è un po’ più lunga ovviamente ma sempre meno rispetto a quella fatta per arrivare. Però bisogna assolutamente mettere benzina. A Gold Bridge c’è un benzinaio ma occorre attendere fino alle 11.00 che apra. Incredibile ma vero, il giovane benzinaio apre invece la pompa alle 10.00. Facciamo benzina (34 dollari) e paghiamo con la carta di credito.

Arriviamo a WHISTLER verso le due del pomeriggio con una fame da lupi. Lasciamo l’auto nel mega parcheggio di fronte al centro e andiamo in VILLAGE STROLL da CITTA’S, di cui parla immeritatamente bene la guida, per uno spuntino. Anche Whistler in vista delle Olimpiadi Invernali 2010 è una città cantiere come Vancouver. Dopo l’isolamento di Gold Bridge ci fa effetto essere in un posto estremamente commerciale, quasi finto e pieno di gente. Perlustriamo la zona pedonale alla ricerca di un posto carino dove cenare ma nessun locale merita la nostra attenzione. Senza volere, o meglio cercando un posto segnalato dalla guida che non riusciamo a trovare, capitiamo al CIRCOLO DEL TENNIS dove c’è un bel ristorante con un menù che ispira. Fissiamo un tavolo per la sera e torniamo al parcheggio per ripartire alla ricerca dell’ostello.

L’HI di Whistler è fuori città ed è un vero gioiello. Dal parcheggio si scendono delle scale in fondo alle quali ci sono delle rotaie della ferrovia da attraversare. Si accede così ad un giardino dove c’è un magnifico chalet posto proprio sulle rive del lago. Il check-in apre alle 17.00 perciò ci rilassiamo nel giardino su una grande amaca. L’ostello è pieno, stasera dormiremo in una stanza da quattro. Il letto a castello libero è di quelli con la parte di sotto più larga da una piazza e mezzo. I bagni sono come al solito esterni. Rientro dalla doccia per prima e sono sola in camera quando arriva uno dei due coinquilini. E’ un ragazzo piccoletto e dagli occhi invadenti che dice di essere del Quebec ma di vivere a Vancouver. Ci fa un sacco di domande e vuole sapere anche dove andremo a cena ma non abbiamo voglia di svelarglielo. Rispondiamo con una domanda: hai un posto da consigliarci? Farfuglia che non lo sa poi ci informa che è costretto a restare in camera perché la ragazza che occupa il letto sopra al suo ha dimenticato le chiavi della stanza e l’alternativa sarebbe lasciare la camera aperta. Come fa a sapere che la ragazza ha dimenticato le chiavi? A me questo tipo non piace, neanche un po’. La serata al WILDWOOD RESTAURANT è splendida. Il cameriere che ci serve è molto professionale e simpatico. Ceniamo divinamente con un tonno in crosta di sesamo che si scioglie in bocca annaffiato da un Merlot Riserva del 2007.

Giovedì 27 agosto da WHISTLER a VANCOUVER

Colazione a Whistler in un bar stile Starbucks e via verso Vancouver. Si procede lentamente a causa dei lavori sull’autostrada. Bellissime le montagne ed il ghiacciaio vicino a “Garibaldi”. Intorno alle 11.00 siamo a VANCOUVER. Dapprima andiamo all’ostello per scaricare tutta la nostra roba. Entro a fare check-in mentre Ugo comincia a radunare i bagagli ma quelli dell’ostello per essere certi che Ugo sia Ugo vogliono vederlo in faccia, questa ancora non ci era capitata. Espletate le formalità del riconoscimento ci mettiamo all’opera. E’ un’impresa svuotare la macchina da tutte le cose cha siamo riusciti ad accumulare. Come faremo a compattare tutto nei nostri due zaini per tornare in Italia? Un’ora dopo l’auto è irriconoscibilmente vuota e pronta per essere riconsegnata in Granville St., prima però dobbiamo riempire il serbatoio mettendo benzina. Anche questa volta il sistema è assai strano, prima prelevano una certa cifra dalla carta di credito poi fatta benzina scalano la differenza. Vancouver è immobilizzata dal traffico e per fare pochi metri ci vuole un sacco di tempo. Parcheggiamo la macchina nel garage della Hertz notando di essere rientrati “a pelo” nel chilometraggio prestabilito. L’addetta ci liquida velocemente senza problemi. Ora siamo nuovamente a piedi e sono le tre del pomeriggio. Abbiamo fame!

Da TEMPLETON, un locale in stile anni 60 consigliato dalla Lonely Planet, prendiamo due enormi insalate, ricche e gustose. Non rimane che dedicarci allo shopping finale, ci manca ancora qualche regalino da portare a casa. Nella zona dove c’è lo Steam Clock troviamo diverse cose. Decidiamo di cenare prima di rientrare in ostello e casualmente passiamo davanti ad un bel ristorante, il TWISTED FORK BISTRO, 1147 Granville Street Tel. 604-568-0749. L’interno è molto curato, il cuoco lavora in una penisola a vista nel mezzo del ristorante, il menù è invitante e c’è una bella selezione di vini. Per concludere degnamente la nostra vacanza è una scelta azzeccata.

Venerdì 28 agosto VANCOUVER > ROMA

Ultimo giorno del nostro viaggio. Facciamo colazione in ostello poi ci facciamo chiamare un taxi per andare all’aeroporto. Il taxista è indiano e come tutti ci riempie di domande interrogandoci sul nostro stile di vita, il costo delle case, della benzina, delle macchine. Alla fine, se per caso stava valutando l’ipotesi di trasferirsi in Italia, risolve la conversazione domandandoci: perché non vi trasferite in Canada? Magari! Bye Bye!

Guide di riferimento:

  • Lonely Planet, Canada Occidentale, 4° edizione 2008 (in italiano)

  • BANNF, JASPER & GLACIER National Parks, 2nd edition 2008 (in inglese)

Ringraziamenti:

  • a Cristina che mi ha fornito le informazioni per strutturare il viaggio e le cartine raccolte durante il suo viaggio di nozze con Massimo

  • a Candy e Patrick del C&N Hostel di Port Hardy per avermi gentilmente recuperato e spedito un oggetto che ho dimenticato da Sporty la sera prima di partire

  • a Ugo per aver contribuito all’organizzazione del viaggio e per essere stato un perfetto compagno d’avventura

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